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bukowski
Re: livio   stampa
Data:
02/06/2003 20.44.05




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Livio, Storia di Roma, XXI, 33 passim

[33] Prima deinde luce castra mota et agmen reliquum incedere coepit. Iam montani signo dato ex castellis ad stationem solitam conueniebant, cum repente conspiciunt alios arce occupata sua super caput imminentes, alios uia transire hostes. Vtraque simul obiecta res oculis animisque immobiles parumper eos defixit; deinde, ut trepidationem in angustiis suoque ipsum tumultu misceri agmen uidere, equis maxime consternatis, quidquid adiecissent ipsi terroris satis ad perniciem fore rati, peruersis rupibus iuxta, inuia ac deuia adsueti decurrunt. Tum uero simul ab hostibus, simul ab iniquitate locorum Poeni oppugnabantur plusque inter ipsos, sibi quoque tendente ut periculo primus euaderet, quam cum hostibus certaminis erat. Et equi maxime infestum agmen faciebant, qui et clamoribus dissonis quos nemora etiam repercussaeque ualles augebant territi trepidabant, et icti forte aut uolnerati adeo consternabantur, ut stragem ingentem simul hominum ac sarcinarum omnis generis facerent; multosque turba, cum praecipites deruptaeque utrimque angustiae essent, in immensum altitudinis deiecit, quosdam et armatos; et ruinae maxime modo iumenta cum oneribus deuoluebantur.

33. [I Cartaginesi] mossero l'accampamento alle prime luci del giorno e quello che restava dell'esercito si mise in marcia. Gi? i montanari si erano dati il segnale e cominciavano ad affluire dai loro villaggi verso la consueta stazione di guardia, quando all'improvviso si resero conto che parte dei nemici aveva occupato la loro roccaforte e incombeva sulle loro teste, mentre un'altra parte stava transitando sulla strada pi? in basso. Questi due fatti, presentatisi ali 'improvviso ai loro occhi e ai loro animi, per qualche istante li tennero immobili; poi, quando videro che in quelle strettoie i Cartaginesi si facevano prendere dalla confusione e dall'ansia da soli, soprattutto a causa dello spavento dei cavalli, pensarono che se essi avessero aggiunto un qualsiasi altro motivo di panico i nemici sarebbero precipitati nel disastro. Cominciarono dunque a correre gi?, ugualmente abituati ai luoghi pi? impraticabili e inaccessibili, dai dirupi. Ma davvero in quei frangenti i Cartagnesi dovevano lottare contro i nemici e, insieme, contro le difficolt? del terreno; anzi, il maggior pericolo veniva dai loro contrasti interni, perch? ciascuno cercava di darsi da fare per conto suo per trarsi d'impaccio prima degli altri. Ma ad essere pericolosi per l'avanzata dell'esercito erano soprattutto i cavalli, i quali si imbizzarrivano, atterriti dai clamori dissonanti che venivano amplificati dai boschi e dall'eco delle vallate. Quando poi per caso venivano colpiti o feriti, il loro spavento aumentava a tal punto che provocavano una grandissima rovina tra gli uomini e nell'equipaggiamento di ogni tipo. L'accalcarsi generale ne fece cadere poi molti (assieme anche a dei soldati) nei profondissimi precipizi, poich? quelle gole erano, ora su un lato della via ora sull'altro, dirupate e scoscese. Ma a precipitare con tutto il loro carico, simili a valanghe, erano soprattutto le bestie da soma.

Trad. G. D. Mazzocato
  livio
      Re: livio
 

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