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bukowski
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Re: Ira di Seneca
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Data:
24/11/2003 22.28.11
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Seneca, L?ira, II, 28, passim
1. Si uolumus aequi rerum omnium iudices esse, hoc primum nobis persuadeamus, neminem nostrum esse sine culpa; hinc enim maxima indignatio oritur: 'nihil peccaui' et 'nihil feci'. Immo nihil fateris. Indignamur aliqua admonitione aut coercitione nos castigatos, cum illo ipso tempore peccemus, quod adicimus malefactis adrogantiam et contumaciam. 2. Quis est iste qui se profitetur omnibus legibus innocentem? Vt hoc ita sit, quam angusta innocentia est ad legem bonum esse! Quanto latius officiorum patet quam iuris regula! Quam multa pietas humanitas liberalitas iustitia fides exigunt, quae omnia extra publicas tabulas sunt! 3. Sed ne ad illam quidem artissimam innocentiae formulam praestare nos possumus: alia fecimus, alia cogitauimus, alia optauimus, aliis fauimus; in quibusdam innocentes sumus, quia non successit. 4. Hoc cogitantes aequiores simus delinquentibus, credamus obiurgantibus; utique bonis ne irascamur (cui enim non, si bonis quoque?), minime dis; non enim illorum <uitio>, sed lege mortalitatis patimur quidquid incommodi accidit. 'At morbi doloresque incurrunt.' Vtique aliquo defungendum est domicilium putre sortitis. 5. Dicetur aliquis male de te locutus: cogita an priorfeceris, cogita de quam multis loquaris.
28,1. Se vogliamo essere di tutte le cose giudici equanimi, persuadiamoci in primo luogo di ci?, che nessuno di noi ? senza colpa. Di qui infatti trae origine l'indignazione pi? grande: ?Nessuna colpa ho commesso? e ?Nulla ho fatto?. Anzi, nulla ammetti: ci indigniamo di essere stati castigati con qualche ammonimento o pena, quando proprio in quel momento pecchiamo, dato che aggiungiamo alle cattive azioni arroganza e testardaggine. 2. Chi ? costui che dichiara di essere senza colpa in rapporto a tutte le leggi? quand'anche sia cos?, quanto angusta mancanza di colpa ? l'essere buono in base alla legge! per quanto pi? vasto spazio si spalanca la regola dei doveri, che non del diritto! quante cose esigono l'affetto filiale, l'umanit?, la liberalit?, la giustizia, la lealt?, tutte cose che stanno fuori dalle pubbliche tavole! 3. Ma neppure in rapporto a quella strettissima formula di mancanza di colpe, noi siamo in grado di presentarci: alcune cose le facemmo, altre le pensammo, altre le desiderammo, altre favorimmo; in certe siamo senza colpa, perch? non abbiamo avuto successo. 4. A ci? pensando, siamo pi? equanimi con chi sbaglia, crediamo a coloro che ci rimproverano; ad ogni modo, non adiriamoci con le persone dabbene - con chi non ci adireremo, se ci adiriamo anche con le persone dabbene? - e niente affatto con gli dei: non infatti per loro legge, ma per la legge della condizione dei mortali sopportiamo tutto ci? che di sgradevole ci capita. ?Eppure, malattie e dolori ci si fanno incontro?: ad ogni modo, in qualche maniera debbono cessare di usarne, coloro che hanno avuto in sorte un domicilio fatiscente. 5. Si dir? che qualcuno ha parlato male di te: pensa se tu non l'abbia fatto per primo, pensa di quanti parli male <tu>.
Trad. G. Viansino
La prima parte (ma non completa) del brano la trovi tradotta pi? letteralmente qui:
http://www.studentimiei.it/Versioni/V...
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• Ira di Seneca Re: Ira di Seneca
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