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Mittente:
bukowski
Re: valerio maximo e cicer1   stampa
Data:
24/09/2003 15.04.59




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Valerio Massimo, Fatti e detti memorabili, II, 4.5 passim

[5] E poich? i nomi stessi spiegano chiaramente l'origine degli altri giochi, non mi pare fuor di luogo dar notizia della non troppo nota origine dei ludi secolari. Portando una pestilenza desolazione in Roma e nella campagna, un ricco agricoltore, Valesio, dato che i suoi figli - due maschi e una femmina - erano in cosi gravi condizioni che i medici disperavano di salvarli, mentre attingeva acqua calda per loro al focolare, inginocchiatosi scongiur? i lari della famiglia di far morire lui e di salvargli i figli. Subito fu udita una voce dire che li avrebbe avuti salvi, se li avesse portati immediatamente, per la via del Tevere, fino a Taranto ed ivi li avesse ristorati con acqua attinta dall'ara del padre Dite e di Proserpina.
Assai confuso da tale predizione, perch? si trattava di una lunga e pericolosa navigazione, ma considerando preferibile una dubbia speranza al timore del momento, trasport? subito gli ammalati alla riva del Tevere ? egli abitava in una sua fattoria, vicino al borgo di Ereto, nella Sabina - e direttosi ad Ostia su una barchetta nel cuore della notte approd? al campo Marzio; e desiderando rimediare alla sete degli appestati, poich? il fuoco acceso sulla barca non era sufficiente a riscaldare l'acqua, fu avvertito dal pilota che nelle vicinanze si vedeva del fumo.
Invitato a sbarcare a Taranto - questo era il nome della localit? - attinse in fretta acqua dal fiume proprio nel punto in cui era apparso il fumo e quindi, ben felice, la port? indietro, pensando di aver trovato nelle vicinanze qualche segno del rimedio suggerito dagli d?i; poi, su quel suolo che fumava pi? di qualsiasi altro quando ardono le ultime ceneri, nel desiderio ardentissimo di non lasciarsi sfuggire il divino indizio, raccolse alcune fascine qua e l? e tanto vi soffi? da riaccendere il fuoco; e riscaldata l'acqua, la porse da bere ai figli. Questi, non appena l'ebbero bevuta, si assopirono tranquillamente e furono subito liberati dalla peste.
Dissero in seguito al padre che durante il sonno erano stati nettati con una spugna da un dio - non sapevano quale -, che aveva loro ordinato d'immolare una vittima dal pelo scuro presso l'altare del padre Dite e di Proserpina, donde era stata attinta la pozione, e di istituire lettisterni e ludi notturni.

Trad. Faranda


Cicerone, Filippiche, IV, 9

E ancora, il senato, giustamente usando le pi? alte espressioni, fa l'elogio della provincia della Gallia, per la resistenza che oppone ad Antonio. ? chiaro che se questa provincia lo riconoscesse tuttora console e pretendesse non riceverlo, commetterebbe un grave delitto, perch? le province non possono non sottostare alla giurisdizione e al potere del console. Ma ad Antonio tale titolo ? negato dal generale in capo e console designato Decimo Bruto, cittadino nato per il bene della repubblica; ? negato dalla Gallia, ? negato da tutta l'Italia, ? negato dal senato, ? negato da voi Romani.
Chi, dunque, a meno d'essere un brigante, lo riconosce ancora come console? E neppure quelli, intendiamoci, che lo dicono, ne sono intimamente persuasi; anche loro, per quanto empi e scellerati, come di fatto sono, non possono non convenire nell'opinione generale. Ma la speranza di rapina e di preda ottenebra il loro spirito; e pertanto non c'? distribuzione di beni e ripartizione di campi, non c'? pubblico incanto, come quello che non finiva mai, che siano bastati a saziarli; il loro obiettivo ? il saccheggio di Roma, dei beni e delle fortune dei cittadini; finch? qui c'? da predare e da portar via, pensano che nulla sfuggir? loro; ? gente insomma cui Marco Antonio ha promesso disperdete, dei immortali, e tenete lontano, per carit?, il tristo presagio! - di spartire loro la citt?.

Trad. B. Mosca
  valerio maximo e cicer1
      Re: valerio maximo e cicer1
 

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