Data:
09/10/2003 2.06.01
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Livio, Storia di Roma, XXVII, 42.
Il giorno dopo, Annibale concesse riposo ai suoi e Gaio Claudio Nerone, dopo aver schierato a battaglia le sue truppe, quando si accorse che nessuno si faceva avanti con intenzioni ostili, ordin? di raccogliere le spoglie dei nemici uccisi, di radunare in un unico punto i cadaveri dei Romani e seppellirli. Poi, un giorno dopo l'altro e pi? e pi? volte, si avvicin? tanto alle porte cartaginesi che sembrava in procinto di scatenare un assalto; alla fine, di notte, durante il terzo turno di guardia, Annibale, lasciando molti fuochi accesi e delle tende [?], oltre ad alcuni Numidi che dovevano farsi vedere sul vallo e sulle porte, part? cercando di raggiungere l'Apulia. Appena fece giorno, una schiera romana si avvicin? alle mura e i Numidi, come aveva loro detto Annibale, si fecero per qualche tempo vedere sulle porte e sul vallo e, dopo aver ingannato per qualche tempo il nemico, si gettarono al galoppo per raggiungere i loro commilitoni. Il console appena si rese conto del silenzio degli accampamenti e della mancanza anche di quei pochi che, all'alba, gli avevano camminato davanti, mand? in avanscoperta due cavalieri per compiere una ricognizione nel campo; non appena fu constatata l'assoluta sicurezza di ogni settore, diede ordine ai reparti di avanzare. L? si ferm? il tempo necessario per dar modo ai soldati di scatenarsi a far bottino; poi suon? il segnale di raccolta e riport? indietro le sue truppe molto prima del buio.
Trad. G. D. Mazzocato
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