Marco Tullio Cicerone acquistò fama di avvocato difendendo nell'80 Sesto Roscio Amerino contro Lucio Cornelio Crisogino, il più potente dei liberti di Silla. Fu un atto di coraggio ma, vinta la causa, temendo ritorsioni, scappò ad Atene per migliorare le proprie tecniche oratorie.
Tornò a Roma alla morte di Silla e si cimentò in processi che lo misero a confronto con il più famoso oratore del tempo: Quinto Ortensio. Nel 63 ebbe il consolato contro la candidatura di Lucio Sergio Catilina. La denuncia e la risoluzione della congiura di Catilina segnano il punto più alto della sua carriera politica.
Spesso custode e interprete fedele delle leggi e della costituzione repubblicana, le stravolgeva quando i cambiamenti di fortuna non concordassero con i suoi intendimenti, progetti, odii politici. Nel gennaio del 49 scoppia la guerra civile tra Cesare e Pompeo, cui Cicerone deve il ritorno dall'esilio. Cesare è dato perdente, ma rovescia la situazione e Pompeo fugge in Epiro. Nell'incontro con Cicerone, Cesare gli risparmiò la vergogna di implorarlo poi a Roma perdonò tutti gli avversari, Cicerone fu così sbalordito da proporre egli stesso in Senato gli onori da dare a Cesare.
Nell'orazione Pro Marcello, lo adula con smaccata piaggeria.
Ma ucciso Cesare alle Idi di Marzo, cambia linguaggio: Cesare è il più bieco dei tiranni, il giorno dell'uccisione è <> e gli uccisori sono eroi cui si devono affidare onori e cariche nella libera Repubblica.
Ora Console era Marco Antonio, che lui odiava visceralmente. Sicchè Cicerone si ritira in Campania dove inaspetatmente incontra Ottaviano. Il cervello di Cicerone ha un lampo: mettere i cesariani l'uno contro l'altro: definisce il Console in carica <>, e invita Ottaviano a marciare su Roma con i veterani del padre. Abbagliato dall'eloquenza di Cicerone, il Senato vota vota le proposte del grande persuasore. E Cicerone ebbe la sua guerra, quella di Modena contro Marco Antonio. Ottaviano si rende conto, però, del disegno del "Grande Consolare". Rifiuta di inseguire Marco Antonio in fuga nella Gallia, nel ricordo di Cesare, passa il Rubicone con otto legioni e chiede il consolato. Il Popolo gli va incontro. Stipulato il Secondo Triumvirato, erano implicite le proscrizioni.
Ognuno dei Triumviri aveva i propri nomi, le proprie vendette da soddisfare. Cicerone seppe di essere nella lista dei proscritti quando era nella sua villa di tuscolo. A tagliargli la testa fu un centurione, ma a capo della spedizione c'era un Tribuno, Popilio, che anni addietro Cicerone aveva difeso.
Era il 7 dicembre del 43 e Cicerone aveva sessantatrè anni.
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