Data:
05/01/2004 23.02.15
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Cicerone, Pro domo sua, 146-147 passim
Non me bonorum direptio, non tectorum excisio, non depopulatio praediorum, non praeda consulum ex meis fortunis crudelissime capta permovet: caduca semper et mobilia haec esse duxi, non virtutis atque ingeni, sed fortunae et temporum munera, quorum ego non tam facultatem umquam et copiam expetendam putavi quam et in utendo rationem et in carendo patientiam. [147] Etenim ad nostrum usum prope modum iam est definita moderatio rei familiaris, liberis autem nostris satis amplum patrimonium paterni nominis ac memoriae nostrae relinquemus: domo per scelus erepta, per latrocinium occupata, per religionis vim sceleratius etiam aedificata quam eversa, carere sine maxima ignominia rei publicae, meo dedecore ac dolore non possum. Quapropter si dis immortalibus, si senatui, si populo Romano, si cunctae Italiae, si provinciis, si exteris nationibus, si vobismet ipsis, qui in mea salute principem semper locum auctoritatemque tenuistis, gratum et iucundum meum reditum intellegitis esse, quaeso obtestorque vos, pontifices, ut me, quem auctoritate studio sententiis restituistis, nunc, quoniam senatus ita vult, manibus quoque vestris in sedibus meis conlocetis.
Non mi angustia il saccheggio dei miei beni, la demolizione dell'edificio, la devastazione delle terre, n? il bottino dei consoli, crudelmente prelevato dalle mie sostanze; ho sempre ritenuto che questi fossero beni caduchi e instabili, dovuti non al valore e al talento, ma alla fortuna e alle circostanze; e non ho mai pensato che disporre in abbondanza fosse altrettanto desiderabile quanto farne uso con discernimento, e affrontarne la mancanza con spirito di sopportazione. 147. E in effetti, la gestione dei miei averi ? ormai all'incirca regolata sulle mie necessit?, e ai miei figli lascer? il patrimonio, sufficientemente ricco, del nome paterno e della mia memoria; ma di una casa che mi ? stata strappata col delitto, che ? stata occupata con un atto di brigantaggio, e ricostruita, sotto l'apparenza dello zelo religioso, in maniera ancora pi? scellerata di quella in cui era stata demolita, non posso restare privo senza la pi? grande ignominia per lo stato n? senza mio disonore e dolore. Pertanto, se voi sentite che il mio ritorno ? ben accetto e gradito agli dei immortali, al senato, al popolo romano, all'Italia tutta, alle province, alle nazioni straniere, e a voi stessi, che ai fini della mia salvezza avete sempre svolto un ruolo di primo piano e autorevolissimo, io vi prego e vi scongiuro, o pontefici, dopo che mi avete richiamato con la vostra autorit?, il vostro interessamento e i vostri interventi in senato, di ricollocarmi ora nella mia dimora, giacch? questo ? il volere del senato, anche con le vostre stesse mani.
Trad. E. Narducci
saluti
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