Data:
15/02/2004 11.59.10
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Seneca, L?ira, III, 31
31,1. A nessuno che si volge a guardare le cose altrui, piacciono le proprie: di qui, anche con gli dei ci adiriamo, perch? qualcuno ci sta davanti, dimentichi di quanti uomini ci stanno alle spalle, e quanto grande invidia segua alle spalle, chi invidia poche persone. Tanto grande, tuttavia, ? la sfrontatezza degli uomini, che, sebbene molto abbiano ricevuto, vale come ingiuria il fatto che era possibile ricevere di pi?. 2. ?Mi ha dato la pretura, ma io avevo sperato il consolato; mi ha dato i dodici fasci, ma non mi ha fatto console ordinario; ha voluto che dal mio nome sia contato l'anno, ma me ne manca per il sacerdozio; sono stato cooptato nel collegio, ma perch? in uno solo? ha portato a conclusione la mia carriera politica, ma nessun contributo ha dato al patrimonio; mi ha dato ci? che doveva dare a qualcuno, di suo, non mi ha messo a disposizione nulla?. 3. Ringrazia piuttosto per ci? che hai ricevuto: il resto aspettalo, e gioisci di non essere ancora sazio. Fra i piaceri c'? che resti qualche cosa da sperare. Tutti hai vinto: allietati di essere il primo nell'animo del tuo amico; molti ti vincono: considera quante pi? persone precedi, che non segui. Quale difetto in te sia il pi? grande, tu chiedi? metti insieme conti sbagliati: ci? che ? stato da te dato, lo valuti molto, ci? che hai ricevuto, poco.
Trad. G. Viansino
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