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RELIGIO ROMANA

--- La religione romana ---

 

 

IL TEMPIO

Cybele, madre degli dei, era adorata a Pessinonte, in Frigia. E' una divinità della Terra protettrice dei campi e dell'agricoltura.
Durante la Seconda Guerra Punica (circa 205 a.C.), i Libri Sibillini consigliarono ai Romani di cercare e recuperare a Pessinonte la pietra nera rappresentante la madre degli dei. La pietra fu successivamente conservata nel Tempio di Vittoria.
La costruzione di un Tempio di Magna Mater cominciò nel 204 a.C. e fu conclusa nel 191 a.C. Esso era posizionato nella parte sud-ovest del Colle Palatino e fu consacrata ufficialmente nell'Aprile del 191.
L'edificio bruciò per ben due volte: prima nel 111 a.C. e poi, dopo la ricostruzione, nel 3 D.C. Fu definitivamente ricostruito da Augusto.
Il nuovo tempio fu elevato su un'alta base con una grande scalinata. La facciata è esastile e corinziana e non ci sono colonne sui lati (prostilo).
Augusto fu molto mostrò sempre la sua vicinanza al culto di Cibele e sua moglie Livia fu assomigliata alla dea. Il culto ebbe una grande estensione fino alla fine dell'Impero (o per meglio dire fino all'interdizione del paganesimo)

1a RELAZIONE di Marcus Iulius Perusianus

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Prima una breve introduzione storico-archeologica e un sunto di un articolo sul culto della Magna Mater a Roma, quindi procedo nella stesura secondo i quesiti che mi hai posto. Alla fine delle considerazioni sulla presunta statua della Dea, nonché dei titoli su pubblicazioni relative di probabile interesse.

Notizie storico-archeologiche
Risale al 204 a.C. l'introduzione a Roma del culto di Cibele, in coincidenza dell'arrivo del suo simulacro
( una pietra nera di forma conica) proveniente da Pessinunte nell'Asia Minore. Dietro il culto di Cibele (la Magna Mater) si nasconde quello della dea orientale Shub-Niggurath.
Dal suo arrivo a Roma fino al completamento di un tempio apposito, la pietra nera viene custodita nel tempio della Vittoria (l'Aedes Victoriae).
Tra il 204 ed il 191 a.C. viene costruito sul Palatino il tempio-santuario per accogliere il simulacro; il nuovo edificio aveva un suo orientamento preciso (Nord Est-Sud Ovest, dovuto probabilmente a motivi cultuali), del tutto diverso da quelli precedenti; inoltre una grande platea occupò buona parte dell'area antistante e Occidentale del tempio, mentre ad Est essa consentiva il collegamento con l'area del vicino tempio della Vittoria. Dagli attuali resti risulta che il tempio era corinzio a pianta rettangolare con pronao appena più piccolo della cella, prostilo e esastilo; all'interno della cella vi era un colonnato lungo le pareti (nel II sec. a.C. con capitelli ionico-italici) e un plinto in muratura per la statua di culto, collocata forse all'interno di un'edicola, inglobata nella parete di fondo. Il tempio si elevava su un imponente podio in opera cementizia che, insieme alle fondazioni poggianti direttamente sulla roccia del Palatino, misurava quasi m. 9 di altezza.
Nel 111 a.C. avviene un primo incendio nel Tempio della Magna Mater, appiccato tra gli altri dall'edile Quinto Memmio che si impossessa della pietra nera. Il tempio è restaurato da Metello Numidico e il culto riprende in versione ufficiale e pacifica. Con la ricostruzione in opera cementizia del tempio e sopraelevazione dell'antistante platea, la vasca in opera quadrata e le relative scale angolari di accesso furono obliterate. Si costruì, invece, un nuovo grande bacino in opera cementizia di forma rettangolare (m. 16,50 x 3) ad Ovest del podio del tempio. La struttura, che indica la necessità di grandi vasche nel rituale del culto di Cibele (si sa che i sacerdoti della Magna Mater, lavavano il simulacro di Cibele nelle sacre acque del fiume Almone in occasione della festa della Dea), era all'interno di un'ampia area rettangolare recintata sul fianco Ovest del tempio, poiché la platea antistante ad esso doveva essere riservata ad una specifica funzione, probabilmente connessa agli spettacoli teatrali dei Ludi Megalenses, celebrati fin dal 194 a.C.
Nel 3 d.C. avviene il secondo incendio del Tempio in circostanze misteriose dopo di che si perdono le tracce del culto di Shub-Niggurath e della pietra nera.

Informazioni sulle dimensioni e struttura del tempio
Situato dietro l'area delle capanne romulee, si può vedere il podio ( 64 x 118 piedi = m 33,40 x 19,35), del Tempio della Magna Mater. Il tempio ( 32 x 64 con un rapporto fra cella ed ali di 2:1) era a cella quadrata posta su un alto basamento rivestito con blocchi di peperino. Doveva avere sei colonne dal lato dell'ingresso e un'ampia scalinata posta dinanzi al pronao ( rapporto tra cella, pronao ed avancorpo di 4:2:1); tale ricostruzione è stata confermata da un rilievo della prima età imperiale che riproduce una processione di fronte al tempio. Di fronte al pronao era posta una terrazza sostenuta da muri paralleli in blocchi di tufo databili al III secolo a.C. e visibili ancora oggi; in epoche successive le strutture vennero riutilizzate per costruire una serie di ambienti (probabilmente botteghe) posti su una via interna coperta che attraversava l'area.
Recenti scavi hanno individuato, ad est del tempio, le fondazioni e i resti del podio di un tempio identificato come il tempio della Vittoria (dove era conservata in precedenza la Magna Mater), costruito nel 294 a.C. dal console Lucio Postumio Megello e al quale Marco Porcio Catone nel 193 a.C. fece aggiungere un ambiente dedicato alla Victoria Virgo.

Lo stato delle rovine
I resti del Tempio di Cibele sorgono nell'angolo sud-occidentale del Palatino, in prossimità delle Capanne arcaiche e delle Scalae Caci. Allo stato attuale è visibile il solo podio in opera quadrata (del 204 a.C.), con scalinata al centro del lato frontale, sul quale è cresciuto un boschetto di lecci. Tra l'altro proprio la presenza dei lecci m'ha fatto credere che il basamento del tempio fosse un altro (quello accanto, che è invece l'Auguratorium) come si desume dalla centratura della mia foto a seguire.
Grazie a delle foto trovate su internet mi sono potuto, per cosi' dire, avvicinare e visualizzare le asserzioni sui resti visibili del tempio. In particolare che il resto delle murature sono in opera reticolata e posteriori all'incendio del 111, e che le colonne in peperino giacenti accanto al podio colonne sono di fase
augustea. Queste sono le uniche cose visibili.Il fatto che si tratti effettivamente del tempio in questione e' identificato con sicurezza, oltre che dalla posizione adiacente alla Casa di Augusto, da iscrizioni con dedica alla M(ater) D(eum) M(agna) I(daea).
Gli scavi avrebbero rinvenuto numerose terrecotte votive della prima fase del tempio, che hanno chiarito interessanti aspetti del culto, come l'importanza della celebrazione dell'equinozio di primavera.
Inoltre una mezza leggenda individua in qualche cassa riposta da qualche parte dove si troverebbe nascosta la famosa pietra nera, rinvenuta durante gli scavi.

Stato dell'area circostante
Alla fine del IV sec. a.C., in corrispondenza dell'espansione militare e politica di Roma nel Sud d'Italia, si verifica una sorta di rivisitazione in chiave "troiana" e, più ampiamente, ellenizzante delle antiche memorie e dei monumenti sacri ad esse connessi. In quest'epoca si colloca significativamente la fondazione del Tempio della Vittoria, dedicato nel 294 a.C., culto che certamente si diffuse dopo le campagne di guerra vittoriose di Alessandro Magno, ma che è anche da vedere in relazione a Marte e con la leggenda romulea attraverso Rhea Silvia.

Tutta l'area appare quindi organizzata in funzione dei miti di fondazione di Roma:
a) la Roma Quadrata, che le fonti collocano tra la l'area Apollinis antistante al tempio di Apollo (vedi 14), e il supercilium scalarum Caci (vedi 19);
b) la Casa Romuli, o tugurium Faustuli ( vedi 16) identificata con una struttura rettangolare in opera quadrata messa in luce nel corso degli scavi Vaglieri del 1907, posta immediatamente ad Ovest delle Scalae Caci;
c) il Lupercal, sub Monte Palatino, probabilmente alla base delle Scalae Caci;
d) il Tempio della Magna Mater, protettrice di Roma (vedi 20)

Purtroppo, come già detto, l'impossibilità di esaminare da vicino quest'area ( tutta recintata e sottoposta a restauro) non ha permesso di renderci conto della situazione generale dell'area stressa.

La statua della dea Cibele

Quare magna deum mater materque ferarum
et nostri genetrix haec dicta est corporis una.
Hanc veteres Graium docti cecinere poetae
sedibus in curru biiugos agitare leones,
aeris in spatio magnam pendere docentes
tellurem neque posse in terra sistere terram.

(Perciò essa sola fu detta Gran Madre degli dei
e madre delle fiere e genitrice del nostro corpo.
Di lei cantarono un tempo i dotti poeti di Grecia
che dal trono su un cocchio guidasse due leoni aggiogati,
significando così che l'immensa molte terrestre
è sospesa negli spazi dell'aria e che la terra non può poggiare sulla terra.)

(Lucretius, De Rerum Natura, vv. 598-604)


quo nunc insigni per magnas praedita terras
horrifice fertur divinae Matris imago.

(adorna di questa insegna, l'effige della divina Madre
è trasportata per vaste contrade suscitando brividi di terrore.)

(Lucretius, De Rerum Natura, vv. 608-610)

La grande Madre. Più tardi i romani la chiamarono Cibele, e raccontarono che amò il giovane Atys nei boschi della Frigia (oggi Turchia). Quando lui non resistette poi alla ninfa Songaride, Cibele lo fece impazzire; Atys si fece male e alla fine si gettò da una rupe. A quel punto Cibele lo salvò afferrandolo per i capelli: che si trasformarono in chioma, il suo corpo in tronco, e i suoi piedi toccarono la terra come radici: nacque il pino. La pietra nera simbolo di Cibele fu portata a Roma nel 204 a.C. (al tempo della Repubblica) e messa nel tempio della vittoria sul Palatino. Fino al III-IV secolo d.C. le feste di Cibele e Attis si svolgevano a Roma in marzo, nei giorni intorno all'equinozio di primavera.
D cui resta una statua acefala, ora nell'Antiquarium Palatino. In un primo tempo, e su indicazione (errata) dei custodi c'era stata indicata la statua seguente (quella sui dubbi di Secundus Quirinus e di Aurelia Pulchra che fosse di un uomo):

Invece questa foto mostra quella che dovrebbe essere la reale Cibele, ma che, a questo punto, non abbiamo notato all'interno dell'antiquarium ( ma eravamo in quattro!!!).




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