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Mittente:
bukowski
Re: Livio, Ab Urbe Condita XXXI, 17   stampa
Data:
15/11/2003 14.59.30




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Livio, Storia di Roma, XXXI, 17, passim

17. Gli Abideni, quando gi? una parte della cinta era rovinosamente crollata e i nemici, entrati attraverso dei cunicoli, si furono trovati davanti ad un muro interno tirato su in fretta e in furia, mandarono legati al re per trattare le condizioni di resa. La loro richiesta era che Filippo lasciasse andare la quadrireme di Rodi con l'equipaggio alleato e la guarnigione di Attalo e che fosse concesso agli Abideni stessi di allontanarsi dalla citt? con una veste a testa. Filippo rispose loro che non si sarebbe parlato di pace se non avessero consegnato ogni cosa e quando l'esito del colloquio fu riferito, sdegno e disperazione a tal punto fecero divampare l'odio dei cittadini che essi ebbero una rabbiosa reazione - ricordava quella dei Saguntini - e disposero che tutte le donne fossero rinchiuse nel tempio di Diana e nella palestra pubblica gli adolescenti liberi, le vergini, i lattanti con le loro nutrici; fecero portare l'oro e l'argento nel foro, fecero radunare le vesti preziose sulla nave ci Rodi e su una di Cizico che si trovavano nel porto, fecero venire i sacerdoti e delle vittime, fecero costruire degli altari in mezzo al foro. L?, come prima cosa, furono scelti degli uomini i quali, quando si fossero resi conto che i soldati di Abido erano stati massacrati combattendo davanti al muro distrutto, subito dovevano uccidere le mogli e i figli, buttare in mare l'oro, l'argento, le vesti che si trovavano sulle navi, appiccare le fiamme in quanti pi? luoghi fosse stato possibile agli edifici pubblici e privati.

Trad. G. D. Mazzocato
  Livio, Ab Urbe Condita XXXI, 17
      Re: Livio, Ab Urbe Condita XXXI, 17
 

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