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profilo essenziale di storia del diritto romano

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L'ETA' IMPERIALE/3
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La decadenza: Diocleziano e Costantino.

Dopo la fine dell’età dei Severi, l’unico punto fermo nella compagine statale era l’esercito, e dell’imposizione militare fu un tipico prodotto Massimino Trace, primo imperatore del nuovo periodo. Gli imperatori che lo seguirono rappresentano la riscossa del mondo Senatorio, in particolare Pupieno e Balbino, primo e ultimo esempio di piena collegialità tra due imperatori. Filippo venne considerato dai Padri della Chiesa come il primo imperatore Cristiano. Gallieno tolse definitivamente ai Senatori il comando delle legioni, spezzando così l’unico tramite fra Senato ed esercito. Con Aureliano si assiste ad un vigoroso tentativo di ripresa sotto il segno della lotta contro i barbari: si creò una cerchia di mura intorno a Roma e i barbari che avevano invaso l’Italia settentrionale furono sconfitti nelle battaglie di Fano e Pavia. Probo permise ad alcune popolazioni barbare di stanziarsi entro i confini dell’impero, e pagò loro un tributo perché li difendessero. A Probo successe Caro e a questi i figli Carino e Numeriano. Quest’ultimo, cui era stato affidata la parte orientale dell’impero, fu ucciso e al suo posto fu acclamato Diocleziano. Contro questi mosse Carino che – dopo averlo sconfitto nella Mesia – fu però ucciso dai suoi soldati lasciando Diocleziano imperatore unico.

Diocleziano
Le riforme di Diocleziano interessano numerosi campi, da quello istituzionale a quello economico e fiscale. La riforma tetrarchica prevedeva che l’impero fosse guidato da due Augusti, uno d’Oriente e uno d’Occidente. Questi avrebbero nominato dei Cesari che dopo un certo periodo di tempo sarebbero diventati Augusti e così via. Con Diocleziano venne sancita anche la divisione assoluta tra il potere civile, esercitato dai “praesides”, e quello militare, esercitato dai “duces”. La riforma fiscale consiste in una rinnovata politica di imposizione basata su due tasse: la capitatio, riguardante le unità lavorative, e la iugatio, riguardante le unità di superficie coltivabile. Le tasse vengono riscosse dai decurioni, rappresentanti della Curia locale, per i quali vale il principio della responsabilità collettiva, secondo cui essi rispondono personalmente per il gettito fiscale, autoritativamente fissato, del territorio loro affidato. Con l’editto dei prezzi venivano fissati i prezzi di tutte le merci, anche quelle più umili, ed erano validi per tutto l’impero.
Per rendere più incisiva la sua opera di persecuzione contro i Cristiani, Diocleziano emanò un editto secondo il quale tutti i cittadini dell’impero dovevano munirsi di un certificato che attestasse l’avvenuto sacrificio da parte loro all’immagine dell’Imperatore. Inoltre egli fu il primo imperatore che operò le persecuzioni con il rito inquisitorio (senza attendere la delatio).
L’epoca diocleziana ci ha lasciato i primi due codici della storia imperiale:
  • il codice Gregoriano, redatto fra il 292 e il 293 in 15 libri;
  • il codice Ermogeniano, che raccoglie i rescritti dal 293 al 294.
Diocleziano avrebbe anche legato ogni individuo alla propria professione, creando una sorta di ereditarietà coatta dei mestieri: in un’età caratterizzata da una simile crisi economica, la società tende a serrarsi in corporazioni di mestieri, ai livelli più bassi per escludere la concorrenza e assicurarsi la sussistenza; a quelli più alti per assicurarsi il potere.

Costantino
Ritiratosi a vita privata Diocleziano, dopo varie vicissitudini, prevalse la personalità di Costantino, figlio di Costanzo Cloro, il cesare di Diocleziano. Egli emanò l’editto di tolleranza nei confronti del Cristianesimo. Costantino prende atto del fatto che ormai nell’Impero l’unica organizzazione efficiente è quella cristiana, e concede numerosi privilegi alle istituzioni ecclesiastiche.


L’amministrazione civile fu affidata a funzionari fissi:
  • il comes sacrorum largitionum, che sovraintendeva alle finanze locali;
  • il quaestor sacri palatii, con competenza in campo giudiziario;
  • il magister officiorum, che si occupava del carteggio con i vari uffici provinciali.
La capitale fu spostata da Roma a Bisanzio, ribattezzata Costantinopoli. Alla morte di Costantino restò sul trono il figlio Costanzo II a cui successe Giuliano l’Apostata, che tentò di riprendere la politica filopagana, ma morì dopo appena due anni di regno, durante una spedizione in Persia.
Con l’imperatore Graziano, il Cristianesimo divenne l’unica religione ammessa nell’Impero. Teodosio, fu l’ultimo imperatore a regnare su tutto l’impero: ai suoi successori, i figli Arcadio e Onorio, furono infatti assegnate rispettivamente la parte orientale e quella occidentale. Ad Arcadio successe Teodosio II a cui si deve l’omonimo codice e la celebre “Legge delle citazioni”, che serviva a mettere ordine nella sterminata produzione giurisprudenziale.

La divisione dell’Impero e la fine dell’Impero d’Occidente.

Nella mente di Teodosio [nel riquadro], la divisione aveva un carattere amministrativo, ferma restando l’unità dell’impero. Tuttavia furono esigenze reali a suggerire la divisione: l’occidente non era più in grado di difendersi, mentre gli eserciti dell’Oriente presidiavano efficacemente le frontiere.
Nell’ultima fase dell’impero, l’unica forma di costituzione rimasta in uso è l’editto. Gli atti normativi di una parte dell’Impero avevano valore nell’altra parte solo se comunicati mediante una “pragmatica sanctio” .
L’esigenza giuridica primaria, in questo periodo, è quella di eliminare le contraddizioni tra le varie costituzioni e di operare una distinzione tra leggi generali e leggi speciali, compito a cui cercò di far fronte il Codice Teodosiano. Questo codice venne emanato anche in occidente, tanto che noi lo possediamo solo in quanto è contenuto nella Lex Romana Wisigothorum, una delle leggi romano-barbariche.
Quest’ultime sono:
  • l’editto di Teodorico: questo re si riteneva investito direttamente da Zenone, l’imperatore d’Oriente, per cui la compilazione in questione – pubblicata nel 500 – conteneva disposizioni valide sia per i romani che per gli ostrogoti. Constava di 154 articoli, ricavati ciascuno da un testo delle leges o degli iura, soprattutto dai codices, dalle Sententiae di Paolo ecc. Vi sono anche alcune norme nuove, non si sa se di origine ostrogota oppure derivate dalla pratica;
  • la lex Romana Burgundionum, in 46 titoli, diretta alla parte romana della popolazione del regno dei Burgundi;
  • la lex Romana Wisigothorum o Breviarum Alarici: applicata nell’impero che i Visigoti avevano conquistato, fu preparata da giuristi romani che alle singole costituzioni facevano seguire una interpretazione (riassunto in forma spicciola). L’opera – che si basa su fonti sia occidentali che orientali – è importante per il materiale che ci ha conservato.
Alla morte di Teodorico, il regno fu assunto da Atalarico, sotto la tutela della madre Amalasunta. Morta quest’ultima scoppiò la guerra greco-gotica, con cui l’imperatore d’Oriente Giustiniano cercò di impadronirsi dell’Italia. Durante questa guerra Roma fu saccheggiata 5 volte e la sua popolazione fu distrutta per i 4/5.

La compilazione di Giustiniano.

Giustiniano, come i suoi predecessori, volle preparare una legislazione conforme alle esigenze dei suoi tempi e tuttavia così aderente alla tradizione romana, da presentarsi come il coronamento dell’opera della giurisprudenza classica.

Il Codex
La grandiosa opera di compilazione – il cui risultato fu il Corpus Iuris Civilis – ebbe inizio con una raccolta di leggi progettata da Giustiniano e dal suo ministro Treboniano. Nel 528 Giustiniano, con una costituzione (Haec quae necessario) nominò una commissione di dieci membri con il compito di compilare un nuovo codice, nel quale fosse contenuto il materiale dei codici Gregoriano, Ermogeniano, Teodosiano e le ultime costituzioni imperiali. L’opera fu compiuta in brevissimo tempo e il codice venne pubblicato il 7 aprile 529.



Digesta seu pandectae
Nel 530 Giustiniano, con la costituzioni Deo auctore, ordinò una compilazione dei digesta o pandectae. Si trattava di raccogliere i brani degli scritti dei giureconsulti muniti di ius respondendi. Tali brani, poiché dovevano essere necessari per la comprensione dell’ordinamento giuridico, dovettero essere modificati, eliminando ciò che era andato in desuetudine.

Le Institutiones
Mentre era ancora in corso la compilazione del digesto, Giustiniano ordinò la stesura di un trattato elementare di diritto ad uso scolastico da sostituire alle Istituzioni di Gaio.

Il Novus Iustinianus codex repetitae praelectionis
Dopo la promulgazione del Digesto e delle Institutiones, il Codice, compilato alcuni anni prima, apparve superato e una commissione, composta da Treboniano, Doroteo e tre avvocati, ebbe l’incarico di redigere una nuova edizione di esso che venne alla luce il 17 novembre del 534: il Novus Iustinianus codex repetitae praelectionis, diviso in dodici libri, a loro volta divisi in rubriche, che è giunto a noi.

Le Novellae
Giustiniano non si limitò alla compilazione ma pubblicò anche numerose costituzioni delle quali alcune veramente innovatrici. Fondamentali furono quelle sulle successioni legittime e sui matrimoni.

La fine dell’Impero.

Tre anni dopo la morte di Giustiniano l’Italia fu invasa dai Longobardi (568).
L’impero d’Occidente si dissolse definitivamente e Bisanzio – formalmente imperiale e romana – si allontanò sempre più dall’eredità dell’antica Roma e del suo Impero.


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