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bukowski
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26/09/2003 19.25.29




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Cicerone, Tuscolane, I, 38 passim

XXXVIII. 91 Itaque non deterret sapientem mors,quae propter incertos casus cotidie imminet,propter brevitatem vitae numquam potest longe abesse,quo minus in omne tempus rei p. suisque consulat,cum posteritatem ipsam,cuius sensum habiturus non sit,ad se putet pertinere.quare licet etiam mortalem esse animum iudicantem aeterna moliri,non gloriae cupiditate,quam sensurus non sis,sed virtutis,quam necessario gloria,etiamsi tu id non agas,consequatur. Natura vero <si> se sic habet,ut,quo modo initium nobis rerum omnium ortus noster adferat,sic exitum mors,ut nihil pertinuit ad nos ante ortum, sic nihil post mortem pertinebit.in quo quid potest esse mali,cum mors nec ad vivos pertineat nec ad mortuos?
92 alteri nulli sunt,alteros non attinget.quam qui leviorem faciunt,somni simillimam volunt esse: quasi vero quisquam ita nonaginta annos velit vivere,ut,cum saxaginta confecerit,reliquos dormiat; ne sui quidem id velint,not modo ipse.

Il pensiero della morte, che per l'incertezza del destino ci minaccia continuamente e per la brevit? della vita mai pu? starci lontana, non impedisce al saggio di dedicare in ogni momento le sue cure allo Stato e alle persone che gli stanno vicino, nella convinzione che anche la posterit? sia una cosa che lo riguarda, per quanto lui personalmente non ne avr? coscienza. Ecco perch? anche chi considera l'anima mortale pu? adoperarsi per raggiungere l'immortalit?: non per il desiderio di una gloria di cui non si avr? coscienza, ma per amore della virt?, di cui la gloria ? una conseguenza necessaria, anche se non ? di lei che ci si preoccupa.
Ma se ? legge di natura che, come la nascita ci porta il principio di ogni cosa, cosi la morte ce ne debba portare la fine, ? anche logico che, come nulla ci interessava prima che nascessimo, nulla ci interesser? dopo morti. E in queste condizioni, dove pu? stare il male, visto che la morte non interessa n? i vivi n? i morti? Questi ultimi non esistono, gli altri non ne sono toccati. Quelli che della morte hanno un concetto pi? benigno la definiscono in tutto simile al sonno. Come se ci potesse essere un individuo che, per vivere novant'anni, fosse disposto, passati i sessanta, a trascorrere dormendo quelli che gli restano. Non lo vorrebbero neanche i suoi familiari: figurarsi lui.

Trad. A. Di Virginio
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