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Mittente:
bukowski
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Cicerone, Dell'oratore, III, 195/6
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Data:
14/06/2003 14.18.17
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De Oratore 3. 195-6
[195] Illud autem ne quis admiretur, quonam modo haec vulgus imperitorum in audiendo notet, cum in omni genere tum in hoc ipso magna quaedam est vis incredibilisque naturae. Omnes enim tacito quodam sensu sine ulla arte aut ratione quae sint in artibus ac rationibus recta ac prava diiudicant; idque cum faciunt in picturis et in signis et in aliis operibus, ad quorum intellegentiam a natura minus habent instrumenti, tum multo ostendunt magis in verborum, numerorum vocumque iudicio; quod ea sunt in communibus infixa sensibus nec earum rerum quemquam funditus natura esse voluit expertem. [196] Itaque non solum verbis arte positis moventur omnes, verum etiam numeris ac vocibus. Quotus enim quisque est qui teneat artem numerorum ac modorum? At in eis si paulum modo offensum est, ut aut contractione brevius fieret aut productione longius, theatra tota reclamant. Quid, hoc non idem fit in vocibus, ut a multitudine et populo non modo catervae atque concentus, sed etiam ipsi sibi singuli discrepantes eiciantur?
Non ci si deve meravigliare che un pubblico di ascoltatori ignoranti riesca a percepire queste sottigliezze: come in tutti gli altri campi, anche in questo la natura ha un potere grande e incredibile. Infatti tutti sono capaci di operare una selezione fra pregi e difetti nell'arte e nella scienza, in base a una sorta di istinto inconscio, senza avere alcuna conoscenza dell'arte o della teoria; e come giudicano le pitture, le statue e le altre opere d'arte, per la cui comprensione la natura ha fornito loro un minor numero di strumenti, tanto pi? mostrano capacit? di esprimere una valutazione sulle parole, sui ritmi e sui suoni, perch? questi sono profondamente radicati nella sensibilit? istintiva comune a tutti e la natura ha voluto che nessuno ne fosse interamente privo. Di conseguenza, ogni ascoltatore ? influenzato non solo da un'accorta collocazione delle parole, ma anche dai ritmi e dai suoni. Quante persone capiscono la teoria ritmica e metrica? Ma, se si commette anche solo un piccolo errore in questo campo, cosi da abbreviare o allungare indebitamente una sillaba, tutto il pubblico protesta! E lo stesso non avviene per i canti, tanto che, se stonano, il pubblico in massa caccia di scena non solo i cori che cantano all'unisono, ma anche gli stessi solisti?
Trad. AAVV BUR
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• Cicerone, Dell'oratore, III, 195/6
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