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Mittente:
Alexandro
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Re: ? Versione ? Cicerone
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Data:
11/11/2003 22.25.50
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Mi quoto da solo avendola tradotta or ora prima di andare a dormire. Per tal motivo ci saranno alcuni errori e imperfezioni di scelta lessicale.
Non ? inutile ricordare in che modo il sepolcro di Archimede sia stato ritrovato da Cicerone mentre ricopriva la carica di questore nella provincia di Sicilia. Era anche in un luogo deserto, dove vi era un gran numero di sepolcri, che erano da ogni parte ricoperti da rovi e cespugli e non potevano essere visti in alcun modo. Tuttavia Cicerone desiderava molto ardentemente trovarlo. Era infatti venuto a conoscenza attraverso dei libri che in quel sepolcro era stata posta una sfera con un cilindro. Per tal motivo, essendo il questore di Siracusa, si rec? alle porte di Agrigento, dove vi era quel gran numero di sepolcri, in merito al quale abbiamo gi? parlato. Qui, una volta esaminate tutte le cose con gli occhi, tra i roveti e i cespugli scorse un sostegno, non molto sporgente da terra, sul quale erano state scolpite una sfera e un cilindro. Subito si occup? sia di ripulire quel luogo con le falci, sia di scoprirlo, sia di andare a svelare il sostegno. Sulla base apparve allora un?iscrizione (che Cicerone gi? conosceva dai libri), che dichiarava che Archimede era stato sepolto in quel luogo.
La versione da tradurre (per dopodomani per?) ? ora questa, che per? serve come materiale per lo studio di Lucrezio e del De Rerum Natura nei suoi contenuti. Grazie in anticipo :)
Suave est, ventis turbantibus aequora maris, e terra spectare magnum laborem alterius, non quia sit iucunda voluptas videre quemquam vexari, sed quia suave est cemere quibus malis nos ipsi careamus. Suave est etiam tueri magna certa mina (scontri) belli sine nostra parte periculi; sed nihil dulcius est quam tenere tempia serena sapientum, bene munita doctrina, unde possis despicere (guardare dall'alto) alios passim errare, quaerere viam vitae, certare ingenio, contendere nobilitate, noctes ac dies niti praestanti labore ut emergant ad summas opes (potenza). O miseras hominum mentes, o pectora caeca! In qualibus tenebris et quantis periculis degitur hoc breve vitae spatium! Nonne videmus nihil aliud sibi naturam quaerere nisi ut (che) dolor absit seiunctus corpore et mens fruatur vita iucunda et semota ab omni cura et metu?
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• ? Versione ? Cicerone Re: ? Versione ? Cicerone Re: ? Versione ? Cicerone Re: ? Versione ? Cicerone
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