Data:
16/09/2003 2.53.54
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Cicerone, Pro Murena, 63-64, passim
[63] Non cos?, per contro, quei nostri autori (poich?, o Catone, debbo confessare che anch'io, da giovane, diffidando del mio giudizio, sono ricorso agli aiuti della dottrina), quei nostri autori, dico, ispirati alla scuola di Platone e di Aristotele: i quali insegnano, da uomini di equilibrio e di moderazione, come anche il saggio debba talvolta indulgere alla benevolenza, e come sia proprio dell'uomo buono l'essere pietoso; insegnano che delitti si differenziano, e debbono differenziarsi le pene; insegnano non disconvenire alla fermezza il perdono; il sapiente stesso crearsi talora delle ipotesi su ci? che non sa, talvolta cadere nell'ira, farsi pregare e vincere dalle preghiere, modificare, quando ci? conduca al meglio, quel che ha detto prima, e cambiare talvolta d'opinione; tutte le virt?, infine, trovare la loro misura nel giusto mezzo. [64] Se un caso qualsiasi, o Catone, che avesse, con l'indole che tu hai, avvicinato a questi maestri, tu non sareste certamente divenuto migliore, n? pi? animoso o pi? sobrio o pi? giusto (ch? pi? non potresti), ma soltanto un po' pi? incline alla mitezza.
Trad. C. Giussani
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