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Mittente:
bukowski
Re: Traduzione De finitate motus et temporis   stampa
Data:
20/11/2003 2.46.51




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Ecco qui, caro Paolo, e scusa il ritardo. Purtroppo (invero, per fortuna: si tratta di lavoro sul web) sono molto impegnato in questo periodo, la qual cosa mi costringe a dedicare davvero poco tempo alle traduzioni, che sto smaltendo in modo in verit? molto precario (ritagli di tempo tra un pasto e l?altro, tra una corsa e l?altra). Mi rimetto alla tua comprensione :).

Dal momento che un ?moto primo? dovrebbe giocoforza precedere qualunque altro moto, il problema che si pone ? se debba acquisirsi un nuovo ?fondamento? per ci? che riguarda il ?motore? [ovvero, la causa efficiente del moto; ti ricordo che, per Aristotele, il ?motore? per eccellenza ? Dio] e di ?movibile? [ovvero, l?oggetto che pu? subire l?azione dell?essere mosso], nonch? la rimozione d?un eventuale impedimento, fondamento e rimozione grazie ai quali il motore e la cosa mossa passino da potenza in atto.
Si segnala l?opinione di Averro?, per la quale la premessa maggiore avanzata da Aristotele (nel proprio ragionamento sillogistico) a riguardo della continuit? del moto ? un moto-origine da cui derivano tutti gli altri moti ? ? quella espressa da Aristotele stesso nel VII libro della Fisica, allorquando egli ammette che, nel caso dei moti locali, si pone la necessit? di un moto primo e di un primo motore.
A dimostrazione di ci?, in quello stesso libro, ? connesso il seguente ragionamento: il motore ? sia mosso da altro, sia a sua volta ? appunto motore, e cos? di continuo, in coerenza con quel principio generale per il quale tutto ci? che muove ? a sua volta mosso da altro, principio che, secondo Averro?, risponde ad un ordine infinito.

La seconda redazione del principio aristotelico sulla continuit? del moto ? la seguente: ponendo un moto ?primo ed assoluto? che ha un inizio, s?intende che il suo ?non-essere? precede il suo ?essere? [nel senso, caro Paolo, che t?ho spiegato nel thread precedente], dal momento che tale principio ? valido per ogni cosa che abbia, appunto, un inizio; l?affermazione che, diversamente, il ?non-essere? e l? ?essere? siano senza inizio, ? inammissibile.
Se ne conviene che il moto ?primo ed assoluto?, che ha un inizio, presuppone un ?essere? ed un ?non-essere? segnati da un discrimine, necessariamente temporale, di prima-dopo. Ma ci?, a sua volta, presupporrebbe che il tempo preceda tale moto; cosa impossibile, dal momento che il tempo non ? altro che la misura del moto stesso [come detto nel thread precedente].

Salutoni :)
  Traduzione De finitate motus et temporis
      Re: Traduzione De finitate motus et temporis
      Re: Traduzione De finitate motus et temporis
 

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