Data:
13/02/2004 16.30.55
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Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, X, 10 passim
Erano gi? sei giorni che il cadavere del re giaceva nella bara e i pensieri di tutti, rivolti alla sistemazione del nuovo assetto politico, si erano distolti da un cosi solenne dovere. In nessun'altra regione la calura ? pi? intensa che nella Mesopotamia, tanto che molti animali, che ne sono sorpresi sul suolo spoglio, ne vengono uccisi: tanto ? l'ardore del sole e del cielo che, come un fuoco, brucia ogni cosa! Le sorgenti d'acqua sono rare e vengono tenute nascoste dall'inganno degli indigeni; ad essi solo ne ? consentito l'uso, ai forestieri invece ? sconosciuto. Riferisco un fatto, dovuto alla tradizione pi? che alla certezza: quando finalmente gli amici ebbero il tempo di dedicare le loro cure alla salma, quelli che entrarono videro che nessun principio di decomposizione, neppure il pi? piccolo lividore l'aveva guastata. Anche il senso di vigore, che deriva dalla condizione vitale, non aveva ancora abbandonato l'espressione del volto. Gli Egiziani e i Caldei, pertanto, che avevano l'ordine di imbalsamare, secondo il loro costume, il corpo, non osarono in un primo tempo toccarlo, come se fosse ancora vivo. Quindi, dopo aver pregato perch? fosse, dal diritto umano e divino, consentito ad esseri mortali di toccare un dio, purificarono il corpo; il sarcofago d'oro fu riempito di profumi e sul capo di Alessandro furono poste le insegne della sua fortuna. Parecchi hanno creduto che Alessandro fosse stato ucciso con veleno.
Trad. A. Giacone
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