Data:
06/10/2003 15.44.48
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Cicerone, Lo Stato, III, fr. VII
C'? una legge vera, la retta ragione, conforme alla natura, universale, immutabile, eterna, che chiama l'uomo al dovere coi suoi ordini e lo distoglie con i suoi divieti dall'inganno. Non invano essa ordina e vieta agli onesti ma non riesce a persuadere i malvagi n? con ordini n? con divieti. A questa legge non ? lecito opporne altre, n? ? lecito derogare a lei in alcuna parte n? del tutto abrogarla; e non c'? n? popolo n? Senato che possa da questa legge liberarci, e non ha bisogno d'alcun Sesto Elio com'? commentatore o interprete, e non sar? in un modo a Roma e in un altro ad Atena e in un modo oggi e in un altro domani, ma tale che, come legge una e sempiterna e immutevole, terr? a freno tutte le nazioni in tutti i tempi. Poich? uno solo ? il Dio, maestro e re comune a tutti i popoli: ed ? lui l'inventore di questa legge, lui il commentatore, lui il promulgatore; e chi non l'ubbidisce vien meno a se stesso e rinnega la propria natura d'uomo pagandone amaramente il fio anche se possa sfuggire ai supplizi degli uomini.
Fonte: www.bibliomania.it
Un?altra traduzione, molto (forse troppo) letterale ? contenuta qui:
http://www.skuola.net/latino/cicerore...
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