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22/10/2003 20.34.39
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Seneca, Naturales Quaestiones, VI, 29
[29,1] Nam aliquos insanis attonitisque similes discurrere fecit metus, qui excutit mentes, ubi priuatus ac modicus est: quid? ubi publice terret, ubi cadunt urbes, populi opprimuntur, terra concutitur, quid mirum est animos inter dolorem et metum destitutos aberrasse? [29,2] Non est facile inter magna mala consipere. Itaque leuissima fere ingenia in tantum uenere formidinis ut sibi exciderent. Nemo quidem sine aliqua iactura sanitatis expauit, similisque est furentis quisquis timet: sed alios cito timor sibi reddit, alios uehementius perturbat et in dementiam transfert. [29,3] Inde inter bella errauere lymphatici, nec usquam plura exempla uaticinantium inuenies quam ubi formido mentes religione mixta percussit.
[1] Infatti, alcuni si sono messi a correre qua e l?, come forsennati e storditi per effetto della paura, che scuote le menti quand'? personale e moderata: e che? Quando il terrore ? generale, quando crollano le citt?, i popoli sono schiacciati, la terra ? scossa, che cosa c'? da meravigliarsi che gli animi, abbandonati in preda al dolore e alla paura, siano smarriti? [2] Non ? facile restare in s? in mezzo a grandi catastrofi. Perci?, quasi sempre le menti pi? deboli vengono prese dal panico al punto da uscire di s?. Certo nessuno prova un grande spavento senza pregiudicare un po' la sua sanit? mentale, e chi ha paura ? simile a un pazzo: ma la paura rende alcuni ben presto a se stessi, altri invece li sconvolge con pi? violenza e li porta alla follia. [3]Ecco perch? durante le guerre si sono visti uomini andare errando come forsennati e in nessun posto troverai pi? esempi di persone dedite alle profezie che dove il panico, mescolato alla superstizione, ha colpito le menti.
Trad. A. Marastoni/G.Reale
saluti
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