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Mittente:
bukowski
Re: floro+svetonio   stampa
Data:
27/05/2003 5.18.56




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Floro, Epitome, II, 1

I. Seditionum omnium causas tribunicia potestas excitavit, quae specie quidem plebis tuendae, cuius in auxilium comparata est, re autem dominationem sibi adquirens, studium populi ac favorem agrariis, frumentariis, iudiciariis legibus aucupabatur. Inerat omnibus species aequitatis. Quid tam iustum enim quam recipere plebem sua a patribus, ne populus gentium victor orbisque possessor extorris aris ac focis ageret? Quid tam aecum quam inopem populum vivere ex aerario suo? Quid ad ius libertatis aequandae magis efficax quam ut senatu regentem provincias ordinis equestris auctoritas saltem iudiciorum regno niteretur? Sed haec ipsa in perniciem redibant, et misera res publica in exitium sui merces erat. Nam et a senatu in equidem translata iudiciorum potestas vectigalia, id est imperii patrimonium, supprimebat, et emptio frumenti ipsos rei publicae nervos exhauriebat, aerarium; et reduci plebs in agros unde poterat sine possidentium eversione, qui ipsi para populi erant, et tum relictas sibi a maioribus sedes aetate quasi iure possidebant?

La miccia che fece esplodere la sedizione generale fu la potest? tribunizia, la quale ? sotto il (demagogico) pretesto di difendere (gl?interessi del)la plebe, a vantaggio della quale essa fu istituita ? mirava, nella realt? dei fatti, ad accaparrarsi il dominio assoluto, cercando di blandire [lett. ?aucupor? sta per ?andare in cerca?, l?imperfetto ? di conato] la simpatia e il favore del popolo con leggi riguardanti la distribuzione del terreno pubblico [lett. agrarie], l'approvvigionamento del grano [frumentarie] e l'ambito giuridico [giudiziarie].
In tutte (queste leggi) vigeva un?apparenza di giustizia. Difatti, che cosa c?? di tanto giusto quanto restituire alla plebe beni e prerogative (estortile) dai patrizi [a patribus], ed impedire che [ne?] il popolo vincitore di (tutte le) genti e padrone del mondo vivesse [? ageret] esule, cacciato dai templi e dalla casa? E che cosa c?? di tanto equo [suppongo ?aequum?] quanto il fatto che il popolo indigente tragga sostentamento dall?erario? E che cosa ? pi? efficace per garantire indipendenza (tra i due ordini) che affidare al senato il governo delle province e al ceto equestre l?assoluta autorit? giudiziaria [in quest?ultimo passaggio suppongo dei refusi nel testo proposto da latinlibrary, con particolare riferimento a *regentem*, ragion per cui ho tradotto a senso, anche tenuto conto di quanto detto dopo]?
Ma le suddette [haec ipsa] (riforme) erano destinate a nefaste conseguenze [redibant in perniciem] e lo Stato, (oramai) malridotto [misera], pagava il caro fio della propria rovina. Infatti, da una parte [et?], il potere giudiziario, passato dal Senato all?ordine dei cavalieri [suppongo altro refuso *equidem* per ?equitem?], sopprimeva le imposte, ovvero il patrimonio dell?impero, dall?altra [? et] la spesa d'approvvigionamento [lett. l'acquisto di grano] prosciugava la risorsa vitale [ipsos nervos] dello Stato, (ovvero) l?erario.
E come [unde] si poteva restituire la plebe alle (proprie) terre, evitando la rovina [sine eversione] degli attuali proprietari, ch?erano essi stessi parte (integrante) [suppongo altro refuso *para* per ?pars?] del popolo, e che, a quel tempo, possedevano praticamente per usucapione [aetate quasi iure; l?usucapione, come saprai, ? il modo di acquisto della propriet? di un bene attraverso il suo possesso continuato; ecco perch? ho tradotto cos?; lett. per una sorta di diritto (legittimato) dal tempo] quelle dimore [sedes] avite [lett. lasciate loro dagli antenati]?

Trad. Bukowski


Svetonio, come sempre, ? gi? in data:

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