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Mittente:
bukowski
Re: De oratore   stampa
Data:
15/12/2003 23.22.55




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Cicerone, De oratore, III, passim

[149] Omnis igitur oratio conficitur ex verbis; quorum primum nobis ratio simpliciter videnda est, deinde coniuncte. Nam est quidam ornatus orationis, qui ex singulis verbis est; alius, qui ex continuatis [coniunctis] constat. Ergo utimur verbis aut eis, quae propria sunt et certa quasi vocabula rerum, paene una nata cum rebus ipsis; aut eis, quae transferuntur et quasi alieno in loco conlocantur; aut eis, quae novamus et facimus ipsi. [150] In propriis igitur est [verbis] illa laus oratoris, ut abiecta atque obsoleta fugiat, lectis atque inlustribus utatur, in quibus plenum quiddam et sonans inesse videatur. Sed in hoc verborum genere propriorum dilectus est habendus quidam atque is aurium quodam iudicio ponderandus est; in quo consuetudo etiam bene loquendi valet plurimum.

Dunque, ogni discorso ? fatto di parole il cui modo d'impiego dobbiamo esaminare, prendendole prima separatamente, poi nelle loro combinazioni, perch? l'abbellimento stilistico pu? essere di due tipi, uno basato sulle singole parole e l'altro sulla loro combinazione e la loro unione. Le parole che usiamo possono essere termini propri e, per cosi dire, appellativi determinati, nati quasi contemporaneamente alle cose stesse, oppure termini usati metaforicamente e collocati in certo qual modo in un posto altrui, oppure neologismi che creiamo noi stessi. Nel caso dei termini appropriati, il merito dell'oratore consiste nel rifuggire vocaboli terra terra o disusati e nell'usarne di scelti e segnalati, che diano un'impressione di pienezza e sonorit?. Ma in questo genere di vocaboli appropriati bisogna operare una certa selezione e questa va soppesata in base al giudizio delle orecchie; anche l'abitudine di parlare bene ha molta importanza in questa scelta.

Trad. AAVV BUR
  De oratore
      Re: De oratore
         Re: De oratore
 

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