Data:
07/09/2003 15.26.55
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Apuleio, De deo Socratis, VI, passim
Non fino a tal punto, no (cos? potrebbe replicare per bocca mia Platone a difesa del suo pensiero), non dico che gli d?i siano separati e lontani da noi fino a tal punto da pensare che neppure i nostri desideri li raggiungano. N? ho voluto che siano noncuranti delle cose umane, ma solo che non vi pongano mano. Ora, vi sono delle potenze divine intermedie nello spazio della nostra atmosfera tra il cielo che sovrasta e la terra che sottost?, grazie alle quali i nostri desideri e i nostri meriti pervengono agli d?i. I Greci li chiamano d?moni, ed essi tra i celesti e i terrestri portano agli uni preghiere, agli altri doni, trasmettono dagli uni agli altri richieste e soccorsi, a mo' di interpreti per gli uni e di salvatori per gli altri. Come dice Platone nel Simposio, sono loro che amministrano tutte le rivelazioni, i vari prodigi della magia e i presagi di ogni tipo.
Trad. G. Ravenna
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