Flavio Stilicone, di origine vandala, governò in pratica l'Impero d'Occidente come reggente di Onorio, troppo giovane per il comando.
La sua carriera era stata inizialmente favorita dal padre di Onorio, Teodosio I, di cui aveva sposato la nipote Serena nel 384 circa; in seguito rinsaldò questi vincoli di parentela dando la figlia in moglie ad Onorio. Nel 394 Stilicone fu nominato "magister peditum" (comandante in capo) e, alla morte dell'imperatore, affermò di essere stato designato tutore non solo di Onofrio, ma anche del fratello maggiore Arcadio, erede all'impero d'Oriente.
Questa pretesa provocò una frattura tra le due corti imperiali e nel 399 Stilicone fu dichiarato nemico dello Stato dal governo di Costantinopoli. Tentò per due volte di far valere il suo presunto diritto, la prima volta intervenendo senza successo contro Alarico e i suoi Visigoti in Grecia (397) e in seguito (407) pattuendo un accordo con Alarico che prevedeva l'annessione dell'Illirico orientale. Quest'ultimo progetto fu mandato a monte dalle notizie dell'invasione della Gallia da parte di Costantino III.
Quindi Stilicone costrinse il Senato a soddisfare le richieste di Alarico che minacciava l'Italia. Questo fornì ai nemici di Stilicone il pretesto per insinuare accuse di tradimento; nel 408 le truppe si ammutinarono contro gli ufficiali di Stilicone, che fu arrestato e giustiziato (22 agosto 408).
La sua collaborazione con Alarico negli ultimi anni lo fece apparire un traditore agli occhi di molti, ma egli aveva respinto l'invasione gotica dell'Italia nel 401-2 e la sua successiva disponibilità a trattare anzichè combattere ritardò i disastri che seguirono subito dopo la sua morte nella penisola.
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