Data:
13/10/2003 21.01.14
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Giustino, Epitome, XX, 4 passim con modifiche
Pitagora, nativo di Samo [?Sami?, locativo] ? recatosi in un primo momento in Egitto, quindi in Babilonia per approfondire la ricerca [?perdisco? ? intensivo di ?disco?] sui moti stellari e sull?origine dell?universo ? aveva conseguito un sommo grado di conoscenza. Tornato di l?, s?era recato a Creta e a Sparta per studiare le costituzioni, famose a quel tempo, di Minosse e Licurgo. Imbevutosi di tutte queste dottrine, giunse a Crotone e, facendo valere la propria autorevolezza, richiam? il popolo ? (nel frattempo) caduto in lussuria ? all?esercizio della temperanza. (Pitagora) ora insegnava [?doceo? qui regge il doppio acc.] alle donne [?matrona? propr. ? la donna sposata, la madre di famiglia] la morigeratezza e l?obbedienza nei confronti dei propri mariti, ora insegnava a questi ultimi [illos] la disciplina e l?amore per la cultura. Cos? facendo, cercava di instillare [gerebat, imperfetto di conato] in tutti (i cittadini) la temperanza, (che ?,) per cos? dire [velut], la madre di (tutte le) virt?; e, a furia di discorrerne [adsiduitate disputationum], era riuscito ad ottenere che le donne deponessero le vesti trapuntate d?oro e gli altri orpelli della propria bellezza ? (che sono) per cos? dire [velut] i fregi della lussuria ?, portassero [delata; conviene sciogliere il participio congiunto in coordinata] tutti questi (ornamenti) nel tempio di Giunone e li consacrassero alla stessa dea, mostrando che la vera prerogativa femminile [suppongo ?matronarum?] ? la pudicizia, non gi? l?abbigliamento.
Trad. Bukowski
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