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Historia

--- La storia di Roma e della Provincia Italia ---

 



 
 

La fine della Repubblica: il I e il II Triumvirato

 

Dopo la morte di Silla, Pompeo, Crasso e Cesare si unirono (primo Triumvirato) ripartendosi le cariche e opponendosi all'oligarchia senatoria. Morto Crasso, si trovarono di fronte Cesare e Pompeo.

Cesare entrò in Roma con l'esercito e Pompeo fuggi in Epiro. Lo scontro di Farsalo, in Tessaglia, portò Cesare alla vittoria, al trionfale rientro in Italia e al dominio incontrastato. Alla morte di Cesare (ucciso dai repubblicani Bruto e Cassio) si contesero il potere, inizialmente alleati con Lepido (secondo Triumvirato), Antonio e Ottaviano.

Con la vittoria di Ottaviano su Antonio ad Azio, sotto molti aspetti si tirarono le fila della intricata vicenda tardorepubblicana. All'inevitabile sbocco autoritario sul piano del governo corrispose un tentativo di restaurazione morale e religiosa che mirava a presentare all'opinione pubblica tradizionalista il nuovo ordine in termini di continuità con il vecchio.

 

L'ascesa di Pompeo

Il giovane Gneo Pompeo, già ufficiale di Silla, si mise in evidenza attraverso tre imprese. Nel 77 a.C. ebbe ragione di Marco Emilio Lepido che nell'Etruria e nella Cisalpina, aveva tentato di abolire la costituzione sillana. In Spagna nel 72 a.C., domò l'insurrezione dei Lusitani guidata da Quinto Sertorio. In Italia, pose fine a una rivolta di schiavi guidata dal trace Spartaco nel 73 a.C., e già affrontata dal generale Marco Licinio Crasso. Insieme a Pompeo e Crasso questo fu eletto console nel 70 a.C.; allo scopo di diminuire l'attività del senato, i due restituirono l'autorità ai tribuni e il controllo dei processi ai cavalieri.

Un altro uomo stava emergendo, Marco Tullio Cicerone, I'oratore che era riuscito a far condannare, per le molte ruberie, Verre, ex governatore della Sicilia. Nel 67 a.C. Pompeo, al comando di una potente flotta vinse i pirati che spadroneggiavano nel Mediterraneo.

Nel 66 a.C. Mitridate, il re del Ponto, tentò una nuova offensiva contro Roma. Pompeo fu mandato in Oriente e, dopo il suicidio del re, conquistò la regione, fece della Siria e della Giudea due provincie romane e sottomise l'Armenia e la Bitinia.

 

Il primo Triumvirato

Nel frattempo a Roma il partito dei popolari appoggiava Caio Giulio Cesare, un aristocratico simpatizzante di Mario. Un altro personaggio raccoglieva seguaci, promettendo l'allargamento della cittadinanza, la cancellazione dei debiti e la distribuzione di nuove terre, il sillano Lucio Sergio Catilina.

Sconfitto da Cicerone nell'ascesa al consolato nel 63 a.C., ordì una congiura. Cicerone lo smascherò in una seduta senatoria (le famose 4 orazioni Catilinarie), costringendolo a fuggire in Etruria dove poco dopo fu sconfitto e ucciso in battaglia.

Rientrato dall'Oriente, Pompeo sciolse l'esercito e rinunciò a instaurare una dittatura, contestato dal senato per l'ordinamento dato all'Asia, si alleò con Cesare e Crasso formando il primo Triumvirato.

 

La conquista della Gallia

Il carattere di questo accordo fu soltanto privato, non istituzionale. Cesare ottenne il consolato nel 59 a.C. e fece approvare la distribuzione di terre ai veterani di Pompeo.

L'anno dopo ottenne il governo della Gallia Cisalpina e Narbonese. Arrivato in Gallia nel 58 a.C., costrinse gli Elvezi a rinunciare alla Gallia Narbonese e il principe germanico Ariovisto al protettorato sugli Edui. Sconfitti anche Belgi e Aquitani (57 a.C.), riorganizzò l'intera Gallia in una nuova provincia.

Nel convegno di Lucca del 56 a.C. Cesare ottenne il comando in Gallia per un altro quinquennio, mentre Pompeo e Crasso ebbero nuovamente il consolato. Nel 53 a.C. Crasso morì in battaglia contro i Parti, che sbaragliarono l'esercito romano a Cana, in Siria. Pompeo e Cesare rimasero soli. Cesare si preparò alla conquista della Britannia, ma fu costretto a rientrare in Gallia per sedare la rivolta di Vercingetorige, re degli Arverni. Vintolo nel 52 a.C., riuscì a pacificare l'intera Gallia (50 a.C.).

A Roma continuava la lotta tra popolari e conservatori. Il tribuno Publio Clodio, seguace di Cesare, fece esiliare Cicerone il quale fu richiamato da Pompeo. Scoppiarono tumulti e il senato incaricò Pompeo di riportare l'ordine. Egli si fece così eleggere unico console nel 51 a.C.

 

Ia guerra civile e la morte di Cesare

Cesare rimase in Gallia fino al 49 a.C., quando il senato inviò un ultimatum con l'imposizione di abbandonare la provincia. Varcato il Rubicone (il fiume che divideva la Cisalpina dall'ltalia), Cesare marciò verso Roma.

Era l'inizio della guerra civile. Pompeo, con il senato, fuggì in Oriente cercando d organizzare l'esercito. Lo scontro decisivo avvenne a Farsalo in Tessaglia (48 a.C.). Cesare ebbe la meglio: Pompeo si rifugiò in Egitto presso Tolomeo XIV, il quale, per ottenere i favore di Cesare, lo fece uccidere a tradimento.

Giunto in Egitto, Cesare affidò il trono a Cleopatra, sorella di Tolomeo della quale era divenuto l'amante. Nel 47 a.C. sconfisse Farnace figlio di Mitridate in Africa e in Spagna vinse definitivamente la resistenza dei pompeiani (46-45 a.C.).

Tornato a Roma, ormai senza rivali, si dedicò a una serie di riforme economiche e sociali. Console dal 48 a.C. in poi, nel 46 fu nominato dittatore per dieci anni e, all'inizio del 44, dittatore a vita. Tale somma di poteri provocò il risentimento di uomini del suo partito. Alle Idi di marzo (il 15) del 44 a.C., durante una riunione del senato, fu ucciso in una congiura dai repubblicani Bruto e Cassio

 

Esordio e ascesa di Ottaviano

La successione a Cesare fu contesa da Antonio, generale di Cesare, e Ottaviano, un giovane adottato da Cesare col nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano.

Dapprima Ottaviano cercò di affrontare il rivale ma, accortosi dell'opposizione del senato, fattosi nominare console, si alleò con lui. Nell'accordo entrò anche un altro generale, Marco Emilio Lepido. Fu così formato il secondo Triumvirato che ebbe il compito di elaborare una nuova costituzione. Tutti i rivali di Cesare entrarono nelle liste di proscrizione; vittime illustri furono Cicerone, Bruto e Cassio.

I tre triumviri si spartirono l'Impero: Antonio ebbe la Gallia e l'Oriente, Lepido l'Africa e Ottaviano, pur restando in Italia, la Spagna. In seguito allo scontro tra Ottaviano e i seguaci di Antonio rimasti in Italia, fu stretto un nuovo accordo a Brindisi nel 40 a.C., secondo il quale Antonio rinunciava alla Gallia. Lepido, che aveva aiutato Ottaviano a togliere a Sesto Pompeo (figlio di Gneo) la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, pretese per sé la Sicilia. Ottaviano, contrariato, gli tolse l'Africa e lo espulse dal Triumvirato lasciandogli soltanto la carica di Pontefice Massimo

 

Ottaviano e Antonio

Ottaviano divenne il padrone dell'Occidente e Antonio dell'Oriente. Nel 37 a.C. Antonio sposò Cleopatra, dimenticando il legame con Ottavia, sorella di Ottaviano. Iniziò inoltre a farsi adorare come un dio, secondo il modello orientale.

Ciò indignava Ottaviano, difensore degli austeri valori romani, il quale, rinfacciando al rivale gli insuccessi contro i Parti, indusse il senato a privare Antonio della sua carica e a dichiarare guerra all'Egitto.

Lo scontro decisivo avvenne ad Azio, davanti alle coste dell'Epiro, nel 31 a.C. Il generale Agrippa (distintosi nella guerra contro Sesto Pompeo), al comando delle legioni di Roma, ottenne una grande vittoria, costringendo Antonio e Cleopatra alla fuga ad Alessandria. I due si uccisero alcuni mesi dopo, quando seppero dell'arrivo delle truppe di Ottaviano.

L'Egitto divenne una provincia romana e Ottaviano, rientrato a Roma nel 29 a.C., fu accolto da grande trionfatore

 



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Sergio di Giacomo

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