Data:
27/05/2003 19.17.07
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Cicerone, Filippiche, II, 115-116
Ric?rdati dunque, Marco Antonio, di quel giorno famoso quando sopprimesti la dittatura; ripresenta al tuo sguardo le scene di giubilo del senato e del popolo romano; fa il confronto col traffico che oggi fate tu e i tuoi; e allora capirai la differenza che passa fra gloria e lucro. Naturalmente come accade che certuni non gustano un cibo buono in seguito a malattia o per palato guasto, cosi i lussuriosi, gli avari, i facinorosi non hanno il gusto della vera gloria. Ma se la gloria non ti alletta a ben fare, neppure la paura ha il potere di allontanarti da una vita di disonore? Tu dici di non temere la giustizia. Va bene, se dipende da fiducia che tu hai nella tua innocenza; ma se non la temi perch? rifidi nella violenza, non ti rendi conto dello stato di paura in cui ? costretto a vivere chi non fa conto della giustizia per le ragioni che tu dici? Ma se degli uomini di coraggio e delle persone per bene tu non hai paura perch? le armi li tengono a dovuta distanza dalla tua persona, ebbene, credi a me, saranno quelli stessi della tua cerchia a non sopportarti pi? a lungo. E allora che razza di vita diventa mai quella di chi deve temere giorno e notte per il male che pu? venirgli dai suoi? A meno che tu non riesca a tenerteli stretti facendo loro benefici maggiori di quelli con cui Cesare aveva cercato di legare a s? alcuni di quelli che poi l'ammazzarono; o che tu non abbia alcune doti che reggano al confronto di quelle di Cesare. Questi ebbe natura geniale, discernimento, memoria, cultura, operosit?, previdenza, diligenza; le sue gesta di guerra, anche se fatali allo Stato, pure ebbero una loro grandezza; per lunghi anni non aveva avuto altra m?ta che il regno, e con fatiche e pericoli ingenti, era riuscito a realizzarlo; spettacoli, monumenti, largizioni e banchetti gli avevano conquistato la moltitudine ignorante; i suoi li aveva avvinti con premi e ricompense, gli avversari con la clemenza, che fa colpo sull'animo. Insomma, puntando ora sulla paura ora sulla rassegnazione dei cittadini, aveva assuefatto alla servit? una citt? abituata a libero reggimento.
Trad. B. Mosca
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