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bukowski
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Re: x oggi o al max domani!
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Data:
07/09/2003 15.23.48
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Livio, Storia di Roma, periochae, XI passim
Cum Fabius Gurges cos. male adversus Samnites pugnasset et senatus de removendo eo ab exercitu ageret, Fabius Maximus pater deprecatus hanc fili ignominiam eo maxime senatum movit quod iturum se filio legatum pollicitus est, idque praestitit. Eius consiliis et opera filius consul adiutus caesis Samnitibus triumphavit; C. Pontium, imperatorem Samnitium, ductum in triumpho, securi percussit. Cum pestilentia civitas laboraret, missi legati ut Aesculapi signum Romam ab Epidauro transferrent, anguem, qui se in navem eorum contulerat in quo ipsum numen esse constabat, deportaverunt; eoque in insulam Tiberis egresso eodem loco aedis Aesculapio constituta est. L. Postumius consularis, quoniam, cum exercitui praeesset, opera militum in agro suo usus erat, damnatus est.
XI. Avendo il console Fabio Gurgite combattuto con esito sfavorevole contro i Sanniti e discutendo il senato se fosse il caso di togliergli il comando dell'esercito, il padre Fabio Massimo scongiur? il senato di risparmiare al figlio questa infamia e riusc? a persuadere il senato soprattutto perch? promise che si sarebbe recato ad aiutare il figlio in qualit? di legato. Cos? fece. Coi suoi consigli e con la sua azione fu di aiuto al figlio console che sconfisse i Sanniti e riport? il trionfo: fece decapitare Gaio Pontio condottiero sannita dopo averlo trascinato nel suo trionfo. Poich? la citt? era in difficolt? a causa di una pestilenza, furono mandati degli ambasciatori perch? trasferissero il simulacro di Esculapio da Epidauro a Roma; essi rirortarono un serpente che si era introdotto nella loro nave e nel quale tutti pensavano che fosse presente il dio stesso. Siccome quel serpente sbarc? nell'isola Tiberina, in quel luogo fu eretto un tempio ad Esculapio. L'exconsole Lucio Postumio fu condannato perch?, approfittando del fatto che comandava l'esercito, aveva fatto lavorare i suoi campi da soldati a lui sottoposti.
Trad. G. D. Mazzocato
Livio, Storia di Roma, XXI, 11 passim
Ipse Hannibal qua turris mobilis, omnia munimenta urbis superans altitudine, agebatur hortator aderat. Quae cum admota catapultis ballistisque per omnia tabulata dispositis muros defensoribus nudasset, tum Hannibal occasionem ratus, quingentos ferme Afros cum dolabris ad subruendum ab imo murum mittit; nec erat difficile opus, quod caementa non calce durata erant sed interlita luto, structurae antiquae genere. Itaque latius quam qua caederetur ruebat perque patentia ruinis agmina armatorum in urbem uadebant. Locum quoque editum capiunt, conlatisque eo catapultis ballistisque ut castellum in ipsa urbe uelut arcem imminentem haberent muro circumdant; et Saguntini murum interiorem ab nondum capta parte urbis ducunt. Vtrimque summa ui et muniunt et pugnant; sed interiora tuendo minorem in dies urbem Saguntini faciunt. Simul crescit inopia omnium longa obsidione et minuitur exspectatio externae opis, cum tam procul Romani, unica spes, circa omnia hostium essent.
Ed era presente, con le sue esortazioni, lo stesso Annibale proprio nel punto in cui veniva accostata una torre mobile che superava in altezza tutte le difese della citt?. Quando questa fu un posizione, grazie alle catapulte e alle balliste che erano disposte su ogni suo piano, tutti i difensori furono spazzati via dalle mura; Annibale, comprendendo che era il momento propizio, mand? avanti cinquecento Africani con dei picconi per scalzare le mura fino alle fondamenta. Non era un lavoro molto difficile, perch? i blocchi di pietra non erano cementati con calce ma semplicemente spalmati di fango, secondo l'antica tecnica costruttiva. E dunque il muro crollava per tratti pi? vasti di quelli cui si stava lavorando e attraverso i varchi prodotti dai crolli, schiere di armati si riversavano in citt?. I Cartaginesi arrivarono persino ad occupare un'altura su cui portarono catapulte e balliste per dotarsi di una sorta di fortilizio e che circondarono con un muro: quasi una rocca che minacciava la citt? dal suo interno. I Saguntini, a loro volta, costruirono un muro interno a difesa della parte non ancora presa della citt?. Insomma, entrambi i contendenti buttavano ogni loro energia nell'opera di fortificazione e nel combattimento, ma i Saguntini, difendendo zone sempre pi? interne, andavano riducendo di giorno in giorno la parte di citt? da loro occupata. Intanto cresceva il bisogno di ogni cosa a causa del lungo assedio e diminuiva la prospettiva di un aiuto esterno, perch? i Romani, speranza estrema, erano lontani e ormai tutto, all'intorno, apparteneva al nemico.
Trad. G. D. Mazzocato
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• x oggi o al max domani! Re: x oggi o al max domani!
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