Durante il ll sec. d.C., in seguito al crescente processo di
unificazione dell'lmpero, Roma perse la sua centralità. Tutti gli imperatori
del II sec., privi di discendenza, scelsero come successori persone effettivamente
capaci, evitando contrasti interni e congiure di palazzo.
L'lImpero raggiunse in questo periodo la sua massima estensione:
Traiano conquistò la Dacia e fece di tutta la Mesopotamia una provincia
romana. Adriano rafforzò i confini della Britannia. Sotto Marco
Aurelio, invece, le tribù germaniche dei Quadi e dei Marcomanni
invasero l'ltalia; la pace fu firmata da Commodo.
Dopo 42 anni di regno della dinastia dei Severi, I'lmpero piombò
per 50 anni in uno stato di anarchia militare: si succedettero ben
21 imperatori. L'economia entrò in crisi; tramontò la cultura classica, sommersa
da nuove dottrine filosofiche e dal diffondersi del Cristianesimo.
Diocleziano, imperatore dal 284, cercò di risollevare le sorti dell'lmpero.
Da Traiano a Commodo
Dopo la deposizione di Domiziano, i congiurati proclamarono
imperatore l'anziano senatore Cocceio Nerva. Nerva restauro
le finanze dello Stato, e diede inizio a quella politica assistenziale verso
le classi meno abbienti che caratterizzò gli imperatori del II sec.
Nel 97 adottò, designandolo successore, Traiano, comandante
delle truppe della Germania Superiore. Di famiglia senatoria e di origine
spagnola (primo imperatore non italico), Traiano divenne imperatore
nel 98, alla morte di Nerva.
In politica estera, tra il 101 e il 105 combatté i Daci costringendoli
alla pace e facendo della Dacia una provincia romana. Tra il 114 e il 116
anche l'Armenia e la Mesopotamia diventarono province romane.
Governò d'accordo con il senato e promosse una serie di provvedimenti
sociali tra cui l'abolizione delle tasse arretrate per le province e l'istituzione
di una "cassa di risparmio" per i prestiti ai piccoli contadini. Per suo volere
furono costruite ingenti opere in Italia, Spagna e Africa, tale attività,
unita alle pesanti spese militari, aggravò la situazione finanziaria.
Colpito da una grave malattia, Traiano morì a Selinunte,
in Cilicia, mentre era in viaggio verso Roma. Il successore da lui designato
fu il nipote adottivo Adriano.
Cosciente dei rischi connessi a una eccessiva espanespansione
dell'lmpero, Adriano si decise a consolidare le conquiste del predecessore.
In Britannia, tra il 122 e il 127, fece costruire il Vallo
di Adriano, una fortificazione di 117 km, per difendere la provincia dalle
incursioni dei popoli settentrionali. All'interno dell'Impero favorì la colonizzazione
delle terre incolte e creò un efficiente corpo di funzionari.
Compì numerosi viaggi di ispezione, cultura e piacere nelle
diverse province dell'Impero. Tra il 132 e il 135 fece reprimere l'insurrezione
ebraica di Simone Bar Kocheba.
Cultore di filosofia, poesia e arte, in cui espresse l'ormai
compiuta fusione della cultura greca con quella romana, fu tollerante nei
confronti dei cristiani e promosse la costruzione di molte grandi opere architettoniche.
Ad Adriano successe, nel 138, Antonino Pio. Attento amministratore,
concesse sgravi fiscali, diede impulso al sistema stradale e all'edilizia.
Praticò con convinzione la religione tradizionale (da cui il soprannome "il
Pio"). All'estero rafforzò i confini facendo costruire in Britannia il Vallo
di Antonino.
Dopo di lui furono nominati imperatori i fratelli Marco Aurelio
e Lucio Vero (161). Dal 165 i Parti invasero la Siria, mentre
i confini furono violati dalle tribù germaniche dei Quadi e dei Marcomanni
che furono respinti, tra il 167 e il 168, dai due imperatori. Nel 169 Lucio
Vero morì e Marco Aurelio restò unico imperatore.
Nel 175 dovette reprimere in Oriente la rivolta di Avidio
Cassio che si era fatto proclamare inperatore. Tornato a Roma, celebrò
il trionfo sui Germani e associò al potere il figlio Commodo. In politica
interna Marco Aurelio cercò l'appoggio del senato e, con un'accorta
politica finanziaria, riuscì a sostenere le forti spese militari. Fu avverso
ai cristiani e li perseguitò.
Uomo di cultura, seguace della filosofia stoica, scrisse un'importante
opera in 12 libri ("A se stesso"). Morì di peste (180) lungo la frontiera
danubiana dove era accorso per fronteggiare di nuovo i Germani. Commodo
salì diciannovenne al trono. Diversamente dal padre instaurò una violenta
repressione antisenatoria. Inviso alla classe militare per aver patteggiato
la pace con i Quadi e i Marcomanni, fu vittima di una congiura
ordita dal prefetto del pretorio Leto. (192).
La dinastia dei Severi
Alla morte di Commodo gli succedette per breve tempo
il generale Elvio Pertinace, eletto dal senato. I pretoriani lo assassinarono
e offrirono il regno al miglior offerente, il senatore Didio Giuliano,
fino a quando l'esercito stanziato sul Danubio proclamò imperatore il comandante
Settimio Severo.
Questi, in guerra contro i Parti, conquistò Ctesifonte
e ricostituì la provincia di Mesopotamia (199-202).Per risanare la crisi economica
interna, centralizzò il sistema delle corporazioni, controllate direttamente
dallo Stato, e dimezzò la quantità di argento nelle monete per emetterne una
quantità maggiore.
Alla sua morte furono nominati imperatori i suoi figli Caracalla
e Geta che fu assassinato dai pretoriani. Caracalla tentò di
conquistare consenso con una politica espansionistica (buoni risultati contro
gli Alamanni nel 213) e facendosi oggetto di esaltazione religiosa. Con un
importante Editto, la Constitutio Antoniniana, nel 212 concesse
la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero. Morì in seguito a
una congiura ordita dal prefetto del pretorio Macrino, che gli succedette
(217).
Deposto Macrino da una congiura militare, il potere tornò
ai Severi con il giovane Eliogabalo. Sacerdote in Siria del dio solare
El Gabal, dedicò ogni energia a promuovere la propria religione. Ucciso
dai pretoriani nel 222, gli succedette il cugino Alessandro Severo
il quale cercò di conciliarsi il senato ma, per il suo atteggiamento pacifista,
fu avversato dai militari, che lo uccisero nel 235.
Da Massimino a Diocleziano
I militari elessero imperatore il centurione Massimino (primo
imperatore di umili origini). Dopo di lui, ucciso da una cospirazione del
senato, tra il 238 e il 284 (periodo detto dagli storici anarchia militare),
il potere passò tra le mani di 21 imperatori di cui 19 perirono assassinati.
Lo Stato era vicino al tracollo: gruppi di Germani, tra cui i Goti varcavano
i confini, a Oriente premeva la dinastia dei Sassanidi, discendenti dei Persiani.
Durante il regno di Gallieno (253-268), alcune regioni,
organizzatesi autonomamente pur rimanendo fedeli all'lmpero, riuscirono a
contenere l'avanzata nemica. Le frontiere furono ristabilite al Reno e al
Danubio.
L'anarchia militare di questo periodo fu arrestata dai cosiddetti
imperatori illirici (tutti nativi della Dalmazia), i quali furono tutti valenti
soldati, fautori della più rigida disciplina e fedeli all'ideale di Roma.
I principali fra essi furono Claudio II, soprannominato
il Gotico (268-270) per le sue vittorie sui Goti e gli Alamanni.
Aureliano (270-275) che continuando l'operato del suo
precedessore cinse Roma di una poderosa cerchia di Mura (Mura Aureliane).
Probo (276-282) e Caro (282-283) che continuarono a difendere
l'Impero contro le sempre più frequenti irruzioni dei barbari.
La ripresa definitiva si ebbe con Diocleziano. Imperatore
dal 284, divise il potere con il commilitone Massimiano a cui affidò
il compito di governare l'Occidente. Sedi degli Augusti erano Nicomedia e
Milano, capitale d'Occidente fino al 404 d.C.
Domata una ribellione in Egitto, Diocleziano si dedicò
alla riorganizzazione dell'lmpero. Ripartì il territorio in 12 diocesi che
comprendevano più province. Tentò di consolidare le finanze stabilendo un
tetto a salari e prezzi e imponendo un regime di doppia tassazione, sulla
proprietà fondiaria e sulla persona.
Nel 293 creò la cosiddetta "tetrarchia" in base alla
quale il potere fu ripartito tra due "Augusti", lui e Massimiano,
e due "cesari", nella veste di successori designati, Galerio
e Costanzo Cloro. In questo modo veniva inaugurata l'epoca del dominato
(da dominus, signore). Nel 303, di fronte all'opposizione suscitata
dal rilancio del carattere divino del I'imperatore, emanò una serie di editti
di persecuzione con tro i cristiani. Nel 305, malato, depose il potere con
Massimiano a favore dei Cesari.
La crisi dell'Impero Romano e l'affermarsi
del Cristianesimo
La gestione dell'lmpero ideata da Diocleziano (tetrarchia)
invece di facilitare il problema della successione lo complicò. Costantino,
prevalso tra i pretendenti, rinsaldò il potere centrale, riorganizzò in modo
efficiente l'esercito e cercò di porre fine ai conflitti religiosi e culturali.
Con l'Editto di Milano, con cui si concedevano ampie
libertà ai cristiani, il destino dell'lmpero cominciò a legarsi a quello della
Chiesa. Negli ultimi decenni del IV sec. i Goti, stanziatisi nell'lmpero
per concessione dell'imperatore d'Oriente Valente, sconfissero l'esercito
romano, penetrarono in Tracia e minacciarono Costantinopoli.
La pace fu stipulata dal nuovo imperatore d'Oriente, Teodosio
e i Goti si allearono all'lmpero fornendo sempre più soldati all'esercito
romano. Teodosio e Graziano (imperatore d'Occidente), con l'Editto
di Tessalonica, fecero del Cristianesimo l'unica religione dell'lmpero.
Alla morte di Teodosio, il generale vandalo Stilicone, al servizio
di Roma, non riusci a impedire l'invasione dei Goti e la nascita del primo
Regno barbarico nelle Gallie.
Nel 410 il visigoto Alarico saccheggiava Roma. Anche
i Vandali e gli Unni invasero l'lmpero, che nessun imperatore
seppe risollevare.
Nel 476 il capo dell'esercito barbaro Odoacre depose
l'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augustolo.
L'Impero di Costantino e la diffusione
del Cristianesimo
Dopo l'abdicazione di Diocleziano e Massimiano
sembrò funzionare il meccanismo della tetrarchia: i due Cesari divennero
Augusti e nominarono altri due Cesari.
Alla morte di Costanzo Cloro si scatenò la lotta alla
successione. Tra tutti i pretendenti prevalsero in Occidente il figlio di
Costanzo Cloro, Costantino (che sconfisse il rivale Massenzio
nella battaglia di Ponte Milvio a Roma nel 312) e in Oriente Licinio
(nominato da Diocleziano, intervenuto per calmare i contrasti).
Nel 313 i due imperatori, incontratisi a Milano, emanarono un
Editto, con il quale concedevano libertà di culto ai cristiani e promulgavano
leggi in loro favore. Quando Licinio prese a perseguitare di nuovo i cristiani,
Costantino gli mosse guerra e nel 324, sconfittolo, divenne unico imperatore
e trasferì la capitale a Bisanzio, chiamandola Costantinopoli. Rese
quindi più efficiente l'esercito e ampliò l'apparato burocratico, inoltre
la figura dell'imperatore fu definitivamente assimilata a quella del sovrano
assoluto di stampo orientale, circondato da un'aura sacrale.
Dopo aver sconfitto i Goti nel 332 Costantino morì nel
337 mentre si preparava ad affrontare i Persiani. Nei confronti del Cristianesimo
egli aveva adottato una politica sempre più favorevole, arrivando a esortare
i sudditi orientali ad abbracciare questa religione e affidando ai cristiani
incarichi nell'esercito e nella pubblica amministrazione.
Il Cristianesimo e i motivi delle
persecuzioni
Le prime comunità cristiane erano sorte in seguito alla predicazione
di Gesù Cristo (vissuto ai tempi di Augusto e Tiberio), degli
apostoli e alla predicazione itinerante di Paolo di Tarso.
I centri cristiani più importanti furono Antiochia Corinto,
Efeso, Alessandria e Roma. La penetrazione nell'Impero romano non fu arrestata
nemmeno dalle periodiche persecuzioni scatenate dagli imperatori (tra cui
Nerone, Domiziano, Decio, Valeriano e Diocleziano).
Le ragioni delle persecuzioni erano varie: la preoccupazione
delle autorità politiche per la forza persuasiva delle comunità cristiane
che, con la loro organizzazione gerarchica, apparivano come uno "Stato nello
Stato"; il rifiuto dei cristiani di riconoscere la divinità dell'imperatore;
I'inquietudine dell'opinione pubblica che vedeva nella crisi dell'lmpero una
vendetta degli dei. Le cose cambiarono con Costantino e Teodosio,
quando il Cristianesimo divenne elemento costitutivo dell'Impero.
Da Giuliano a Teodosio
Alla morte di Costantino gli succedettero i tre figli
Costante, Costanzo e Costantino II. Costanzo, prevalso sui fratelli,
scelse come successore Giuliano, il generale che aveva sconfitto gli
Alamanni nel 357.
Questi, circondatosi di intellettuali e filosofi pagani cercò
di escludere i cristiani dalle cariche dirigenziali e tentò di restaurare
il paganesimo (i cristiani lo soprannominarono l'Apostata, cioè il
Rinnegatore, poiché aveva abbandonato la religione cristiana). Per acquistare
prestigio presso il popolo progettò di eliminare totalmente l'Impero persiano
ma morì in battaglia. Verso la fine del IV sec. i Goti, spinti dagli Unni,
arrivarono al confine danubiano e chiesero di essere ammessi nell'Impero.
Valente, imperatore d'Oriente, accettò, sperando di utilizzarli
nell'esercito ma i continui saccheggi nelle regioni imperiali portarono alla
guerra. Nel 378 a Adrianopoli, in Tracia, I'esercito romano fu duramente sconfitto.
I Goti dilagarono allora in Tracia, saccheggiando e distruggendo. Graziano,
già imperatore d'Occidente, rimase sul trono, mentre in Oriente fu eletto
imperatore un generale spagnolo, Teodosio (379).
Invece di continuare a combattere, Teodosio contrattò
la pace, i Goti divennero alleati dell'lmpero, sposarono donne romane ed ebbero
incarichi dirigenziali. Graziano e Teodosio, nel 380, promulgarono
l'Editto di Tessalonica, con il quale il Cristianesimo diventava l'unica religione
dell'Impero e veniva cancellata ogni usanza pagana (sacrifici, giochi olimpici,
templi).
Il crollo dell'Impero d'Occidente
Morto Teodosio, unico imperatore dalla morte di Graziano,
gli succedettero i figli Arcadio (a Oriente) e Onorio (a Occidente)
che, ancora giovani, furono affidati al generale di origine vandala Stilicone.
I Goti, controllati tramite concessioni di terre e denaro, divennero
sempre più esigenti e decisero di penetrare in Italia guidati da Alarico.
Stilicone, nonostante li avesse sconfitti, patteggiò la pace. Altri
barbari premevano in Gallia e Spagna: Svevi, Alamanni e Vandali. La
classe dirigente, trasferita la capitale a Ravenna e fatto uccidere
Stilicone, cercò di affrontare gli invasori.
Alarico, nel 410, saccheggiò Roma; il suo successore,
Ataulfo, fondò nelle Gallie il primo Regno barbarico e sposò
la sorella di Onorio. Nel frattempo, i Vandali di Genserico
conquistarono Cartagine, impadronendosi della provincia d'Africa (429).
Nel 430 l'Impero d'Occidente era costituito dall'Italia, da
parti della Gallia e da poche terre nei Balcani. All'inizio del V sec. fecero
irruzione in Europa, saccheggiando molte città orientali, gli Unni, popolazione
asiatica guidata dal feroce Attila. Il generale romano Ezio,
alleatosi con i Visigoti, li affrontò e sconfisse ai Campi Catalaunici,
nella Francia del nord (451).
Quando Attila tornò in Italia, l'anno seguente, devastando
il Veneto, gli fu mandato incontro il papa Leone I, per contrattare
la pace. Colpiti dalla peste, gli Unni si ritirarono e Attila morì
nel 453 in Pannonia. Cessato il pericolo degli Unni, l'Impero era ormai stremato.
Capo effettivo, nonostante l'imperatore fosse Valentiniano III, discendente
di Teodosio, era il generale Ezio.
Morto Valentiniano III (455) i Vandali devastarono Roma
spogliandola di tutte le sue ricchezze. Dopo un periodo in cui regnarono vari
imperatori controllati dal barbaro Ricimero, il patrizio Oreste
fece proclamare imperatore il figlio Romolo Augustolo.
Dopo pochi mesi, costui fu deposto da Odoacre, capo dell'esercito
barbaro al servizio dell'Impero, che accettò da Zenone, imperatore
d'Oriente, di governare l'Italia. Di fatto era la fine dell'Impero d'Occidente.(476) |