La natura
del regime Augusteo e il problema della successione.
Quanto alla natura del regime augusteo, gli storici hanno elaborato diverse
teorie. Il Mommsen sostenne la teoria
diarchica, o degli ordinamenti paralleli, secondo cui Augusto
creò un ordinamento nuovo che si affiancava a quello repubblicano;
Arangio Ruiz ritiene invece che si tratti di una situazione di
protettorato:
Stato protetto è la Repubblica formalmente intatta, Stato protettore
la Monarchia .
La considerazione globale è che nessun governo assoluto ha mai
voluto presentarsi come tale, e si è
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Theodor Mommsen |
sempre definito democratico:
i regimi assoluti sono regimi fattuali, e tale è quello Augusteo.
In conclusione si può affermare che durante periodo in esame l’affermazione
di un nuovo organo dello Stato, il Principe, causò il graduale
assorbimento, da parte di questo, delle antiche competenze dei vari organi,
lasciando formalmente intatto, ma concretamente sempre più vuoto,
l’ordinamento repubblicano.
Il frutto più importante del nuovo regime fu senza dubbio la pace
che era, dopo decenni di sanguinose lotte, un’esigenza insopprimibile.
La classe che trasse maggiore vantaggio dal nuovo assetto costituzionale
fu il ceto medio, composto da professionisti, funzionari, ufficiali, impiegati
ecc. Si moltiplicarono difatti gli impieghi a reddito fisso e quindi gran
parte dei cittadini si trovavano ad essere mantenuti ma anche a dipendere
dallo Stato.
Con la morte di Augusto si apre il problema della successione. Molti storici
affermano che non si trattò di un potere monarchico perché
non ci fu trasmissione ereditaria. Ma in realtà Augusto fece di
tutto per rendere ereditaria la sua carica. Ebbe infatti tre mogli ma
non una discendenza diretta maschile. Augusto pensò ai figli che
Giulia – sua figlia con la moglie Scribonia – aveva avuto
da Agrippa (uno dei tre mariti di costei): però due morirono giovani
e uno fu esiliato. Rimase Tiberio, figlio di primo letto di Livia Drusilla
(terza moglie di Augusto) e Tiberio Nerone, nonché marito di Giulia.
I Giulio-Claudi.
Con la morte di Augusto si apre l’età Giulio-Claudia; questa
è un’epoca di profondi cambiamenti, in cui si sviluppano
e si assestano le novità dell’epoca augustea. Inoltre, l’età
Giulio-Claudia è l’età dei primordi del Cristianesimo
e delle sue prime persecuzioni.
Tiberio
Tiberio, come si è detto, è il successore designato di Augusto.
Egli sa di non avere lo stesso carisma del suo predecessore e così
cerca di operare in accordo con il Senato. Rifiuta di essere considerato
oggetto di culto e rinuncia all’appellativo di padre della patria.
Sotto Tiberio, gli equites escono dalle centurie che si occupano
della “ destinatio” dei magistrati, rompendo così
l’equilibrio con i Senatori. Nel 31 il prefetto del pretorio Seiano,
approfittando della lontananza da Roma di Tiberio, aveva cercato di instaurare
una forma di coregenza con l’imperatore ma fu da questi
fatto giustiziare come reo di tradimento.
In questo periodo vi fu un enorme afflusso di capitali in moneta pregiata
in Italia, capitali che riprendevano la via delle province nel commercio
di beni di lusso di cui usufruiva la classe Senatoria. Non vi erano infatti
per questo denaro possibilità di investimento in quanto la maggior
parte della popolazione viveva a livelli di sussistenza. Tiberio cercò
di porre rimedio a tale situazione obbligando i detentori di capitali
ad acquistare terreni italici: ma i terreni erano molti, i prezzi calarono
e ciò provocò la rovina degli ultimi agricoltori e dei piccoli
proprietari.
Caligola
A Tiberio successe Caligola. La tradizione dice che egli fu per qualche
tempo un buon imperatore ma poi impazzì. In realtà, mentre
in un primo tempo Caligola accettò la tutela del Senato, successivamente
cercò di sottrarvisi, tentando di dar vita ad una monarchia di
stampo ellenistico.
Claudio
Di Claudio, la tradizione dice che, schiavo delle sue donne e dei suoi
liberti, visse più da liberto che da libero; fu acclamato dalle
corti pretorie quando era già in età avanzata. Egli sviluppò
l’apparato amministrativo e ciò necessitava dell’uso
di schiavi e di liberti che acquistarono, così, poteri enormi.
Fu ripresa inoltre la politica espansionistica in Britannia e in Mauritania,
che servì a fornire i fondi necessari all’opera dell’imperatore.
Sotto Claudio si ebbe la prima persecuzione cristiana: Svetonio narra
che gli Ebrei che tumultuavano sotto l’impulso cristiano furono
espulsi da Roma.
Nerone
Nerone era figlio di Domizio Enobarbo e di Agrippina. Anche lui, come Caligola,
fu inizialmente un buon imperatore ma tentò poi di instaurare una
monarchia ellenistica di carattere assoluto. Concesse la cittadinanza
romana ai Greci. Nel 64 si assiste alla svalutazione della moneta d’oro
(impiegata per la tesaurizzazione) rispetto a quella d’argento (impiegata
per i commerci): ciò comportò la rovina di molte famiglie
Senatorie.
I Flavi.
Il 69 fu l’anno dei “quattro imperatori”,
Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano. Alla morte di Nerone, infatti,
seguirono vari pronunciamenti, sia militari che Senatori, che ebbero
il valore di una rivincita contro il regno di tipo ellenistico.
Galba
Galba era un vecchio Senatore, restò pochissimo al potere e morì
in una sommossa. A lui la tradizione attribuisce un discorso –
il manifesto ideologico della futura età aurea dell’impero
– riguardo all’adozione del successore da parte del principe.
Caratteristica di Galba è il tentativo di conciliare il potere
Senatorio e la costituzione del Principato: ma i tempi non sono maturi
e Galba verrà ucciso durante un tumulto della plebe urbana.
Otone e Vitellio
Otone [ nel riquadro], uomo ricchissimo, restò pochissimo
al potere perché contemporaneamente si sollevarono gli eserciti
stanziati sul Reno, che elessero imperatore Vitellio, e quelli stanziati
in Palestina che elessero
imperatore Vespasiano. Vitellio sconfisse Otone nei pressi di Cremona
ma a sua volta venne sconfitto da Vespasiano.
Vespasiano
Vespasiano è il fondatore della dinastia dei Flavi: di origini
modeste, è il prototipo dell’imperatore eletto dal suo
esercito. Con Vespasiano, a capo dell’apparato burocratico creato
da Claudio cominciarono a trovarsi – affiancati dai liberti imperiali
– i cavalieri. Nel 70 Gerusalemme fu conquistata e iniziò
la diaspora ebraica.
Fu concessa la cittadinanza anche agli spagnoli e iniziò a delinearsi
la divisione fra Occidente romano e Oriente non romano.
Vespasiano riassestò le finanze statali, applicando un severo
regime di economie nelle pubbliche spese e vendendo i beni accumulati
dai Giulio-Claudi; non si appoggiò ufficialmente all’esercito
ma anzi tentò di farlo rientrare nei limiti della necessaria
disciplina; non approfittò della forza militare, e restituì
formalmente al Senato e ai comizi la potestà di eleggere i principi.
Risale a Vespasiano la famosa lex
de imperio Vespasiani risalente al 69 o al 70:
- discusso è il suo contenuto e il suo significato, perché
mentre secondo alcuni fu un atto unitario di attribuzione dell’imperium,
altri negano tale interpretazione;
- rimane dubbio se essa vada intesa come attribuzione al solo Vespasiano
di speciali poteri, o come conferma dei poteri già attribuiti
ai principi a partire da Augusto;
- può essere vista come prima sanzione legislativa del nuovo
ordinamento costituzionale, oppure come tentativo di inserire il principato
nell’ordinamento equiparandolo ad una magistratura.
Tito e Domiziano
Tito [ nel riquadro], figlio di Vespasiano, è noto come
“delizia del genere umano”; la novità del suo regno
è la penetrazione del Cristianesimo in ambienti molto vicini all’imperatore.
Suo fratello, Domiziano, è stato dipinto invece come un principe
crudele; fu nemico del Senato che indebolì concedendo sempre più
potere al consilium principis, un organo senza importanza introdotto
da Augusto con funzioni consultive. Riprese la politica espansionistica
e creò i campi decumati, avamposti militari. Con Domiziano
si ebbe la seconda grande persecuzione cristiana dove vi morirono personaggi
illustri come Flavio Clemente, cugino dell’imperatore e console.
Morì in una congiura di palazzo nel 96.
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