Data:
23/09/2003 19.55.53
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Cicerone, L?oratore, I, 3 passim
11. Vere mihi hoc videor esse dicturus, ex omnibus iis, qui in harum artium liberalissimis studiis sint doctrinisque versati, minimam copiam poetarum egregiorum extitisse. Atque in hoc ipso numero, in quo perraro exoritur aliquis excellens, si diligenter et ex nostrorum et ex Graecorum copia comparare voles, multo tamen pauciores oratores quam poetae boni reperientur. 12. Quod hoc etiam mirabilius debet videri, quia ceterarum artium studia fere reconditis atque abditis e fontibus hauriuntur, dicendi autem omnis ratio in medio posita communi quodam in usu atque in hominum more et sermone versatur, ut in ceteris id maxime excellat, quod longissume sit ab imperitorum intellegentia sensuque diiunctum, in dicundo autem vitium vel maximum sit a vulgari genere orationis atque a consuetudine communis sensus abhorrere.
Credo, invero, di poter affermare che, fra tutti quelli che si sono rivolti allo studio delle arti e delle discipline liberali, i meno numerosi sono i poeti di grande valore. E anche in questo piccolo numero, nel quale, per quanto assai di rado, emerge qualcuno eccellente, mettendo a confronto con cura il numero dei poeti e degli oratori nostri e greci, si pu? nondimeno constatare che il numero dei valenti poeti ? sempre maggiore di quello dei valenti oratori. La cosa dovrebbe sembrare tanto pi? sorprendente in quanto in tutte le altre discipline la materia ? attinta a sorgenti ignote e remote, mentre l'eloquenza, accessibile in tutti i suoi aspetti a chiunque, ?, per cos? dire, uno strumento di tutti usato nella vita e nel conversare di ogni giorno, tanto che in tutte le altre arti eccelle soprattutto ci? che ? pi? distante dall'intelligenza e dalla comprensione dei profani, nell'oratoria invece il difetto pi? grave in assoluto ? quello di discostarsi dal linguaggio quotidiano e dal modo di pensare comune.
Trad. aa.vv. BUR
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