Data:
18/11/2003 21.03.51
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Seneca, La costanza del saggio, IV
1. 'Quid ergo? non erit aliquis qui sapienti facere temptet iniuriam?' Temptabit, sed non peruenturam ad eum; maiore enim interuallo a contactu inferiorum abductus est quam ut ulla uis noxia usque ad illum uires suas perferat. Etiam cum potentes, et imperio editi et consensu seruientium ualidi, nocere intendent, tam citra sapientiam omnes eorum impetus deficient quam quae neruo tormentisue in altum exprimuntur, cum extra uisum exilierint, citra caelum tamen flectuntur. 2. Quid? tu putas tum, cum stolidus ille rex multitudine telorum diem obscuraret, ullam sagittam in solem incidisse aut demissis in profundum catenis Neptunum potuisse contingi? Vt caelestia humanas manus effugiunt et ab his qui templa diruunt ac simulacra conflant nihil diuinitati nocetur, ita quidquid fit in sapientem proterue, petulanter, superbe, frustra temptatur. 3. 'At satius erat neminem esse qui facere uellet.' Rem difficilem optas humano generi, innocentiam; et non fieri eorum interest qui facturi sunt, non eius qui pati ne si fiat quidem potest. Immo nescio an magis uires sapientiae ostendat tranquillitas inter lacessentia, sicut maximum argumentum est imperatoris armis uirisque pollentis tuta securitas in hostium terra.
?Che vuoi dire? Che non ci sar? nemmeno una persona che tenti di fare ingiustizia al saggio??. Ci prover?, ma essa non riuscir? mai a raggiungerlo, giacch? ha frapposto troppa distanza fra s? e le cose spicciole perch? una forza nociva possa spingere la sua prepotenza fino a lui. Anche quando i potenti, eccelsi per la loro sovranit? e forti del servilismo dei sudditi, tenteranno di nuocere, i loro attacchi si esauriranno a livello tanto inferiore a quello della saggezza, quanto quei dardi che, scagliati da corde o da macchine, prima balzano in alto a perdita d'occhio, ma poi ricadono, senza aver raggiunto il ciclo. Ancora: pensi che, quando quel re dissennato oscur? il giorno con un nembo di dardi, una sola freccia abbia colpito il sole? O che, quando cal? catene in alto mare, fosse possibile cogliere Nettuno? Come gli esseri celesti sfuggono alla mano dell'uomo e gli d?i non subiscono danno da coloro che distruggono i templi o fondono le statue, cos? tutto ci? che ? fatto contro i saggi con arroganza, insolenza, orgoglio, ? sforzo vano. ?Ma non converrebbe di pi? che non esistesse nessuno con l'intenzione di farlo??. Tu auspichi una cosa difficile alla gen?a umana: l'innocenza. Che le offese non si facciano, ? problema che riguarda chi ? disposto a farle, non chi le sa sopportare qualora gli si facciano. Anzi, forse la saggezza mostra meglio la sua forza restando tranquilla tra gli assalti, come la perfetta sicurezza mette in piena luce un comandante, forte di armi e uomini, in terra nemica.
Trad. A. Marastoni
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