Data:
21/05/2003 5.30.56
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Vedi comunque di studiare.
DISPERAZIONE DI CICERONE
Attico, XI, 9
Proprio come scrivi, ho agito incautamente e con inopportuna fretta [*celerius* quam oportuit], e (ora) vivo [lett. sono] senza speranza, vincolato, come sono, [quippe qui?] alle clausole restrittive degli editti. Se queste non [suppongo ?non?] fossero state portate ad effetto dal tuo zelo, per quanto al fin di bene [parafraso l?endiadi ?sedulitate? et benivolentia tua?], avrei ben potuto partire per luoghi romiti. Ora, non posso fare neanche questo. A che pro esser venuto prima dell?inizio del (nuovo) tribunato, se il fatto stesso ch?io sia venuto non m?? di alcun vantaggio? Insomma, che cosa potrei sperare da un uomo che mai m?? stato amico, tanto pi? ora che la mia rovina ? addirittura marchiata dalla legge [lett. essendo io oramai? per legge]?
Trad. Bukowski
VIOLENTO ATTACCO PERSONALE AD ANTONIO
Cicerone, Filippiche, II, 63 Con una gola ampia come la tua, un petto cosi vasto, una corporatura cos? soda da sembrare quella di un gladiatore, tu, alle nozze di Ippia, avevi tracannato tanto di quel vino, che il giorno dopo sei stato costretto a vomitare in pubblico, mentre parlavi al popolo romano. Scena stomachevole non solo a vedersi, ma anche a sentirla raccontare! Chi non l'avrebbe trovata disgustosa, anche se ti fosse accaduto a tavola, fra quelle smisurate coppe che tu usi? Ma no: ? stato in un'adunanza del popolo romano, mentre trattava di pubblici affari, che il nostro comandante della cavalleria, cui il ruttare gi? sarebbe vergogna, ha dato di stomaco imbrattando di cibo puzzolente di vino la propria toga e il palco tutt'intorno.
Trad. B. Mosca
AFFARI DA SBRIGARE
Familiari, VII 9
E? da lungo tempo che non ho tue notizie [iam diu ignoro quid agas (cosa fai, come stai)]: tu infatti non (mi) scrivi, ed, io, per me, son due mesi che non ti scrivo [slittamento tempo epistolare piucch>perfetto logico>pres]. Visto che non eri con mio fratello Quinto, io non sapevo dove [quo] indirizzare le lettere o a chi consegnarle. Desidero molto sapere come stai e dove hai intenzione [perifrastico] di trascorrere l?inverno. Io, per me, vorrei (che tu lo trascorressi) con Cesare, ma non mi sono azzardato a scrivergli nulla (a riguardo), per via del suo lutto. Ho scritto, tuttavia, a Balbo. Soprattutto dopo la morte di Battara, non c?? alcun motivo a che tu solleciti il tuo ritorno qui. Ma hai tutte le carte in regola per fare come vuoi [lett. a te non manca giudizio (per fare come vuoi)]. (Comunque) desidero molto sapere le tue eventuali decisioni [lett. cosa avrai?]. C?? un certo [quidam] Cn. Ottavio, un tuo amico, d?alto rango, (ma) figlio di nessuno [terrae filius]. M?invita spesso da lui a pranzo, sapendomi tuo amico. Per ora, non ? risuscito a farmici andare [ovvero, Cicerone ha declinato l?invito], ma ha tutta la mia gratitudine.
Trad. Bukowski
GLI OTTIMATI, NEL BENE E NEL MALE
Cicerone, le leggi, III, 30-32 passim Come infatti l'intera citt? ? di solito contaminata dalle passioni e dai vizi dei principali esponenti, cos? essa viene risanata e corretta dal loro equilibrio. [?] ? possibile vedere infatti che, volendo andare indietro nel tempo, a seconda di quali siano stati i maggiori esponenti della citt?, tale fu pure la citt?; e qualunque cambiamento morale si sia manifestato negli ottimati, il medesimo cambiamento ne ? seguito nel popolo. [?] Io invece penso che i costumi delle citt? cambino dopo che ? cambiato il tenore di vita dei nobili. Per questo appunto i maggiori responsabili della rovina dello Stato sono i nobili corrotti, in quanto non soltanto nutrono in s? i propri vizi, ma li trasmettono ai cittadini, e sono di danno non soltanto per la loro stessa corruzione, ma anche perch? essi corrompono, e nuocciono pi? con il cattivo esempio che con la loro colpa.
Trad. V. Todisco (adattata)
PREOCCUPAZIONI PER L'AMICO
Cicerone, Lettere ai Familiari, XVI, 8
Carissimo Tirone,
sono davvero in ansia per la tua salute. Infatti, bench? emissari [qui veniunt, coloro che giungono (qui)] mi rassicurino che sei fuori pericolo, tuttavia, nel grande sollievo (a questa notizia pur) permane una grande preoccupazione, dovuta al fatto che sarai lontano da me ancora a lungo, proprio tu [lett. ? reso in terza persona], la cui compagnia e la cui piacevolezza ora sento (pi? viva), sentendo(ne) la mancanza [desiderando; il pl. ? di modestia/maest?]. Ciononostante, bench? io desideri con tutto il cuore rivederti, pur ti scongiuro vivamente [penitus, avv.] di non affrontare [ne? commitas te; lett. non affidare te a?] un viaggio per mare cos? lungo, per giunta in inverno, a meno che tu non ti sia completamente ristabilito [nisi bene firmum], e a non imbarcarti, se non a ragion veduta [suppongo ?explorate?]. Persino al chiuso delle case e nelle citt? un malato [infirma valetudine, per metonimia] pu? a malapena evitare il freddo [lett. costr. pass.], figurarsi quant?? difficile evitare i disagi del mal tempo (quando si ? in viaggio) per mare o per terra. Se davvero mi vuoi bene, cerca di ristabilirti completamente e fatti vivo [venias *ad* nos] quanto prima, ma bell?e guarito [firmus ac valens]! Voglimi bene e stammi bene. Il figlio di Quinto (ti) manda i suoi saluti.
Trad. Bukowski
L'INTERVENTO DEGLI DEI http://www.progettovidio.it/dettagli....
E passim successivo
BISOGNA SAPER SOPPORTARE IL DOLORE
Tuscolane, II, 51 passim
Teniamo sempre presenti i grandi esempi: Zenone di Elea, che sopport? tutte le torture per non svelare al tiranno i nomi dei congiurati; Anassarco, il seguace di Democrito, che, quando a Cipro cadde in mano al re Timocreonte, affront? impassibile e senza una parola tormenti di tutte le specie. E c'? un Indiano, un barbaro ignorante nato alle pendici del Caucaso, Callano, che si fece bruciare vivo di sua spontanea volont?: mentre noi, se ci fa male un piede o un dente, non siamo capaci di resistere. La colpa ? di un pregiudizio sciocco, da donna, riscontrabile cos? nel dolore come nel piacere: un pregiudizio che ci rammollisce e ci guasta al punto di renderci incapaci di sopportare una puntura d'ape senza strillare.
Trad. A. Di Virginio
CICERONE RACCOMANDA UN AMICO
Fam. II 14 M.Fabio, viro optimo et homine doctissimo, familiarissime utor mirificeque eum diligo cum propter summum ingenium eius summamque doctrinam tum propter singularem modestiam. Eius negotium sic velim suscipias ut si esset res mea. Novi ego vos magnos patronos; hominem occidat oportet quia vestra opera uti velit. Sed in hoc homine nullam accipio excusationem. Omnia relinques, si me amabis, cum tua opera Fabius uti volet. Ego res Romanas vehementer exspecto et desidero, in primisque quid agas scire cupio. Nam iam diu propter hiemis magnitudinem nihil novi ad nos adferebatur.
Sono intimo amico [familiarissime utor (regge abl.)] di M. Fabio, persona dabbene e coltissima, e lo stimo davvero tanto e [cum?] per il suo raffinato ingegno e la sua immensa cultura, e [? tum] per la (sua) singolare modestia. Perci?, vorrei che tu assumessi la sua causa [negotium], come fosse mia. Vi so bene, a voi grandi patroni: un uomo dev?esser disposto ad uccidere [lett. ? necessario che un uomo?], per potersi giovare del vostro sostegno! Ma per il suddetto, non ammetto scusante! Se davvero mi vorrai bene, abbandonerai ogni tua occupazione, quando Fabio vorr? usufruire del tuo appoggio. Io, per me, aspetto e desidero ardentemente notizie di Roma, ma desidero innanzitutto sapere come stai [quid agas]; gi? da lungo tempo, in effetti, a causa della rigidezza [magnitudinem] dell?inverno, non ho (tue) notizie [slittamento epistolare: imperf.>pres.; lett. nulla di nuovo ? a noi].
Trad. Bukowski
"I COMIZI SONO GIA' SVOLTI"
CICERO ATTICO SAL.
III, 13
Dopo aver visto (ogni) mia [pl. modestia] speranza affievolirsi e vanificarsi, ho cambiato idea, a riguardo di ci? che ti scrissi [slittamento epistolare piucchpf.>perf.], ovvero della mia intenzione di recarmi [futurum, perifrastico] in Epiro, e non mi son mosso da Tessalonica, dove (appunto) avevo deciso di rimanere fino a quando tu (non) m?avessi scritto a riguardo di quella cosa che m?hai accennato [lett. scritto; slittamento epistolare piucchpf.>perf.] nell?ultima [proximis] lettera, ovvero che, subito dopo [secundum] i comizi, in senato si sarebbe deliberato [fore ut? ageretur] sul mio caso [aliquid de nobis], come t?aveva detto Pompeo. Ora, visto che i comizi si sono (gi?) svolti e che tu non mi scrivi alcunch?, far? conto [suppongo ?habebo?] come se tu m?avessi scritto che non se n?? fatto nulla [ovvero, che la deliberazione non s?? avuta]: (almeno) l?esser stato attaccato ad una flebile speranza non mi riuscir? estremamente doloroso. Inoltre, emissari [qui veniunt] (mi) riferiscono che non ci sar? quel movimento (politico) che tu m?hai scritto profilarsi, a tuo parere, a vantaggio della mia causa [te videre scripseras qui nobis utilis fore videretur]. L?ultima (mia) speranza (allora) ? riposta nei tribuni della plebe designati. Lettera scritta il 5 agosto.
DALLA VILLA DI TUSCOLO
Cicerone, Lettere ad Attico, I, 10
Caro Attico, un servo, inviato da Roma da tua sorella, m?ha recapitato una lettera da te [abs te = a te] speditami e m?ha reso noto che (il servo) che (a sua volta) doveva raggiungerti [eum qui ad te proficisceretur] sarebbe partito quello stesso giorno, nel pomeriggio. Fatto sta che, dovendo comunque risponder qualcosa alla tua missiva, mi son visto costretto a buttar gi? ben poche righe, visto il tempo tiranno. Dunque, innanzitutto ti prometto d?impegnarmi a placare e rabbonire il nostro amico. Vorrei, poi, che ? come scrivi ? tu imbarcassi le nostre statue e l?Ermeracleo [doppio busto di Mercurio ed Ercole], come pi? comodo ti riesce [ovvero, fa? pure con comodo]. Inoltre, rimediami [lett. ti affido il compito (di rimediarmi)] dei bassorilievi, che possa affiggere sulla stuccatura del (mio) piccolo atrio (nella mia casa) e due parapetti scolpiti [putealia sigillata]. Vedi di non promettere la tua biblioteca [*bibliothecam*] ad alcuno, trovassi pure uno disposto a tutto [quamvis acrem amatorem inveneris]; su di essa son pronto ad investire tutti i miei risparmiucci, pur di farne conforto della mia vecchiaia.
Trad. Bukowski
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