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Mittente:
bukowski
Re: versione di Seneca   stampa
Data:
29/06/2003 15.07.04




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Seneca, I benefici, II, 29

[Homines] queruntur, quod non magnitudine corporis aequemus elephantes, uelocitate ceruos, leuitate aues, impetu tauros : quod solidior sit cutis belluis, decentior damis, densior ursis, mollior fibris : quod sagacitate nos narium canes uincant, quod acie luminum aquilae, spatio aetatis corui, multa animalia nandi felicitate. Et quum quaedam ne coire quidem in idem natura patiatur, ut uelocitatem corporum et uires ; ex diuersis ac dissidentibus bonis hominem non esse compositum, iniuriam uotant : et in negligentes nostri deos querimoniam iaciunt, quod non bona ualetudo et uirtus inexpugnabilis data sit, quod non futuri scientia. Vix sibi temperant, quin eo usque impudentiae prouehantur, ut naturam oderint, quod infra deos sumus, quod non in aequo illis stetimus. Quanto satius est ad contemplationem tot tantorumque beneficiorum reuerti, et agere gratias, quod nos in hoc pulcherrimo domicilio uoluerunt secundas sortiri, quod terrenis praefecerunt.

[Gli uomini] si lamentano che non eguagliano in dimensioni del corpo gli elefanti, in velocit? i cervi, in leggerezza gli uccelli, in slancio i tori, che la pelle delle bestie feroci sia pi? spessa, quella dei daini pi? bella, quella dei castori pi? morbida, quella degli orsi pi? folta, che i cani ci superino nella finezza dell'olfatto, le aquile nell'acutezza della vista, i corvi nella durata della vita, molti animali nella facilit? a nuotare.
[2] E, bench? la natura non permetta che cene qualit? siano riunite in uno stesso animale, come l'agilit? e la forza fisica, essi definiscono un'ingiustizia il fatto che l'uomo non possegga qualit? diverse e incompatibili e dicono che gli d?i non si interessano di noi, poich? non ci hanno dato n? una salute inattaccabile perfino dai vizi, n? la conoscenza del futuro. A stento si trattengono dallo spingersi nella loro sfrontatezza fino a odiare la natura perch? siamo inferiori agli d?i e non siamo sul loro stesso piano.
[3] Quanto sarebbe meglio, invece, volgersi a contemplare il numero e l'entit? dei benefici ricevuti da loro e ringraziarli per aver voluto che a noi, posti in questa bellissima dimora, toccasse il secondo posto e per averci messo a capo di ci? che c'? sulla terra!

Trad. A. Marastoni
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      Re: versione di Seneca
 

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