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Mittente:
bukowski
Re: Traduzione De finitate motus et temporis   stampa
Data:
11/11/2003 1.20.58




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De finitate motus et temporis

L?argomento logico fondamentale, cui Aristotele ricorre per provare l?eternit? del moto, ? il seguente: il moto o ? eterno [A], oppure ? da ammettersi un moto primo in assoluto [B; moto che darebbe l?abbrivo]; se ? B, ci? vuol dire che il moto, prima d?essere tale, era qualcos?altro: ma tutto ci? che ? in atto, non ? che la risultante del passaggio dal non essere in potenza all?essere in atto [laddove, caro Paolo, il ?non essere? non ? la mancanza di essere, ma l?alterit? dell?essere stesso: per farti un esempio semplice, casomai grossolano, ma ? tanto per capirci: il feto ? un bambino in potenza; il bambino ? un feto ?in atto?, cio? l?espressione compiuta del feto stesso; il bambino ?, in atto, ci? che prima non era, o meglio ? ci? che prima era altro: feto]: passaggio, da potenza ad atto, che presuppone necessariamente l? ?attivazione? da parte di un moto anteriore [efficiente]: ne deriva questa contraddizione: che il moto primo, per passare da potenza ad atto, avrebbe necessitato di un moto anteriore, e quindi, in effetti, non sarebbe ?primo? [ti ricordo che l?intera fisica aristotelica si fonda sul fondamento, stavolta metafisico, del moto, definito come ?entelechia (=atto compiuto) di ci? che ? in potenza?].

L?enunciato ?tutto ci? che ?, passa da potenza ad atto, per mezzo di un moto anteriore? si spiega nel seguente modo:
il fatto che qualcosa ch?? in potenza non si sviluppi ancora in atto pu? esser dovuto [1] all?assenza di una causa efficiente, [2] all?insufficienza di tale causa, qualora essa fosse presente, [3] ad un impedimento che contrasta la sua efficienza, [4] all?assenza della causa formale, [5] all?incongruenza tra la causa formale e quella materiale.
Tutti questi casi vengon necessariamente risolti dall?intervento del moto. Per sintetizzare il tutto in un unico enunciato: la causa impediente il passaggio da potenza ad atto risiede nella ?deficienza? [ovvero ?privazione?, aristotelicamente ?steresis?; secondo la definizione di Wolff: ?il difetto di una realt? che poteva essere?] di qualche condizione o da parte della causa formale o da parte della causa materiale.
Una condizione che viene sopperita dal moto, che appunto segna il passaggio potenza-atto: ne deriva che tutto-ci?-che-si-muove [ovvero, avviene, si trasforma, passa da potenza ad atto, si realizza, vive] nel tempo ? necessariamente mosso da qualcosa, laddove il moto ? congruente e continuo [cfr. Aristotele, Fisica, VII, 1].

Visto dove ti sei andato ad infilare, eheheheh? A parte gli scherzi, ti consiglio di linkare qui:

http://www.culturanuova.net/filosofia...

per una visione pi? chiara, e pi? semplificata, del tutto.

Salutoni :)
  Traduzione De finitate motus et temporis
      Re: Traduzione De finitate motus et temporis
 

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