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Mittente:
bukowski
Re: cicerone????   stampa
Data:
25/09/2003 17.04.16




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Se trovi difficolt? in qualche punto delle traduzioni (non letterali) che ti propongo, non esitare a ricontattarmi. In bokka al lupo per il compito.

Cicerone, De oratore, I, 34 passim

[XXXIV] [154] In cotidianis autem commentationibus equidem mihi adulescentulus proponere solebam illam exercitationem maxime, qua C. Carbonem nostrum illum inimicum solitum esse uti sciebam, ut aut versibus propositis quam maxime gravibus aut oratione aliqua lecta ad eum finem, quem memoria possem comprehendere, eam rem ipsam, quam legissem, verbis aliis quam maxime possem lectis, pronuntiarem; sed post animadverti hoc esse in hoc viti, quod ea verba, quae maxime cuiusque rei propria quaeque essent ornatissima atque optima, occupasset aut Ennius, si ad eius versus me exercerem, aut Gracchus, si eius orationem mihi forte proposuissem: ita, si eisdem verbis uterer, nihil prodesse; si aliis, etiam obesse, cum minus idoneis uti consuescerem. [155] Postea mihi placuit, eoque sum usus adulescens, ut summorum oratorum Graecas orationes explicarem, quibus lectis hoc adsequebar, ut, cum ea, quae legeram Graece, Latine redderem, non solum optimis verbis uterer et tamen usitatis, sed etiam exprimerem quaedam verba imitando, quae nova nostris essent, dum modo essent idonea.

Per parte mia, da giovanissimo, nella preparazione quotidiana, di solito mi sottoponevo soprattutto a quel tipo di esercizio che sapevo essere abitualmente praticato dal mio nemico Gaio Carbone: postimi davanti dei versi di particolare solennit?, oppure scelta una parte di orazione di estensione tale da poter essere tenuta a mente, solevo recitare proprio quello che avevo letto con altre parole, scelte con la maggior cura possibile. In seguito mi resi conto per? che in questo esercizio c'era questo errore: il fatto che le parole di volta in volta pi? appropriate, pi? eleganti, pi? belle, le aveva gi? adoperate Ennio, se mi esercitavo con i suoi versi, oppure Gracco, se avevo scelto una sua orazione; pertanto, se usavo le medesime parole, non ne traevo alcun beneficio; se ne usavo altre, ne avevo addirittura un danno, poich? mi abituavo a usare termini meno precisi. Poi decisi di passare alla traduzione libera di orazioni dei massimi oratori greci, un esercizio che ho praticato un po' pi? avanti negli anni. Il risultato di tale lettura era che, traducendo in latino ci? che avevo letto in greco, non solo adoperavo le espressioni migliori, e tuttavia gi? in uso nella nostra lingua, ma anche coniavo, per analogia, parole nuove per i nostri concittadini, ben accette, purch? appropriate.

Trad. AAVV BUR



Cicerone, De finibus, V, 55-57 passim

Videmus igitur ut conquiescere ne infantes quidem possint. cum vero paulum processerunt, lusionibus vel laboriosis delectantur, ut ne verberibus quidem deterreri possint, eaque cupiditas agendi aliquid adolescit una cum aetatibus. Itaque, ne si iucundissimis quidem nos somniis usuros putemus, Endymionis somnum nobis velimus dari, idque si accidat, mortis instar putemus.
[56] Quin etiam inertissimos homines nescio qua singolari segnitia praeditos videmus tamen et corpore et animo moveri semper et, cum re nulla impediantur necessaria, aut alveolum poscere aut quaerere quempiam ludum aut sermonem aliquem requirere, cumque non habeant ingenuas ex doctrina oblectationes, circulos aliquos et sessiunculas consectari. quin ne bestiae quidem, quas delectationis causa concludimus, cum copiosius alantur, quam si essent liberae, facile patiuntur sese contineri motusque solutos et vagos a natura sibi tributos requirunt.
[57] Itaque ut quisque optime natus institutusque est, esse omnino nolit in vita, si gerendis negotiis orbatus possit paratissimis vesci voluptatibus. Nam aut privatim aliquid gerere malunt aut, qui attore animo sunt, capessunt rem publicam honoribus imperiisque adipiscendis aut totos se ad studia doctrinae conferunt.

Noi vediamo dunque come neppure i bambini possono star quieti. E quando son diventati un po' grandicelli, trovan diletto nei giochi anche faticosi tanto che non possono esserne distolti neppure con le percosse; e tale desiderio di esplicare qualche attivit? cresce insieme con l'et?. Pertanto, neppure se pensassimo di poter avere un sonno piacevolissimo, vorremmo che ci fosse dato il sonno di Endimione, e se ci? accadesse, lo riterremmo equivalente alla morte. [56] Anzi, vediamo che le persone pi? inoperose, dotate di una non so qual straordinaria pigrizia, tuttavia son sempre in movimento nel corpo e nell'anima e, quando nessuna esigenza indispensabile li impedisce, chiedono un tavoliere per dadi o cercano qualche gioco o sentono il bisogno di una conversazione, e poich? non hanno i nobili diletti della cultura, vanno in cerca di qualche crocchio o di convegni per conversare. Anzi neppur le bestie che noi chiudiamo in gabbia per nostro diletto si adattano facilmente - bench? ricevano un'alimentazione pi? abbondante che se fossero libere - ad essere tenute ferme, e sentono il bisogno dei movimenti liberi e senza meta loro assegnati di natura. [57] Pertanto, chiunque sia di buona famiglia ed abbia ricevuto un'ottima educazione, non vorrebbe affatto essere vivo, se potesse pascersi dei piaceri, messi tutti a sua disposizione, ma fosse impedito di occuparsi degli affari. Giacch? preferiscono svolgere un'attivit? privata oppure, quelli di animo pi? elevato, entrano nella vita politica ottenendo cariche civili e militari oppure si dedicano completamente agli studi.

Trad. Marinone
  cicerone????
      Re: cicerone????
 

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