Data:
02/07/2003 19.46.31
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Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, III, 7 passim
Isson rex copias admovit; ubi consilio habito utrumne ultra progrediendum foret, an ibi opperiundi essent novi milites quos ex Macedonia adventare constabat, Parmenio non alium locum proelio aptiorem esse censebat: "quippe illic utriusque regis copias numero futuras pares, cum angustiae multitudinem non caperent: planitiem ipsis camposque esse vitandos, ubi circumiri, ubi ancipiti acie opprimi possent. Timere ne non virtute hostium, sed lassitudine sua vincerentur. Persas recentes subinde successuros, si laxius stare potuissent." Facile ratio tam salubris consilii accepta est. Itaque inter angustias saltus hostem opperiri (Alexander) statuit.
Il re mosse le truppe alla volta di Isso, e ivi ? nel corso dell?assemblea tenutasi (per decidere) se si dovesse continuare ad avanzare o se (piuttosto) si dovesse attendere l?arrivo, confermato, di truppe fresche dalla Macedonia [lett. se dovessero essere aspettati nuovi soldati che si sapeva venire dalla Macedonia] ? Parmenione sosteneva che non c?era luogo pi? adatto (di quello) per lo scontro [qui ?aptus? regge dat.] ?dato che [si sta citando il discorso di Parmenione (perci? le virgolette), seppur in forma indiretta (perci? l?infinitiva)], in quel punto [illic] gli eserciti dei due re sarebbero stati equivalenti per numero [abl. limitazione] (di soldati), perch? la strettezza (del luogo) non poteva ospitare [lett. non accoglieva] un numero elevato (di soldati); (inoltre,) essi [ovvero i soldati macedoni; tieni conto che ?ipsis? ? dat. d?agente] dovevano evitare le zone pianeggianti, dove potevano essere circondati, e dunque sopraffatti, con un attacco (nemico) su due fronti [ancipiti acie]. C?era poi da temere che [timere ne] ch?essi [sempre i Macedoni] venissero vinti non gi? dal valore nemico, bens? dalla propria stanchezza. I Persiani (infatti), se avessero potuto schierarsi [stare] su un fronte pi? ampio, avrebbero fatto subentrare, di volta in volta [subinde], (truppe) fresche [recentes]?. La motivazione [ratio] di una tattica [consilii] tanto opportuna [salubris] fu accolta senza riserve [facile]; pertanto (Alessandro) prese la decisione di attendere il nemico (proprio) in quell?angusto anfratto montuoso.
Trad. Bukowski
Cicerone, Tuscolane, II, 65 passim
65 Atque in primis meditemur illud, ut haec patientia dolorum quam saepe iam animi intentione dixi esse firmandam, in omni genere se aequabilem praebeat. Saepe enim multi qui aut propter victoriae cupiditatem aut propter gloriae aut etiam, ut ius suum et libertatem tenerent, vulnera exceperunt fortiter et tulerunt, iidem omissa contentione dolorem morbi ferre non possunt; neque enim illum quem facile tulerant ratione aut sapientia tulerant, sed studio potius et gloria. Itaque barbari quidam et inmanes ferro decertare acerrime possunt, aegrotare viriliter non queunt. Graeci autem homines, non satis animosi, prudentes, ut est captus hominum, satis, hostem aspicere non possunt, eidem morbos toleranter atque humane ferunt. At Cimbri et Celtiberi in proeliis exultant, lamentantur in morbo.
E prima di tutto badiamo che si presenti uguale in tutti i casi quella resistenza al dolore che, come ho detto, va potenziata attraverso la tensione dell'anima. Ci sono molti che per il desiderio o di vincere o di farsi onore, o anche per la difesa dei propri diritti e della propria libert?, affrontano le ferite e le sopportano da coraggiosi, e poi, una volta che si sono lasciati andare, non sono capaci di resistere al dolore che d? una malattia: questo perch? la loro resistenza non era frutto di ragione o di scienza, ma piuttosto di passione e di vanagloria. Cos? dei barbari, dei selvaggi sanno essere intrepidi nei loro combattimenti, ma non sono capaci di comportarsi da uomini in una malattia: mentre i Greci, che non sono tanto coraggiosi, ma, limitatamente alle loro capacit?, sono abbastanza saggi, non reggono alla vista del nemico, per? le malattie le sanno sopportare con rassegnazione e con spirito umano. Invece i Cimbri e i Celtiberi quando combattono sono tutta baldanza, e per una malattia eccoli l? a piangere. Non ci pu? essere equilibrio, se manca la base di saldi principi razionali.
Trad. A. Di Virginio
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