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bukowski
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Re: Catullo
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Data:
20/06/2003 1.05.33
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Catullo, Carmi, 66 Chi dell'universo distinse tutte le luci e scopr? il sorgere e il tramontare delle stelle, come si oscura in un lampo la fiamma del sole e in che giorni dell'anno si nascondono gli astri, come per tenero amore la luna dall'orbita tra le rupi di Latmo furtiva s'allontana; proprio quello, grazie agli dei, Conone mi vide, staccata dal capo di Berenice, brillare di luce, la chioma che lei, tendendo le braccia morbide, promise in voto ad ogni dea del cielo, quando il suo re, reso pi? grande da queste nozze, part? per devastare le terre degli Assiri, col ricordo in cuore della lotta sostenuta per vincere la sua verginit? quella notte. Ma detestano l'amore queste spose o frustrano la gioia dei genitori con tutte le lacrime false che spargono davanti al letto nuziale? Testimonino gli dei, se quel pianto ? vero. Me lo rivel? coi suoi lamenti la regina, quando il marito si accinse ad una guerra atroce. Certo non piangevi solo per un letto vuoto, ma per l'angoscia che ti lasciasse il tuo amore. Un'ansia senza fine ti divorava dentro e ti tremava il cuore, ti sentivi svenire, impazzivi. Ma fin da quando eri bambina io ti ritenevo coraggiosa: non ricordi dunque l'impresa che nessun uomo avrebbe osato, quella che ti permise di essere regina? Come ti lamentavi salutando il marito mio dio, quante lacrime asciug? la tua mano. Ma chi degli dei ti ha cos? mutata? O forse gli amanti non sanno proprio vivere lontani? Sacrificando un toro mi promettesti allora a tutti quanti gli dei, se fosse ritornato il tuo amato sposo. E lui poco tempo dopo, conquistata l'Asia, l'un? al regno egiziano. Ora per questa impresa accolta in mezzo ai celesti, sciolgo con un dono insolito il voto promesso. Non volevo, regina, lasciare la tua fronte, non volevo: lo giuro su di te, sul tuo capo e chi giura il falso abbia la pena che si merita: ma chi pu? pretendere d'essere uguale al ferro? Anche quel monte, il pi? alto su cui batte il figlio luminoso di Thia, fu spezzato dal ferro, quando i Medi crearono un nuovo mare e i barbari passarono con le loro navi in mezzo all'Athos. Come resistere, se anche i monti si arrendono al ferro? Stermina, Giove, il popolo dei C?libi, che per primi cercarono il ferro sottoterra tentando ostinati di piegarne la durezza. I capelli da cui ero recisa piangevano la mia sorte, quando il cavallo alato di Ars?noe, nato con l'etiope M?mnone da stessa madre, battendo le ali a fendere l'aria, mi prese e sollevandomi in volo attraverso le tenebre celesti, mi pose nel grembo casto di Venere. La greca abitatrice dei lidi di Can?po, Venere Zefir?tide stessa l'ha mandato, perch? fra tutte le stelle del cielo divino non fosse posta soltanto la corona d'oro tolta alle tempie di Arianna, ma anch'io risplendessi, chioma recisa per voto da una testa bionda. E ancora umida di pianto la dea mi pose nel firmamento, nuova stella fra quelle antiche. Io, sfiorando le costellazioni della Vergine e dell'ardente Leone, insieme con Callisto volgo ad occidente guidando il lento Bo?te, che solo all'alba s'immerge nel profondo Oceano. Ma bench? di notte senta il passo degli dei e l'alba mi restituisca alla bianca Teti, questo non mi rallegra: sapermi ormai lontana (lasciami parlare, ti prego, vergine Nemesi: non so tacere la mia verit? per paura, gli astri possono coprirmi di maledizioni, ripeter? la verit? che nascondo in cuore), sapermi lontana dal capo di Berenice, questo mi angoscia: quand'era fanciulla i profumi non servivano, anche se poi ne provai migliaia. E voi, giunte alle nozze com'era il desiderio, non offrite allo sposo adorato il vostro corpo lasciando cadere la veste a scoprire il seno, prima di donare a me la gioia di un profumo, il vostro profumo, voi che onorate l'amore. Ma i doni nefasti di chi commette adulterio li beva senza frutto la polvere leggera: io certo non chiedo nulla a chi non ne sia degno. Voglio piuttosto che la concordia dell'amore in eterno sempre, sempre abiti con voi. E se guardando le stelle placherai, regina, nelle notti di festa la tua divina Venere, non lasciarla senza sacrifici, perch? tua per le tue offerte io possa essere ancora. Tornino com'erano le stelle ed io regina con Berenice, o splenda Orione dentro l'Aquario.
P.S.: per le figure retoriche, chiedi a Latinorum [digilander.iol.it/Latinorum1] o www.studentimiei.it
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• Catullo Re: Catullo
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