LETTERATURA torna alla homepage
PRECICERONIANA CICERONIANA AUGUSTEA IMPERIALE RISORSE
     
Ovidio


  Cerca







Progetto Ovidio - forum

pls - prima d'inoltrare richieste in forum
leggete le condizioni e i suggerimenti del FORUM NETIQUETTE

FORUM APERTO
>>> qualche suggerimento per tradurre bene (da: studentimiei.it)

--- altri forum di consulenza: DISCIPULUS.IT - LATINORUM - LATINE.NET ---



Leggi il messaggio

Mittente:
bukowski
Re: aiuto per oggi   stampa
Data:
08/12/2003 15.20.55




Rispondi a questo messaggio  rispondi al msg

Scrivi un nuovo messaggio  nuovo msg

Cerca nel forum  cerca nel forum

Torna all'indice del forum  torna all'indice
Seneca, L?ira, II, 28 passim

4. Hoc cogitantes aequiores simus delinquentibus, credamus obiurgantibus; utique bonis ne irascamur (cui enim non, si bonis quoque?), minime dis; non enim illorum <uitio>, sed lege mortalitatis patimur quidquid incommodi accidit. 'At morbi doloresque incurrunt.' Vtique aliquo defungendum est domicilium putre sortitis. 5. Dicetur aliquis male de te locutus: cogita an priorfeceris, cogita de quam multis loquaris. Cogitemus, inquam, alios non facere iniuriam sed reponere, alios pro nobis facere, alios coactos facere, alios ignorantes, etiam eos qui uolentes scientesque faciunt ex iniuria nostra non ipsam iniuriam petere: aut dulcedine urbanitatis prolapsus est, aut fecit aliquid, non ut nobis obesset, sed quia consequi ipse non poterat, nisi nos reppulisset; saepe adulatio dum blanditur offendit. 6. Quisquis ad se rettulerit quotiens ipse in suspicionem falsam inciderit, quam multis officiis suis fortuna speciem iniuriae induerit, quam multos post odium amare coeperit, poterit non statim irasci, utique si sibi tacitus ad singula quibus offenditur dixerit 'hoc et ipse commisi'. 7. Sed ubi tam aequum iudicem inuenies? Is qui nullius non uxorem concupiscit et satis iustas causas putat amandi quod aliena est, idem uxorem suam aspici non uult; et fidei acerrimus exactor est perfidus, et mendacia persequitur ipse periurus, et litem sibi inferri aegerrime calumniator patitur; pudicitiam seruulorum adtemptari non uult qui non pepercit suae. 8. Aliena uitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt: inde est quod tempestiua filii conuiuia pater deterior filio castigat, et nihil alienae luxuriae ignoscit qui nihil suae negauit, et homicidae tyrannus irascitur, et punit furta sacrilegus. Magna pars hominum est quae non peccatis irascitur sed peccantibus. Faciet nos moderatiores respectus nostri, si consuluerimus nos: 'numquid et ipsi aliquid tale commisimus? Numquid sic errauimus? Expeditne nobis ista damnare?'


4. A ci? pensando, siamo pi? equanimi con chi sbaglia, crediamo a coloro che ci rimproverano; ad ogni modo, non adiriamoci con le persone dabbene - con chi non ci adireremo, se ci adiriamo anche con le persone dabbene? ? e niente affatto con gli dei: non infatti per loro legge, ma per la legge della condizione dei mortali sopportiamo tutto ci? che di sgradevole ci capita. ?Eppure, malattie e dolori ci si fanno incontro?: ad ogni modo, in qualche maniera debbono cessare di usarne, coloro che hanno avuto in sorte un domicilio fatiscente. 5. Si dir? che qualcuno ha parlato male di te: pensa se tu non l'abbia fatto per primo, pensa di quanti parli male <tu>. Pensiamo, questo dico, che alcuni non fanno ingiuria, ma la restituiscono, altri la fanno a nostro vantaggio, altri perch? costretti, altri non sapendolo, anche quelli che la fanno con volont? e sapendolo, dall'ingiuria fatta a noi non cercano l'ingiuria in s?: o per il piacere di una spiritosaggine ha sbagliato oppure ha fatto qualche cosa non per danneggiarci, ma perch? non gli era possibile raggiungere lo scopo, se non ci avesse spinto indietro: spesso l'adulazione, mentre blandisce, offende. 6. Chiunque avr? richiamato alla sua mente quante volte ? personalmente caduto in un sospetto falso, a quanti suoi atti di cortesia la fortuna ha messo addosso un'apparenza di ingiuria, quante persone, dopo averle odiate, ha cominciato ad amare, gli sar? possibile non subito adirarsi, certamente se in silenzio avr? detto a s? stesso, a riguardo delle singole cose da cui ? offeso: ?Questo l'ho commesso anch'io. ? 7. Ma un giudice cosi equanime, dove lo troverai? colui che desidera la moglie di tutti e sufficiente motivo di amarla giudica il fatto che appartiene ad un altro, questa medesima persona non vuole che sua moglie sia guardata; e di lealt? ? attentissimo esattore la persona sleale e le menzogne persegue proprio chi ? spergiuro, e che gli sia mossa lite, nel modo pi? doloroso lo sopporta il calunniatore; che al pudore dei suoi servitorelli si attenti non lo vuole, chi non ha risparmiato il suo. 8. I difetti altrui abbiamo davanti agli occhi, alle spalle sono i nostri: di qui deriva il fatto che i banchetti del figlio, iniziati prima del tempo, un padre peggiore del figlio li castiga, e nulla perdona al lusso altrui, chi nulla ha negato al proprio, e con l'omicida il tiranno si adira, e punisce i furti il sacrilego. Gran parte degli uomini non con i peccati si adira, ma con i peccatori. Ci far? pi? moderati l'esame di noi stessi, se ci consulteremo: ?Forse che anche noi abbiamo commesso qualche cosa di simile? forse cosi abbiamo sbagliato? ci conviene condannare queste cose? ?.

Trad. G. Viansino


Seneca, Lettere a Lucilio, 41 passim

[1] Facis rem optimam et tibi salutarem, si, ut scribis, perseveras ire ad bonam mentem, quam stultum est optare, cum possis a te impetrare. Non sunt ad caelum elevandae manus nec exorandus aedituus, ut nos ad aurem simulacri, quasi magis exaudiri possimus, admittat: prope est a te deus, tecum est, intus est.
[2] Ita dico, Lucili: sacer intra nos spiritus sedet, malorum bonorumque nostrorum observator et custos; hic prout a nobis tractatus est, ita nos ipse tractat. Bonus vero vir sine deo nemo est: an potest aliquis supra fortunam nisi ab illo adiutus exsurgere? Ille dat consilia magnifica et erecta. In unoquoque virorum bonorum 'quis deus incertum est, habitat deus'.
[3] Si tibi occurrerit vetustis arboribus et solitam altitudinem egressis frequens lucus et conspectum caeli ramorum aliorum alios protegentium summovens obtentu, illa proceritas silvae et secretum loci et admiratio umbrae in aperto tam densae atque continuae fidem tibi numinis faciet. Si quis specus saxis penitus exesis montem suspenderit, non manu factus, sed naturalibus causis in tantam laxitatem excavatus, animum tuum quadam religionis suspicione percutiet. Magnorum fluminum capita veneramur; subita ex abdito vasti amnis eruptio aras habet; coluntur aquarum calentium fontes, et stagna quaedam vel opacitas vel immensa altitudo sacravit.
[4] Si hominem videris interritum periculis, intactum cupiditatibus, inter adversa felicem, in mediis tempestatibus placidum, ex superiore loco homines videntem, ex aequo deos: non subibit te veneratio eius? Non dices: 'ista res maior est altiorque quam ut credi similis huic, in quo est, corpusculo possit'?
[5] Vis isto divina descendit. Animum excellentem, moderatum, omnia tamquam minora transeuntem, quidquid timemus optamusque ridentem, caelestis potentia agitat. Non potest res tanta sine adminiculo numinis stare. Itaque maiore sui parte illic est, unde descendit.

1 Fai proprio una cosa buona e a te salutare se, come scrivi, continui ad avanzare verso la saggezza: ? insensato chiederla a dio, visto che puoi ottenerla da te. Non occorre alzare le mani al cielo o scongiurare il sacrestano che ci lasci avvicinare alle orecchie della statua, quasi potessimo trovare pi? ascolto: dio ? vicino a te, ? con te, ? dentro di te. 2 Secondo me, Lucilio, c'? in noi uno spirito sacro, che osserva e sorveglia le nostre azioni, buone e cattive; a seconda di come noi lo trattiamo, lui stesso ci tratta. Nessun uomo ? virtuoso senza dio: oppure qualcuno pu? ergersi al di sopra della sorte senza il suo aiuto? Egli ci ispira principi nobili ed elevati. In ogni uomo virtuoso
abita un dio (quale non si sa).
3 Se ti troverai davanti a un bosco folto di alberi secolari, di altezza insolita, dove la densit? dei rami, che si coprono l'un l'altro, impedisce la vista del cielo, l'altezza di quella selva, la solitudine del luogo e lo stupore che desta un'ombra tanto densa e ininterrotta in uno spazio aperto, ti persuader? che l? c'? un dio. Se una grotta, creata non dalla mano dell'uomo, ma scavata in tanta ampiezza da fenomeni naturali, sostiene su rocce profondamente corrose un monte, un sentimento di religioso timore colpir? il tuo animo. Noi veneriamo le sorgenti dei grandi fiumi; vengono innalzati altari l? dove d'improvviso scaturisce dal sottosuolo una copiosa corrente; onoriamo le fonti di acque termali, e il colore opaco o la smisurata profondit? hanno reso sacri certi laghi. 4 Se vedrai un uomo impavido di fronte ai pericoli, libero da passioni, felice nelle avversit?, tranquillo in mezzo alle tempeste, che guarda gli altri uomini dall'alto e gli d?i alla pari, non ti pervader? un senso di rispetto per lui? Non dirai: "C'? un qualcosa di troppo grande ed eccelso perch? possa ritenersi simile al povero corpo in cui si trova"? 5 Una forza divina ? discesa in lui; una potenza celeste stimola questo spirito straordinario, moderato, che passa oltre ogni cosa considerandola di poco conto, che se la ride dei nostri timori e desideri. Non pu? un essere cos? grande restare saldo senza l'aiuto divino; perci? la parte maggiore di lui ? l? da dove ? disceso.

Fonte: www.bibliomania.it

Una traduzione pi? letterale (ma non completa) di quest?ultimo brano la trovi qui:

http://www.skuola.net/latino/senecalu...
  aiuto per oggi
      Re: aiuto per oggi
 

aggiungi questa pagina ai preferiti aggiungi ai preferiti imposta progettovidio come pagina iniziale imposta come pagina iniziale  torna su

tutto il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti, ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski

  HOMEPAGE

  SEGNALA IL SITO

  FAQ 


  NEWSGROUP

%  DISCLAIMER  %

ideatore, responsabile e content editor NUNZIO CASTALDI (bukowski)
powered by uapplication.com

Licenza Creative Commons
i contenuti di questo sito sono coperti da Licenza Creative Commons