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Seneca: I terremoti,
Naturales quaestiones, VI, 21, 2 ss.
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I terremoti.
Vi sono, secondo Posidonio, due specie
di terremoto. Ciascuno ha un nome proprio: un tipo di terremoto
è quello sussultorio, quando la terra è scossa e si
muove in senso verticale; l'altro è quello ondulatorio, per
cui la terra ondeggia piegando alternativamente sui fianchi a guisa
di una nave. lo credo che ce ne sia anche un terzo, quello che è
designato con un termine latino. Non senza ragione, infatti, i nostri
antenati parlavano di "tremito della terra", ed esso è
differente dalle altre due forme di terremoto, ché in questo
caso né in senso verticale né in senso orizzontale
sono scosse tutte le cose, ma vibrano, cosa che è, in siffatta
evenienza, minimamente pericolosa. Alla stessa maniera di gran lunga
più dannosa è la scossa ondulatoria di quella sussultoria,
ché se non si riproduce subito un movimento in senso contrario,
che raddrizzi gli edifici piegati, necessariamente avviene il crollo.
Essendo tra loro diverse queste forme di terremoto, differenti ne
sono anche le loro cause. Parliamo prima, dunque, del terremoto
sussultorio. Se a volte dei pesanti carichi sono trascinati da file
di carri e le ruote, girando con uno sforzo considerevole, s'imbattono
in un terreno accidentato, tu sentirai che il suolo ne è
scosso. Riferisce Asclepiòdoto che per effetto della caduta
di un macigno dal fianco di una montagna le case vicine, per la
scossa prodotta, crollarono. Lo stesso può avvenire sotto
terra, che cioè uno di quei massi sospesi sulle rupi staccandosi
cada col suo immenso peso e con grande fragore in una sottostante
cavità, tanto più violentemente, quanto più
pesantemente vien giù o quanto maggiore è l'altezza
da cui cade: da ciò lo scuotimento di tutta la volta della
caverna sotterranea. Né è credibile che questi macigni
si stacchino soltanto per effetto del loro peso, ma passando al
di sopra di essi dei corsi d'acqua, la sua continua infiltrazione
corrode le giunture della pietra ed ogni giorno porta via qualche
cosa a quelle parti a cui il masso è saldato, e - per così
dire - porta via la pelle che lo tiene attaccato. Quindi questo
lungo assottiglia mento nel volger del tempo continuamente indebolisce
quelle parti che ogni giorno corrode e che alla fine non sono più
in grado di sopportare il carico. Allora macigni di peso enorme
piombano giù; allora quel masso precipitato, non permettendo
che rimanga fermo tutto ciò che, reggendosi di già
a mala pena, ha ricevuto il suo urto, "con gran fragore vien
giù, e ogni cosa d'improvviso sembra crollare", come
dice il nostro Virgilio.
Questa sarà la causa del terremoto sussultorio. Ora passo
all'altra specie di terremoto. La terra è per natura porosa
e racchiude dentro di sé molte parti vuote. Per queste porosità
passa l'aria, che, quando vi penetra in grande quantità senza
poterne uscire, scuote la terra. Questa spiegazione è approvata
anche da altri, come dicevo sopra, se il numero dei testimoni potrà
avere qualche valore presso di te.
(Trad. di A. Traglia)
[21,2] Duo genera sunt, ut Posidonio placet,
quibus mouetur terra. Utrique nomen est proprium: altera succussio
est, cum terra quatitur et sursum ac deorsum mouetur, altera inclinatio,
qua in latera nutat alternis nauigii more. Ego et tertium illud
existimo quod nostro uocabulo signatum est; non enim sine causa
tremorem terrae dixere maiores, qui utrique dissimilis est; nam
nec succutiuntur tunc omnia nec inclinantur sed uibrantur, res
minime in eiusmodi casu noxia; sicut longe perniciosior est inclinatio
concussione: nam nisi celeriter ex altera parte properabit motus
qui inclinata restituat, ruina necessario sequitur.
[22,1] Cum dissimiles hi motus inter se sint, causae quoque eorum
diuersae sunt. Prius ergo de motu quatiente dicamus. Si quando
magna onera per uices uehiculorum plurium tracta sunt et rotae
maiore nisu in salebras inciderunt, terram concuti senties.
[22,2] Asclepiodotus tradit: cum petra e latere montis abrupta
cecidisset, aedificia uicina tremore collapsa sunt. Idem sub terris
fieri potest, ut ex his quae impendent rupibus aliqua resoluta
magno pondere ac sono in subiacentem cauernam cadat, eo uehementius
quo aut plus ponderis uenit aut altius: et sic commouetur omne
tectum cauatae uallis.
[22,3] Nec tantum pondere suo abscindi saxa credibile est sed
cum flumina supra ferantur, assiduus umor commissuras lapidis
extenuat et cotidie aliquid his ad quae religatus est aufert et
illam, ut ita dicam, glutem, qua continetur, abradit. Deinde longa
per aeuum deminutio usque eo infirmat illa quae cotidie attriuit,
ut desinant esse oneri ferendo:
[22,4] tunc saxa uasti ponderis decidunt; tunc illa praecipitata
rupes quicquid ab imo repercussit non passura consistere "
sonitu uenit, et ruere omnia uisa repente", ut ait Uergilius
noster.
[23,1] Huius motus succutientis terras haec erit causa: ad alteram
transeo. Rara terrae natura est multumque habens uacui: per has
raritates spiritus fertur, qui, ubi maior influxit nec emittitur,
concutit terram.
[23,2] Haec placet et aliis, ut paulo ante rettuli, causa, si
quid apud te profectura testium turba est [...].
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