Fin dal V sec. a.C. i Celti (chiamati Galli dai romani)
avevano occupato la Pianura Padana ed erano scesi fino alle Marche e all'Umbria.
Nel 390 a.C. alcune migliaia di uomini, guidati da Brenno, devastarono
Chiusi e calarono sul Lazio, saccheggiando e incendiando anche Roma. Lo scacco
subito dalla città spinse i vecchi nemici, alleati o sottomessi, a ribellarsi,
ma Roma, in una serie di guerre svoltesi in circa 40 anni, riuscì a ristabilire
il suo potere.
Le guerre sannitiche
Nel 343 a.C., in cambio della completa sottomissione, Roma intervenne
in aiuto di Capua contro i Sanniti che, dopo il crollo etrusco, avevano
occupato la Campania. Iniziò così un conflitto per il controllo dell'Italia
centro-meridionale che durò oltre 50 anni. Tra il 343 e il 341 a.C. i Romani
ottennero le prime vittorie.
Un secondo conflitto, tra il 340 e il 338 a.C., oppose i Romani
ai Sanniti affiancati dalla Lega latina. Al termine i Romani vittoriosi
trasformarono le città laziali in municipi o città federate. Tra il 326 e il
304, Roma, nonostante lo scacco delle Forche Caudine (i militari denudati
dovettero passare sotto un giogo di lance davanti ai nemici) ottenne altre vittorie.
Con l'ultimo conflitto, tra il 298 e il 290, i Sanniti furono
definitivamente sconfitti con i loro alleati Galli, Etruschi e Umbri. Roma,
padrona dell'Italia centrale, mirò alla Magna Grecia.
La guerra contro Pirro
Quando Roma intervenne nelle questioni interne di Turi, incontrò
l'opposizione di Taranto con cui aveva firmato un trattato di non interferenza
nel 303 a.C. Di lì a poco scoppiò la guerra tra le due città (282 a.C.). Taranto
chiese aiuto a Pirro, re dell'Epiro (regione della Grecia nord-occidentale),
che nel 280 a.C. sbarcò in Italia con 30 000 uomini e 20 elefanti.
I Romani furono inizialmente sconfitti. Quando Pirro intervenne
in Sicilia a favore delle città greche contro i Cartaginesi, la guerra riprese
e terminò con la vittoria romana (275 a.C.) a Maleventum (il nome fu allora
mutato in Beneventum) e con l'alleanza tra le due forze (272 a.C.). Roma esercitava
ormai il suo potere fino allo stretto di Messina, secondo ordinamenti diversi:
i municipi avevano autonomia amministrativa ma dovevano fornire truppe e pagare
un tributo, solo alcuni avevano i diritti politici; le città federate, liberamente
alleatesi a Roma, avevano autonomia amministrativa, non pagavano tributi ma
non avevano diritti politici e dovevano fornire le truppe; le colonie, fondate
nei territori sottratti ai vinti, avevano diritti civili e politici se gli abitanti
erano Romani, mentre avevano gli stessi diritti delle città federate, se gli
abitanti erano Latini. |