Data:
03/09/2003 8.38.10
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Un santo eremita teneva a tal punto lontane [tantum? excutiebat; imperfetto di consuetudine] le mani dalle ricchezze, che non voleva accettare un solo spicciolo, neanche per elemosina. Un tale, tuttavia, mosso a compassione dalla sua povert?, fece scivolare [lett. gett?] una moneta d?oro nella sua cella, e si allontan?. L?eremita, tuttavia, dopo ch?ebbe visto la moneta, volse via lo sguardo, quasi vedesse una serpe. Non osando toccare la moneta, prese un bastone [arrepto baculo; conviene sciogliere l?abl. ass. in coordinata] e prese [coepit] ad allontanarla, spingendola verso l?uscio della propria cella. Con insistenza, egli cercava di far saltare [lett. sollevava; imperf. conativo] la moneta, per spingerla oltre il gradino dell?uscio, ma quella ricadeva sempre a terra. Ma il tipo [homo] che aveva gettato la moneta nella cella, facendosi avanti, domand? il perch? di tanto affanno. E quello [l?eremita] disse: ?Non la vedi codesta diavoleria, a causa della [pro] quale [quo] si scatenano discordie e zuffe nel mondo intero? Dato che io non m?azzardo a sfiorarla, ti prego di portarla fuori da casa mia (con le tue mani)?. E quello [l?uomo della moneta], sorridendo, (rispose): ?Prega per me, o padre, ed io ti liberer? da tale peste!?. E, presa la moneta, lasci? l?uomo [l?eremita] in pace.
Trad. Bukowski
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