Data:
13/07/2003 12.18.28
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Gellio, Notti attiche, IV, 10
1 Ante legem, quae nunc de senatu habendo observatur, ordo rogandi sententias varius fuit. 2 Alias primus rogabatur, qui princeps a censoribus in senatum lectus fuerat, alias, qui designati consules erant; 3 quidam e consulibus studio aut necessitudine aliqua adducti, quem is visum erat, honoris gratia extra ordinem sententiam primum rogabant. 4 Observatum tamen est, cum extra ordinem fieret, ne quis quemquam ex alio quam ex consulari loco sententiam primum rogaret. 5 C. Caesar in consulatu, quem cum M. Bibulo gessit, quattuor solos extra ordinem rogasse sententiam dicitur. Ex his quattuor principem rogabat M. Crassum; sed postquam filiam Cn. Pompeio desponderat, primum coeperat Pompeium rogare. 6 Eius rei rationem reddidisse eum senatui Tiro Tullius, M. Ciceronis libertus, refert itaque se ex patrono suo audisse scribit. 7 Id ipsum Capito Ateius in libro, quem de officio senatorio composuit, scriptum reliquit. 8 In eodem libro Capitonis id quoque scriptum est: "C." inquit "Caesar consul M. Catonem sententiam rogavit. Cato rem, quae consulebatur, quoniam non e republica videbatur, perfici nolebat. Eius rei ducendae gratia longa oratione utebatur eximebatque dicendo diem. Erat enim ius senatori, ut sententiam rogatus diceret ante quicquid vellet aliae rei et quoad vellet. Caesar consul viatorem vocavit eumque, cum finem non faceret, prendi loquentem et in carcerem duci iussit. Senatus consurrexit et prosequebatur Catonem in carcerem. Hac" inquit "invidia facta Caesar destitit et mitti Catonem iussit."
Prima della norma che ora vige nel regolamento del Senato, l'ordine seguito nel chiedere l'opinione dei senatori non fu sempre lo stesso; a volte si chiamava per primo quegli che era stato ammesso in Senato per primo dai censori, altre volte quelli che erano consoli designati; alcuni consoli, spinti da ragioni di amicizia o da relazioni personali, solevano chiamare per primo a esprimere il proprio parere chi loro piaceva, come dimostrazione di deferenza e senza rispettare l'ordine stabilito. Tuttavia, quando tale ordine non era seguito, non si chiamava per primo altri che un ex console. Si dice che Caio Cesare, durante il consolato che resse unitamente a Marco Bibulo, facesse solo quattro volte la chiamata in modo non regolare. Una di queste irregolari chiamate fu quella di Marco Crasso; ma dopo che Cesare ebbe sposata la figlia di Gneo Pompeo, cominci? a chiamare per primo Pompeo. T.lillio Tirone, liberto di Marco Cicerone, dice di aver appreso dal proprio patrono che Cesare diede al Senato la ragione di tal procedere. Ateio Capitone menziona lo stesso fatto nel V libro del suo Dei doveri del senatore. Nello stesso libro di Capitone si legge anche quanto segue: ?Cesare, essendo console, invit? Marco Catone a esprimere il proprio parere. Catone era contrario alla questione di cui si trattava, perch? non la riteneva di interesse pubblico. Per trascinare la discussione in lungo, egli tenne un prolisso discorso e continuava a parlare mentre il giorno si avviava alla fine. Aveva infatti diritto un senatore, richiesto di esprimere il proprio parere, di far precedere il voto da un discorso su qualunque argomento, anche estraneo, per la durata che credeva. Cesare, quale console, chiam? un messo e poich? Catone non voleva finire di parlare, ordin? che fosse preso mentre parlava e condotto in carcere. Il Senato si sollev? tutto e segu? Catone verso la prigione. Questa palese indignazione fece desistere dal proposito Cesare, il quale ordin? che Catone fosse liberato?.
Trad. L. Rusca
Pomponio, Liber singularis enchiridii,in Dig.,1,2,2
46. Post hos quoque Tubero fuit, qui ofilio operam dedit: fuit autem patricius et transiit a causis agendis ad ius civile, maxime postquam Quintum Ligarium accusavit nec optinuit apud Gaium Caesarem. Is est Quintus Ligarius, qui cum Africae oram teneret, infirmum Tuberonem applicare non permisit nec aquam haurire, quo nomine eum accusavit et Cicero defendit: exstat eius oratio satis pulcherrima, quae inscribitur pro Quinto Ligario. Tubero doctissimus quidem habitus est iuris publici et privati et complures utriusque operis libros reliquit: sermone etiam antiquo usus affectavit scribere et ideo parum libri eius grati habentur. 47. Post hunc maximae auctoritatis fuerunt Ateius Capito, qui Ofilium secutus est, et Antistius Labeo, qui omnes hos audivit, institutus est autem a Trebatio. Ex his Ateius consul fuit: Labeo noluit, cum offerretur ei ab Augusto consulatus, quo suffectus fieret, honorem suscipere, sed plurimum studiis operam dedit: et totum annum ita diviserat, ut Romae sex mensibus cum studiosis esset, sex mensibus secederet et conscribendis libris operam daret. Itaque reliquit quadringenta volumina, ex quibus plurima inter manus versantur. Hi duo primum veluti diversas sectas fecerunt: nam Ateius Capito in his, quae ei tradita fuerant, perseverabat, Labeo ingenii qualitate et fiducia doctrinae, qui et ceteris operis sapientiae operam dederat, plurima innovare instituit.
Ad essi segu? Tuberone, allievo di Ofilio: di origini patrizie, pass? dalla pratica tribunalizia al diritto civile, dopo la causa persa, davanti al tribunale di Cesare, in cui egli accus? Quinto Ligario. Si tratta del Quinto Ligario che, all?epoca del suo mandato in Africa, neg? l?attracco a Tuberone, malato, e il rifornimento d?acqua: tale era il capo d?accusa che Tuberone rivolse contro Ligario, difeso da Cicerone in quella magistrale orazione che s?intitola appunto ?Pro Quinto Ligario?. Ritenuto unanimemente grande esperto di diritto pubblico e privato, Tuberone ha lasciato, in effetti, molti trattati su entrambe le discipline: ma lo stile antiquario che li contraddistingue, li rende poco apprezzati. Dopo di lui, massime autorit? nel campo della giurisprudenza furono Ateio Capitone [ http://www.simone.it/cgi-local/Dizion... ], allievo e successo di Ofilio, e Antistio Labeone [ http://www.simone.it/cgi-local/Dizion... ], formatosi su tutti i precedenti, ma introdotto nella pratica da Trebazio. Dei due, Ateio ricopr? il consolato; Labeone, invece, declin? la carica di consul suffectus, offertagli da Augusto, preferendo dedicarsi interamente agli studi (secondo un ferreo ruolino di marcia): aveva diviso l?anno in modo che, per 6 mesi, se ne stava a Roma, a contatto con gli studiosi, per i restanti 6, invece, s?appartava a scriver trattati. E in effetti ha lasciato ben 400 volumi, molti dei quali a tutt?oggi in uso di consultazione. Capitone e Labeone diedero origine a due scuole differenti e rivali [ http://www.simone.it/cgi-local/Dizion... ]: conservatrice, quella di Capitone, portatrice di orientamenti marcatamente progressisti quella di Labeone, dotato di ottima intelligenza e flessibile prestanza della materia, frutto della sua sterminata cultura.
[trad. Bukowski; tieni conto, se devi citare quest?ultima traduzione, che il sito (e in genere internet) non fa fede scientifica presso gli atenei, e quindi la citazione non verrebbe accettata in un lavoro, appunto scientifico, qual ? una tesi; rinunciando io ai diritti di copyright, puoi presentare la traduzione come tua, casomai variandola o ?riorganizzandola? in qualche modo]
Le altre due, essendo epigrafiche, esulano francamente dalle mie competenze, pi? legate, come saprai, alla letteratura ed alla filosofia. Ti consiglio di rivolgerti qui:
http://www.archaeogate.org/IURA/
specificando che si tratta di una tesi (come suppongo)? pu? darsi che abbiano, oltre che gli originali, anche le traduzioni, e siano disposti a fornirtele.
Saluti e in bokka al lupo
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