Conquistata l'ltalia meridionale, Roma si trovò a confronto con
Cartagine, la città africana (nella posizione dell'odiema Tunisi) che
dominava nel Mediterraneo occidentale possedendo parte della Sicilia e colonie
in Sardegna, Corsica, Spagna e Baleari. A causa degli intralci reciproci nei
traffici commerciali, a lungo andare, la convivenza di queste due grandi potenze,
che erano state alleate, subi una rottura.
Lunghi conflitti opposero allora Roma e Cartagine (le Guerre
puniche) tra il III e il II sec. a. C., al termine dei quali Roma cominciò l'ascesa
a massima potenza del Mediterraneo. La terza Guerra si concluse addirittura
con la completa distruzione della città africana. Durante le Guerre puniche
Roma estese il suo dominio anche sulla Sardegna, sulla Corsica, sulla Sicilia
(la prima provincia romana), sulla Spagna, sulla Gallia Cisalpina e Transalpina
oltre che sulla Grecia e sull'Asia Minore.
La prima Guerra punica
La città di Cartagine, fondata intorno all'814 a.C. dai
Fenici, aveva acquisito il monopolio commerciale nel Mediterraneo imponendo
che le navi commerciali potessero approdare solo a Cartagine e non nelle
sue colonie. I primi rapporti tra le due città furono di tipo amichevole, nel
508 a.C. fu stipulato un trattato di navigazione e di commercio con cui entrambe
le potenze si Cartagine impegnavano a limitare le espansioni l'una a
danno dell'altra.
Questo trattato fu rinnovato nel 348 e nel 306 a.C. definendo
ancora più precisamente le rispettive zone di influenza. La rottura avvenne
nel 264 a.C. quando i Mamertini di Messina chiesero l'intervento dei
Romani per difendersi dai Cartaginesi. Roma inviò così un esercito, guidato
dal console Appio Claudio, contro Cartagine e il suo alleato Gerone
II di Cartagine Siracusa, che però dal 263 a.C. passò dalla parte
dei Romani.
Decisiva per l'esito della guerra fu la capacità dei Romani di
fronteggiare la tradizionale superiorità navale di Cartagine. Nel 260,
grazie all'uso dei corvi (ponti mobili che permettevano di agganciare le navi
nemiche), la flotta romana comandata da Caio Duilio sconfisse quella
cartaginese a Milazzo.
Dopo il fallimento della spedizione in Africa di Attilio Regolo
(256 a.C.), che fu fatto prigioniero e ucciso, i Romani al comando di Lutazio
Catulo colsero la vittoria decisiva alle Egadi nel 241, costringendo i Cartaginesi
a evacuare la Sicilia e a pagare una forte indennità di guerra. La Sicilia,
tranne il territorio di Siracusa, divenne la prima provincia romana; nelle province
che dovevano pagare un tributo, ogni tipo di potere e amministrazione era nelle
mani dei Romani che vi inviavano ex consoli (proconsoli) o ex pretori
(propretori). Nel 238, a pace conclusa, i Romani sottrassero ai Cartaginesi
anche la Sardegna e la Corsica.
La seconda Guerra punica
Prima di iniziare un secondo conflitto con Cartagine, Roma
conquistò la regione adriatica dell'Illiria (230-228 a.C.), riducendola a un
piccolo principato e controllando così il canale d'Otranto. In seguito a un
tentativo di incursione dei Galli, i Romani, affrontandoli, giunsero a occupare
Mediolanum (Milano), affacciandosi sulla Pianura Padana (225 a.C.).
Nel frattempo, espulsi dalle isole, i Cartaginesi si erano volti
verso la Spagna, che fu conquistata tra il 237 e il 219 a.C. da Amilcare Barca
e da suo figlio Annibale (al quale il padre aveva inculcato un profondo
odio per i Romani). La decisione di Annibale di attaccare Sagunto, alleata
di Roma, provocò nuovamente la guerra (218 a.C.).
Prima che i Romani riuscissero a mandare un esercito in Spagna,
Annibale invase l'Italia per via di terra, con una leggendaria traversata delle
Alpi, cogliendo brillanti vittorie al Ticino (218), al Trasimeno (217) e soprattutto
a Canne (216) ma senza riuscire a spaccare la confederazione romano-itailica.
Nel frattempo un esercito romano comandato da Publio e Gneo Scipione
impediva che dalla Spagna giungessero rinforzi ad Annibale pressato dalla tattica
temporeggiatrice (di logoramento) di Quinto Fabio Massimo, eletto dittatore,
ma presto rimpiazzato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone
che nel 216 ripresero il combattimento in campo aperto.
Nello scontro di Canne, in Puglia, 30 000 dei 50 000 soldati
romani rimasero uccisi; Annibale rimandò però la marcia verso Roma, che in breve
tempo riuscì a riprendersi. Un esercito inviato in Sicilia espugnò Siracusa
e la rese tributaria di Roma (211); un altro in Macedonia combatté contro
Filippo V (prima Guerra macedonica) a scopo puramente difensivo (Pace di
Fenice, 205 a.C.). Quando Asdrubale, fratello di Annibale, riuscì a portare
in Italia un esercito dalla Spagna, fu sconfitto e ucciso al Metauro (207).
Nel 206 Publio Cornelio Scipione (che sarà chiamato Scipione
l'Africano dopo la vittoria), subentrato al comando dell'esercito romano in
Spagna, colse una vittoria decisiva a Ilipa e invase l'Africa, costringendo
Annibale ad abbandonare l'Italia. La vittoria di Scipione a Zama,
nel 202, e costrinse Cartagine alla resa, all'abbandono di tutti i possedimenti
europei e della Numidia (che divenne indipendente sotto Massinissa alleato
di Roma), e al pagamento di una forte indennità di guerra.
Dall'espansione in Oriente alla terza
Guerra punica
Dopo la vittoria su Cartagine, Roma intervenne nuovamente
in Macedonia, su richiesta di Atene che chiedeva aiuto contro Filippo V. Nel
200 a.C. iniziò così la seconda Guerra macedonica. Nel 197 a.C. i Romani guidati
da Tito Quinzio Flaminio sconfissero Filippo a Cinocefale, costringendolo
a consegnare la flotta, a pagare un'indennità di guerra e a riconoscere la libertà
alle città greche: al protettorato macedone si sostituì quindi quello romano.
Poichè il re di Siria Antioco III si rifiutò di ritirare
le sue truppe dalla Grecia liberata dai Romani, nel 191 a.C. Roma lo attaccò,
sconfiggendolo alle Termopili. L'anno seguente Lucio Cornelio Scipione
sbarcò in Asia e sconfisse le truppe siriache a Magnesia.
Un nuovo conflitto con la Macedonia si delineò nel 171 a.C. quando
salì al trono Persco, figlio di Filippo V, profondamente ostile ai Romani. Dopo
tre anni Lucio Emilio Paolo sconfisse l'esercito macedone a Pidna, la
Macedonia fu divisa in 4 repubbliche che divennero alleate di Roma. Due rivolte
seguirono alla vittoria romana, quella di Andrisco in Macedonia (149 a.C.) sedata
solo nel 146 a.C. da Cecilio Metello, e quella della Lega achea, sedata
anch'essa nel 146 dal console Lucio Mummio. Nel frattempo, molti a Roma,
tra cui il senatore Marco Porcio Catone, sostenevano la necessità di
abbattere definitivamente Cartagine.
Quando Cartagine decise la guerra contro Massinissa,
re dei Numidi, a causa dei suoi continui soprusi, Roma a sua volta dichiarò
guerra a Cartagine (149 a.C). I Cartaginesi si arresero, ma quando seppero
che tra le condizioni di pace vi era la distruzione della città, vi si asserragliarono
e resistettero valorosamente fno al 146, quando Scipione Emiliano espugnò
la città e la rase al suolo, trasformando il suo territorio nella provincia
d'Africa. Nel 133 a.C., dopo una lunga guerriglia, Scipione Emiliano sedò in
Spagna la rivolta di Numanzia, iniziando la romanizzazione del territorio spagnolo.
Nel frattempo Roma sottomise anche la Gallia meridionale, dalle Alpi ai Pirenei,facendone
una provincia, la Gallia Narbonensis.
Con queste vittorie Roma aveva così messo in evidenza la sua potenza
e la sua solidità. |