L'uomo politico e generale romano Cneo Pompeo, meglio noto come Pompeo Magno -106/48 a.C.-, combattè contro Giulio Cesare nella guerra civile di Roma del 39-48. Cominciò la carriera militare al seguito del padre, Geno Pompeo Strabone, durante la Guerra Sociale -89/88- e nell'assedio di Roma ad opera di Mario e Cinna. Nell'84 Pompeo non riuscì a raggiungere un accordo con Cinna e nell'83, dopo aver radunato tre legioni veterani nel Piceno, si unì a Silla contro i successori di Mario. Scacciati i marinai dalla Sicilia e dall'Africa, contrariamente ai regolamenti di Silla, Pompeo chiese il Trionfo -80 o 81-. Dapprima, nel 78, Pompeo appoggiò il tentativo di Marco Emilio Lepido di diventare Console, ma poi si alleò a Quinto Lutazio Catulo per cacciare Lepido dall'Italia. Attraverso intrighi ottenne un incarico e si unì a Quinto Cecilio Metello Pio contro Quinto erstorio ribellatosi in Spagna. Domata la rivolta riportò l'esercito in Italia, dove sterminò gli schiavi fuggiaschi della rivolta di Spartaco. Marco Licinio Crasso aveva intanto sconfitto Spartaco e Pompeo pretese si dividere la sua vittoria chiedendo il Consolato senza avere i diritti per essere eletto - far parte del Senato ed essere stato minimo Pretore -.
Come Consoli nel 70 a.C., Pompeo e Crasso contribuirono a restaurare i poteri dei Tribuni della Plebe, fecero rivivere la carica del Censore e attuarono la riforma delle giurie dei tribunali, tutti cambiamenti che indebolirono la costituzione Sillana. I tribuni che seguirono affidarono a Pompeo il comando di una spedizione contro i pirati, che egli eliminò in breve tempo, e contro il potente re Mitriadate VI Eupatore, re del Ponto. Pompeo non sconsfisse solo Mitridate -66/63- ma organizzo' anche l'amministrazione dell'Anatolia e di altre regioni del Vicino Oriente, mettendo cosi' al sicuro la frontiera orientale di Roma.
Le prodezze militari fruttarono a Pompeo grande potere e ricchezza, ma anche una forte opposizione all'interno del Senato. I suoi avversari, guidati da Lucio Licinio Lucullo e da Catone il Giovane, lo obbligarono a partecipare al Primo Triumvirato -60- con Crasso e Cesare, di cui Pompeo aveva sposato la figlia Giulia nel 59. Ma Crasso fu ben presto messo da parte e Pompeo cominciò a ingelosirsi per i successi di Cesare in Gallia. Pompeo favorì il ritorno di Cicerone dall'esilio nel 57 a.C. e fu in seguito nominato Commissario dell'Annona.
L'accordo fra i triumviri fu rinnovato a Lucca nel 56 e Pompeo fu nuovamente Console assieme a Crasso -55- ricevendo il Governatorato delle Province Spagnole. Dopo la morte di Giulia e di Crasso nel biennio 54/53, Pompeo si alleò con gli antichi nemici per contrastare Cesare. Le oligarchie dominanti, che consideravano Pompeo come il male minore per il mantenimento dello status quo, lo scelsero come unico Console nel 52; ristabilì l'ordine a Roma e introdusse riforme che indebolirono l'assente Cesare. All'inizio del 49 i tentativi di evitare la guerra civile fallirono; Cesare passò il rubicone e costrinse Pompeo a ritirarsi in Grecia -49-, ma quest'ultimo conseguì una vittoria a Durazzo -48-. Battuto definitivamente a Farsalo il 9 agosto 48, Pompeo fuggì in Egitto, dove fu assassinato l'8 settembre 48. Con la sua opera contribuì ad indebolire la Repubblica romana, ma non fu un rivoluzionario. Diversamente da quanto fece Cesare in seguito, non cercò di riorganizzare lo Stato romano, bensì di essere accettato dalle oligarchie dominanti come loro guida.
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