Data:
28/05/2003 17.55.25
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La leggenda sull'origine del Sonno. Frontone, De feriis Alsiensibus, III passim
Si dice [ferunt, dicono, raccontano] che padre Giove, quando all?origine [a primordio] cre? il genere umano [res humanas], avesse troncato [diffidisset ? diffindo] in due parti perfettamente [undique] uguali [pares] la durata [aevum] della vita, spaccandola a mezzo [percussum medium; ?percussum? ? participio congiunto, laddove il participio va a fondere in un?unica frase due proposizioni coordinate indicanti due azioni successive; in questo caso, l?azione denotata da ?percussum? precede quella denotata da ?diffidisse?] con un colpo secco [lett. con un colpo solo]: (e si racconta ch?egli) avesse avvolto [amicisse = amicuisse ? amicio] una parte di luce e l?altra di tenebre, e che (l?una) l?avesse chiamata giorno e (l?altra) notte, e che alla notte avesse demandato il riposo, (mentre) al giorno l?attivit? (degli uomini). A quell?epoca [tum] il Sonno non era stato ancora generato e tutti trascorrevano l?esistenza senza mai dormire [lett. pervigiles, sveglissimi], anche se [sed, ma; indica una precisazione] la quiete notturna era stata proposta, da coloro che vegliavano [vigilantibus, dativo d?agente], quale surrogato del sonno [lett. pro somno, al posto, in vece del sonno; pro +abl. scambio/sostituzione; ?surrogato? si dice, appunto, di ci? che si pu? sostituire a qualcosa]. In seguito, a poco a poco, dato che [ut, con valore esplicativo] l?indole [ingenia, pl. ?concreto? per singolare ?astratto?] degli uomini ? irrequieta e portata ad [?cupidus?, propr. desideroso; regge gen.] agire e ad eccitarsi, (gli uomini) trascorrevano giorno e notte [lett. pl.] negli affari e non assegnavano neppure un?ora [lett. nessuna ora] al riposo. Giove allora decide [capit consilium; presente narrativo, come i seguenti] di creare il Sonno e lo accoglie nel novero degli d?i [ovvero, nel consesso divino], lo mette a presiedere alla notte e al riposo e gli affida le chiavi degli occhi [ovvero, per aprire e chiudere gli occhi]. Giove, con le sue (stesse) mani, mescola i succhi delle erbe, con cui il Sonno potesse sopire [lett. sopisse; si tratta, allora, di ?ricette? soporifere] l?animo umano [lett. animi, ma vale lo stesso di quanto detto sopra]: erbe della tranquillit? e del piacere fatte portare [advectae] dal bosco del cielo ed erba dell?oblio [letum = lethe] fatta arrivare [petita] dai prati dell?Acheronte. Si racconta [fertur] che (egli) spruzz?, di questo succo dell?oblio, una sola piccolissima goccia, (tanto piccola) quanto suol essere una lacrima furtiva [lett. lacrima di uno che si nasconde, ovvero che piange di nascosto].
Trad. Bukowski
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