Data:
15/02/2004 11.58.37
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Cicerone, De domo sua, 86-87
Come insegnano gli annali del popolo romano e le testimonianze dell'antichit?, uomini celebri come Quinzio Cesone, Marco Furio Camillo e Gaio Servilio Ahala, pur avendo accumulato eccellenti benemerenze nei confronti dello stato, tuttavia dovettero subire la violenza e la collera del popolo aizzato contro di loro, e condannati dai comizi centuriati, dopo esser fuggiti in esilio, furono poi nuovamente reintegrati nella loro precedente dignit? dallo stesso popolo, ormai placatosi. Se nel caso di costoro, che pure erano stati condannati, la sventura non solo non ha sminuito la gloria di nomi eccelsi, ma le ha perfino dato lustro - infatti, se ? preferibile portare a termine la vita senza dolore e senza avere sub?to oltraggi, tuttavia all'immortalit? della gloria contribuisce pi? l'essere stato rimpianto dai propri concittadini che il non aver mai sub?to un torto da parte loro -, nel caso mio, che sono partito senza nessun giudizio del popolo, e sono ritornato tra i pi? lusinghieri giudizi di tutti, la sventura dovr? valere come un insulto o come una accusa? 87. Publio Popilio fu un cittadino che sempre dimostr? energia e coerenza nel suo collocarsi, in politica, dalla parte migliore; tuttavia, nell'intera sua vita, non vi ? titolo maggiore di gloria che la sua stessa sventura. Infatti, chi ormai ricorderebbe i suoi meriti verso lo stato, se egli non fosse stato cacciato dai malvagi e rimpatriato grazie all'azione della gente perbene? Di Quinto Metello fu brillante il comando militare, eccellente la censura, ricca di prestigio la vita tutta; tuttavia ? stata la sventura a consacrare la gloria di quest'uomo a sempiterna memoria.
Trad. E. Narducci
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