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Mittente:
ptomber
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Re: Tommaso Campanella a Galileo
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Data:
01/10/2003 20.03.20
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Caro Bukowski,
E' esatto in Europa tra la fine XVI e gli inizi del XVII sec. ? gi? diffuso questo "strano" strumento il cannocchiale. Per quanto ne sappiano in origine fu fabbricato da ottici olandesi, ma gi? nel 1608 lo si trova presso gli ottici parigini. Questo strumento recava in s? molti difetti, per il fatto che l'utilizzo delle sue lenti, derivava direttamente dagli occhiali da vista. E per tutti gli uomini di scienza di quell'epoca il cannocchiale veniva considerato "un gingillo" senza futuro. Ma altri studiosi non furono dello stesso parere.
Tra questi fu proprio Galileo Galilei che nell'estate del 1608 "reinvent?" per cos? dire il nuovo cannocchiale. Immediatamente si rese conto che un buono strumento va costruito con lenti molto speciali - e non con quelle delle lenti degli occhiali da vista - ossia quelle convergenti per i presbiti e divergenti per i miopi. Infatti, come scrisse nel Sidereus Nuncius: "... fondandomi sulla dottrina delle rifrazioni che escogitai i mezzi per poter inventare uno strumento simile". L'una molto concava e l'altra debolmente convessa. Sfortunatamente lenti fabbricate a quell'epoca erano, al contrario, fortemente convesse e poco concave. Ma Venezia come si sa ? la capitale europea del vetro, e lui non ci mise molto tempo a tagliare e pulire e lucidare le lenti e ben presto costru? il nuovo strumento.
Il "sistema ottico" di un cannocchiale galileiano - ? cos? che si chiama oggi - ? in realt? assai semplice nella sua costruzione. Per obiettivo si fa uso di una lente biconvessa - tale tipo di lente ? sempre convergente - e per oculare si fa uso di una lente biconcava - tale tipo di lente ? sempre divergente. Il primo telescopio che costru? Galileo gli forniva 8 ingrandimenti, mentre il secondo 20, ? il terzo forse 30 - ma non sono poi cos? sicuro. Tuttavia non sono tanto gl'ingrandimenti che forniscono buone immagini al telescopio, bens? ? l'apertura - cio? il diametro della lente obiettiva - e la lunghezza focale. Ma questa ? un'altra storia.
Cos? l'anno successivo - nell'autunno del 1609 - Galileo punt? il suo primo strumento verso la Luna e scopr? che essa non era liscia e lucida come una sfera cristallo (come voleva la concezione aristotelico-tolemaica) ma al contrario essa era scabrosa! E sulla sua superficie vide, catene di montagne - oggi li chiamiamo crateri -, valli circolari, le macchie pi? scure - i mari - che gli antichi credevano contenessero acqua, in realt? scopr? che erano delle zone pianeggianti prive di acqua. Galileo rest? perplesso ed in certo qual modo attonito nel descrivere la Luna e per molti versi la ritenne simile alla Terra. E per lui la Terra e la Luna sono della stessa natura. Nella notte del 7 gennaio 1610, punt? il suo cannocchiale da 20 ingrandimenti verso Giove e scopr? che il pianeta era attorniato da quattro stelline - gli Astri Medicei - Io, Europa, Ganimede e Callisto. E con questa sensazionale scoperta pose fine al modello geocentrico tolemaico-aristotelico, che voleva la Terra a centro dell'Universo. L'anno successivo punt? il suo cannocchiale verso il Sole ? scopr? le macchie solari - che sono quelle zone pi? oscure della fotosfera solare - e la causa di questo fenomeno ? da attribuirsi a forti campi magnetici. Basti pensare che esse si sviluppano in qualche giorno e possono raggiungere diametri di 100.000 Km. Ci? significa che il fenomeno si verifica con grande rapidit?, dunque la materia interessata ? mobilissima. E di conseguenza, pi? macchie ci sono, pi? il Sole ? attivo, e quindi emette pi? energia. Poi osserv? il pianeta Venere. ? noto come la circostanza di essere esso un pianeta interno abbia consentito a Galileo - grazie al mutare delle fasi di illuminazione nel corso della rivoluzione sinodica - di trovarvi decisiva conferma a favore della teoria copernicana. Ed ? grazie alla scienza galileiana che ha inizio quella branca fondamentale dell'astronomia, l'astrofisica che ha come oggetto lo studio dei corpi celesti.
Cordiali saluti :)
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