L’Italia e le prime province.
L’evoluzione degli organi dello stato romano è accompagnata
dall’evoluzione di fattori esterni. Riguardo all’espansione
romana, una tesi del 1800 afferma che si trattò di un espansionismo
difensivo. In realtà la spiegazione risiede nel fatto che la società
romana non aveva un equilibrio interno. L’economia agricola è
povera e dissestata dalla circolazione di denaro che provoca continui
debiti; il commercio crea una nuova aristocrazia, quella dei
cavalieri.
L’espansione verso sud è di tipo imperialistico e comporta
una grossa spesa:
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guerrieri sanniti |
- la prima guerra sannitica (343-341) scoppiò per
la conquista di Capua, minacciata dai Sanniti;
- la guerra latina (340) determinò lo scioglimento
della Lega Latina: da allora in poi non vi furono più trattati
con tutti i latini, ma solo con le singole città. I latini
avranno tre privilegi: lo ius commercii, lo ius connubii,
lo ius migrandi.
- la seconda guerra sannitica (326-304) si combattè
per il controllo su Napoli (città marittima); con essa Roma
guadagnò la Campania.
- con la battaglia di Sentino contro gli italici, Roma conquistò
quasi tutta l’Italia.
I rapporti con le città sottomesse sono diversificati: i Romani
infatti:
- possono compiere la distruzione politica della città con l’inglobamento
della comunità nella cittadinanza romana;
- possono incorporare una città con i suoi ordinamenti autonomi
(municipium), talvolta con la presenza di un prefetto romano;
- possono stipulare un foedus che può essere equo
o iniquo: il primo ha la forma di un trattato bilaterale, il secondo
di un’imposizione.
Nel 282 scoppiò la
guerra
contro Pirro, che nel 272 permise a Roma di occupare tutta l’Italia
peninsulare.
L’equiparazione plebisciti-leggi.
In questo periodo la contrapposizione sociale non è più
ormai tra patrizi e plebei ma tra
nobilitas e resto della popolazione:
si pensi che la
legge Ogulnia del 300 permette ai plebei l’accesso
anche al pontificato.
La
lex Publilia Filonis del 339
prevede che i plebisciti
abbiano valore di legge se autorizzati preventivamente dal Senato.
La completa parificazione plebisciti-leggi si avrà con la
lex
Hortensia del 286. Da allora le leggi saranno votate quasi solo dal
popolo, ma i tribuni, che devono proporre le leggi, appartengono anch’essi
alla
nobilitas, perciò non vanno contro gli interessi
della propria classe.
Il riconoscimento alle assemblee del potere legislativo dette luogo all’inclusione,
tra le fonti del diritto romano, delle
leges publicae populi romani.
Leges erano tutte le deliberazioni comiziali, quindi anche quelle
relative alla
creatio dei magistrati e quelle interferenti negli
iudicia criminali. Solo più tardi il termine di “
leges”
fu riservato alle sole deliberazioni a carattere normativo.
L’espansione extra-italica.
La Sicilia non entra a far parte dell’Italia: la vera Italia è
quella peninsulare, tutto il resto è
provincia. Anche in Sicilia
si riproduce la solita casistica degli accordi tra Roma e le singole città
che potevano essere:
- civitates: comunità libere da obblighi e autoamministrantesi;
- collettività stipendiarie: sottoposte al pagamento
di tasse;
- collettività immuni: che invece non avevano imposizioni
fiscali.
La
lex Ieronica (di origine ellenistica) prevede che il suolo
delle Province sia proprietà dello Stato e chi lo coltiva debba
pagare una
decima. I profitti delle decime portano a Roma fiumi di denaro.
La circolazione monetaria però non trova sbocchi non esistendo
attività in cui il denaro possa essere investito: ciò comporta
il depauperamento di larghi strati sociali e il dissesto dell’economia.
Nel
218 comincia la
seconda guerra punica, che avrà un
costo umano altissimo. Ad essa appartengono le
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Scipione Africano |
figure di
Quinto Fabio
Massimo – fautore di una politica di temporeggiamento, vuole
difendere l’Italia e vuole combattere Annibale in Italia –
e
Scipione l’Africano – fautore di una politica aggressiva,
vuol portare la guerra in Africa e conquistare Cartagine. Avrà
la meglio quest’ultimo e al termine della guerra Cartagine perderà
la Sardegna, la Corsica e la Spagna, che formeranno nuove province Romane.
L’espansione romana continua nel 198 con la
guerra macedonica
e nel 190 con la
guerra siriaca, ma tale espansione presenta
un aspetto differente rispetto al passato:
non è più
una espansione territoriale ma commerciale, in quanto nel 198 verrà
proclamata la libertà delle città greche senza che si proceda
ad annessioni, e la guerra del 190 ingrandirà solo gli stati alleati
(Pergamo, Bitinia, Rodi).
Con le battaglie di Pidna (nel 168 e nel 148), la distruzione di Cartagine
(146) e la riduzione a provincia di tutta la Grecia, la tendenza
a formare nuove province si stabilizza e si ricerca solo il monopolio
del commercio marittimo.
In questo periodo, tre fattori, uniti alla prime deroghe costituzionali,
provocano mutamenti dell’assetto dell’ordinamento e la trasformazione
del
processo criminale:
- lo sforzo del Senato per ottenere il controllo dei magistrati;
- il tentativo degli equites di costituirsi come autonomo
ordine politico;
- il dissesto della plebe italica dopo il 146.
Quanto agli effetti giuridici di questa evoluzione politica, la visione
tradizionale degli autori romani è unanime:
con la lex Hortensia
l’assetto costituzionale è perfetto; in seguito inizia la
decadenza.