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Mittente:
bukowski
Re: Tommaso Campanella a Galileo   stampa
Data:
20/09/2003 16.06.18




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Ora, dal momento che anche queste prerogative sono passate nelle mani di Spagnoli e Germani, all?Italia non ? rimasto alcun motivo di vanto; e la cosa peggiore ? che i nostri poeti innalzano canti di lode a falsi eroi e Dei di altri popoli, mentre passano sotto silenzio, o addirittura biasimano, i nostri compatrioti.
Ciononostante, i fatti provano che l?ascendenza italica ? ancora in auge, ch? il Pontefice Massimo sopravanza tutti gli altri principi della Terra, e la Teologia romana prescrive leggi a tutte le scienze.
(E? paradossale che) il genio italico, riconosciuto in tutto il mondo, ? misconosciuto proprio a se stesso, e l?Italia s?accontenta d?avere il primato solo in discipline di minor conto.
Rimane che il miscredente ripudi le ancelle, e se la cavi con le proprie forze: e infatti Telesio ha, or ? poco, ripudiato Aristotele, bench? le ceneri di quest?ultimo siano ancora oggetto di culto; Virgilio e Dante hanno offuscato l?astro poetico di Omero; l?Italia ha in Celso il corrispettivo di Ippocrate, e in Plinio il corrispettivo di Dioscoride [ http://www.ambbresadola.it/Micologia/... ]; Cardano, in astrologia, ha subissato gli Arabi. Per ci? che riguarda l?astronomia, subivamo l?umiliazione di Tolomeo e Copernico? ma ora tu [si rivolge a Galileo], mente eccelsa, non solo restituisci a noi la gloria dei Pitagorici ? carpita (un tempo) dai subdoli Greci ? riportando in auge i loro dogmi, ma offuschi, col tuo splendore, la gloria dell?intero mondo.
?Ho visto un cielo nuovo ed una nuova terra?: cos? s?esprimono l?Apostolo e Isaia, eppure noi (fin quando non giungesti tu) eravamo ciechi: sei stato tu a nettare gli occhi degli uomini, mostrando un nuovo cielo, appunto, e una nuova terra, nella Luna. Ci? che Ovidio cant? dei grandi astronomi d?un tempo, a te solo, e opportunamente, s?attaglia [quelli che seguono sono, rispettivamente, i vv. 297-298 e 305-306 del I libro dei Fasti ovidiani]:

Felici quegli spiriti che vollero conoscere per primi
tale materia e ascendere nelle dimore celesti!
[?] essi avvicinarono ai nostri occhi gli astri
remoti e sottomisero l'etere al loro ingegno.

Trad. Bukowski [i versi dei Fasti sono nella trad. di L. Canali]


P.S.: Grazie per la dritta. Salutoni :)
  Tommaso Campanella a Galileo
      Re: Tommaso Campanella a Galileo
 

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