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bukowski
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Data:
07/11/2003 20.21.43
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Seneca, L?ira, II, 21 passim
1. Plurimum, inquam, proderit pueros statim salubriter institui; difficile autem regimen est, quia dare debemus operam ne aut iram in illis nutriamus aut indolem retundamus. 2. Diligenti obseruatione res indiget; utrumque enim, et quod extollendum et quod deprimendum est, similibus alitur, facile autem etiam adtendentem similia decipiunt. 3. Crescit licentia spiritus, seruitute comminuitur; adsurgit si laudatur et in spem sui bonam adducitur, sed eadem ista insolentiam et iracundiam generant: itaque sic inter utrumque regendus est ut modo frenis utamur modo stimulis. 4. Nihil humile, nihil seruile patiatur; numquam illi necesse sit rogare suppliciter nec prosit rogasse, potius causae suae et prioribus factis et bonis in futurum promissis donetur. 5. In certaminibus aequalium nec uinci illum patiamur nec irasci; demus operam ut familiaris sit iis cum quibus contendere solet, ut in certamine adsuescat non nocere uelle sed uincere; quotiens superauerit et dignum aliquid laude fecerit, attolli non gestire patiamur; gaudium enim exultatio, exultationem tumor et nimia aestimatio sui sequitur.
2 I, I. Moltissimo sar? utile, questo dico, che subito i fanciulli siano educati in modo sano: difficile ? invero il guidarli, poich? dobbiamo darci da fare o per non nutrire in essi l'ira o per rintuzzare la loro indole. 2. Di una diligente sorveglianza la faccenda abbisogna; le due cose, e ci? che bisogna alzare e ci? che bisogna abbassare, sono alimentate da dati simili; e facilmente, anche chi sta attento, le cose simili ingannano. 3. Cresce nella libert? concessa lo spirito, nella schiavit? si fiacca; si solleva se ? lodato e viene condotto ad avere buone speranze di s?, ma queste medesime cose generano presunzione ed iracondia: pertanto, bisogna guidarlo in mezzo a questi due comportamenti, in modo da usare ora freni ora stimoli. 4. Nulla di umile, nulla di servile sopporti; mai gli sia necessario chiedere supplichevolmente n? gli sia utile aver pregato, piuttosto alla sua causa si facciano concessioni sia per ci? che ha fatto precedentemente sia per le buone promesse in vista del futuro. 5. Nelle gare con i coetanei, non permettiamo che egli si scoraggi n? che si adiri: diamoci da fare affinch? abbia rapporti di familiarit? con quelli con cui suole gareggiare, affinch? nella gara si abitui a non voler nuocere, ma vincere: ogni volta che avr? vinto o avr? fatto qualche cosa degno di lode, permettiamo che si erga, non che imbaldanzisca. Alla gioia segue l'esultanza, all'esultanza la superbia e l'eccessiva stima di s?.
Trad. G. Viansino
Comunque, buona parte del brano la trovi gi? tradotta, pi? letteralmente, qui:
http://www.latinovivo.com/versioni/Ed...
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