Pompeo
e Cesare.
Dopo la morte di Silla iniziò il periodo delle “grandi personalità”:
ciò rispecchia la decadenza del sistema
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Pompeo |
oligarchico. Il Senato
– organo dell’oligarchia – aveva cessato di essere la
guida dello Stato al tempo delle guerre civili. Le assemblee popolari,
inoltre, avevano perso gran parte del loro significato politico e rappresentativo
con l’estensione della cittadinanza agli italici.
Nel 76
Pompeo ottenne il comando della guerra contro
Sertorio, che durava dall’80, e la portò
a termine nel 72, ricevendo poi il comando nella
guerra
contro Spartaco. In questa guerra apparve la figura di
Licinio
Crasso con cui Pompeo divise il consolato nel 70.
Nello stesso anno inoltre:
- furono abrogate completamente le riforme di Silla;
- tornò in vigore la lex Hortensia de plebiscitis
del 286;
- vi fu una nuova coalizione tra equites e populares
nelle assemblee;
- fu esiliato Verre, propretore della Sicilia, accusato “de
repetundis” da Cicerone: in realtà si trattò
di uno scandalo politico per far passare la lex Aurelia.
Nel 67 scoppiò la guerra piratica e la
lex Gabinia affidò
il comando dell’esercito a Pompeo, attribuendogli poteri enormi.
Terminata la guerra piratica, Pompeo fu inviato contro
Mitridate
nel 66. Qui non si limitò a concludere il conflitto ma conquistò
ingiustificatamente anche la Siria e la Palestina che organizzò
a suo profitto.
Con Pompeo, dunque, i poteri militari vengono prolungati indefinitivamente,
e ciò sarà un elemento di disgregazione dello Stato, perché
un tale tipo di
imperium è contrario ai principi repubblicani.
Nel 64, appoggiato da esponenti dei Senatori e dei cavalieri, si candida
al consolato
Catilina, esponente della nobiltà
più antica. Ma fu proprio la
factio che temeva Catilina
per i suoi progetti innovatori, ad opporgli l’
homo novus
Cicerone, che infatti ottenne il consolato. Durante il
consolato di Cicerone la situazione precipitò: Catilina venne accusato
di gravi misfatti, il Senato emanò un
senatus consultum ultimum,
Catilina si rifugiò a Pistoia dove venne sconfitto e ucciso.
Nel 60 venne stipulato un accordo privato per la guida dello Stato
fra tre personaggi: Crasso, Pompeo e
Cesare. Quest’ultimo
era nato nel 100 dalla
gens Iulia, antichissima ma con un patrimonio
dissestato. Era stato governatore della Spagna e era diventato console
nel 59. In quest’anno Cesare propose moltissime leggi:
- fece ratificare l’operato di Pompeo in Asia;
- fece votare una legge agraria munita di “sanctio”;
- fece approvare molti provvedimenti favorevoli ai cavalieri;
- fece votare la lex Iulia de repetundis.
Nel 59 un tribuno di fiducia di Cesare,
Vatinio, fece
approvare una legge che concedeva a Cesare il governo della Gallia Cisalpina
per 5 anni.
L’anno successivo un altro tribuno,
Clodio, fa
approvare numerose leggi fra cui:
- una lex frumentaria;
- una legge che costituisce l’isola di Cipro in provincia con
il fine di allontanare Catone – chiamato a governarla –
nemico di Cesare;
- una legge che toglieva agli auguri l’obnuntiatio,
cioè la facoltà di opporsi alle leggi adducendo motivi
religiosi.
Clodio fece anche esiliare Cicerone per aver fatto uccidere i catilinari
senza un regolare processo e solo in base ad un
senatus consultum
ultimum. Si trattò dello scontro fra due principi: quello
aristocratico, secondo il quale un
senatus consultum ultimum
autorizzava ad uccidere i cittadini romani dichiarati nemici pubblici;
e quello democratico, secondo il quale ogni cittadino poteva essere condannato
a morte soltanto dopo un processo. L’esilio di Cicerone non durò
comunque a lungo: nel 57 fu richiamato a Roma in quanto Cesare aveva bisogno
di riconciliarsi con il mondo Senatorio e quello equestre.
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Cesare |
Nel 56 i triumviri stipularono a Lucca un secondo accordo: Pompeo
e Crasso avrebbero avuto il
consolato
nel 55 e Cesare avrebbe avuto il comando della Gallia per altri cinque
anni. Dopo il consolato Crasso andò a governare la Siria e a combattere
i Parti; Pompeo, che sarebbe dovuto andare in Spagna, restò a Roma.
Crasso morì nella battaglia di Carre del 53;
Pompeo venne eletto
console senza collega.
Nel 52 terminò la guerra gallica con la romanizzazione di tutta
la Gallia.
Nel 49 il mandato di Cesare scadeva ma questi non volle deporre l’
imperium
per non finire sotto processo. Nel 49 Cesare passò il Rubicone
con l’esercito contravvenendo alle leggi di Silla; il Senato emise
un
senatus consultum ultimum ma Cesare giunse a Roma e la occupò.
In seguito inseguì Pompeo e lo sconfisse a Farsalo nel 48.
Tornato
in Italia si fece eleggere dittatore per 10 anni nel 46, console unico
nel 45, dittatore a vita, imperator, tribuno a vita, pontefice massimo
e padre della patria nel 44. Portò il Senato a 900 membri,
estese la cittadinanza romana alla Gallia Cisalpina, fece votare una legge
sull’unificazione dei municipi. Nel 44 venne ucciso.
La giurisprudenza
in età repubblicana.
La prima grossa novità, risalente al 242, è l’introduzione del
pretore
peregrino. Davanti a questi non erano esperibili le
legis
actiones e nasce così il processo formulare nel quale il pretore
invia al giudice una specie di “biglietto di istruzioni” nel quale si
mette in evidenza il punto centrale della controversia. Con la
lex
Aebutia viene esteso il
processo formulare anche
alle controversie tra cittadini romani. L’uso delle formule, però, rende
il diritto estremamente frammentario e perciò la giurisprudenza si occupa
soltanto della casistica. Tutto ciò porterà alla creazione dell’
Editto
pretorio, un albo di formule fisse proposte da ciascun pretore,
che si ripete di anno in anno e si arricchisce grazie all’intervento di
alcuni pretori più esperti. Il diritto pretorio che così nasce non può
derogare dallo
ius civile, ma lo può interpretare favorendone
un’applicazione meno meccanica, perché il pretore è il “dominus” del processo.
Nascono con il tempo nuove formule:
- le formule in factum, per situazioni concrete non previste
dallo ius civile;
- le formule fitticiae, con cui si da per esistente un certo
presupposto per rendere possibile l’esperimento di un rimedio giudiziale;
- le actiones utiles, con cui si adattavano i principi civilistici
a casi non contemplati.
Vengono inoltre introdotti i principi della
bona fides e quello
opposto del
dolus. Giuristi come Manio Manilio e Giunio Bruto
ricercano la possibilità di interpretazioni in base a leggi posteriori
a quelle decemvirali,
mores e principi equitativi. In seguito
nasce l’
attività definitoria che tende a determinare
i singoli istituti. In tal senso, Quinto Mucio Scevola fu il primo a comporre
un trattato giuridico unitario. Mentre in tutta l’età repubblicana il
giurista è sempre stato un uomo politico, nella tarda repubblica si assiste
al suo progressivo distacco dalla vita politica, con un notevole incremento
della produzione dottrinale.
la fine
della Repubblica: Augusto e l’inizio del principato.
Alla morte di Cesare, le classi sociali si trovarono di nuovo in conflitto.
Alla guida dei democratici, degli
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Ottaviano giovane |
equites e dell’esercito,
troviamo
Marco Emilio Lepido e
Marco Antonio.
Quest’ultimo era riuscito a farsi attribuire il governo della Gallia
dall’assemblea e non dal Senato che, dunque, gli mandò incontro
i due consoli con un esercito: entrambi i consoli morirono nella battaglia
di Modena. Nel frattempo Cicerone credette di aver trovato in
Gaio
Ottaviano – figlio adottivo di Cesare – un campione
da opporre ad Antonio. Ma Ottaviano, eletto console, strinse un accordo
con Antonio e Lepido: nacque allora il secondo triumvirato, questa volta
legalizzato da una
lex Titia che nominava i tre
triumviri
rei publicae constituendae. Essi si divisero il governo delle province
che – dopo la legge di Silla che scindeva l’
imperium domi
dall’
imperium militiae – era l’unico modo per
aver a disposizione un esercito: Ottaviano ottenne l’Africa e le
isole, Lepido la Gallia Narbonese e la Spagna, Antonio la Gallia Cisalpina.
Subito dopo la costituzione del triumvirato, Cicerone venne inserito nelle
liste di proscrizione; Bruto e Cassio furono uccisi nella
battaglia
di Filippi del 42 dall’esercito di Antonio e di Ottaviano.
Dopo Filippi vi fu in Italia un enorme sconvolgimento: 170.000 veterani
furono lasciati liberi di occupare il suolo italico e l’agricoltura
dopo questo colpo non si risollevò più.
Lepido fu tolto di scena, mandato prima ad amministrare la Sicilia e poi
eletto pontefice massimo; rimanevano Antonio e Ottaviano che si divisero
l’impero: a Ottaviano l’Occidente; a Antonio l’Oriente
con l’incarico di far guerra ai Parti. Mentre Ottaviano riusciva
a ripristinare il potere degli organi repubblicani, Antonio invece di
far guerra ai Parti si trasferì in Egitto dove legò con
la regina
Cleopatra. Nel 32 Ottaviano rese noto il testamento
di Antonio che lasciava alcun territori romani all’Egitto: il Senato
affidò quindi ad Ottaviano il
compito di muover guerra all’Egitto
e ad Antonio, dichiarato nemico pubblico. Ottaviano sconfisse Antonio
ad Azio nel 31 e fece dell’Egitto un suo possedimento personale
che trasferì ai suoi successori.
Ottaviano fu console dal 31 al 23 e fino al 28 rimase triumviro senza
colleghi. Nel 27 dichiarò di volersi ritirare a vita privata ma
dietro supplica del Senato accettò l’amministrazione di alcune
province; nel 23 deposto il consolato, accettò l’
imperium
proconsulare maius e la
tribunicia
potestas, due cariche che successivamente mantennero tutti gli
altri imperatori; nel 12 fu nominato pontefice massimo a vita. Infine
cambiò nome: si fece attribuire i titoli di
imperator
in quanto governatore delle province e capo dell’esercito,
Caesar
in quanto figlio adottivo di Cesare,
Augustus.
Egli conservò tutti gli istituti giuridici e le formule costituzionali
repubblicane: ciò è scritto nell’epigrafe del
Monumentum
Ancyranum, una stele ritrovata ad Ankara, in cui Augusto parla in
prima persona definendo le proprie azioni “
res gestas divi Augusti”.
Egli vuole essere considerato un restauratore che ha posto termine alle
guerre e restaurato la Repubblica .
Quale capo dell’esercito, Augusto si preoccupò della sua
riorganizzazione:
- le legioni vengono portate a 25, ognuna di 5.000 uomini divisi in 10
coorti;
- vi sono poi i pretoriani, la guardia ufficiale dell’imperatore
formata da 9 coorti di 1.000 uomini con notevoli vantaggi rispetto
ai legionari;
- infine quattro flotte, stanziate a Marsiglia, Ravenna, Miseno e in Grecia.
Si calcola che sotto le armi servissero almeno 500.000 uomini su 4.000.000
di cittadini: nasceva il problema della carenza di uomini.
In conclusione, non si può parlare di Augusto come di un magistrato
con poteri straordinari; certo i suoi poteri non derivano da alterazioni
violente della costituzione ma dall’introduzione di competenze nuove
in materie nuove e dall’integrazione delle strutture preesistenti
con nuove strutture che si erano rese necessarie:
- una amministrazione centralizzata;
- una nuova organizzazione dell’esercito;
- un fisco unitario.
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Ottaviano imperatore |
Tutto questo nuovo apparato fa capo al
princeps che naturalmente
ha bisogno di numerosi collaboratori, scelti solitamente fra gli schiavi
poiché privi di capacità giuridica. La struttura burocratica
che si va formando è essenzialmente diversa da quella repubblicana:
il magistrato repubblicano è investito dei suoi poteri dal popolo;
il burocrate di questo periodo è un funzionario con
poteri
amministrativi legittimati dal principe. Scelti dal principe, i
magistrati
persero molti poteri; i
consoli divennero prima 4, poi 8 fino
a 25, divisi in
ordinari,
eponimi e
suffecti;
i
pretori divennero 16 con la creazione di nuovi pretori per
singole materie; i
proconsoli vennero inviati ad amministrare
le province Senatorie; i
Senatori
vennero ridotti da 900 a 600. Gli
equites si orientano verso
la carriera burocratica in quanto gli appalti delle province Senatorie
sono ben poca cosa; la plebe ha perso il potere legislativo dei concilia
in quanto le leggi sono presentate dai consoli o da Augusto stesso ai
comizi centuriati.
Per quanto riguarda la giurisdizione, Augusto riorganizza la materia con
le leggi
Iulia iudiciorum privatorum e
Iulia iudiciorum publicorum;
fa inoltre votare una
lex sumptuaria per la repressione del lusso
e si occupa di legislazione in campo matrimoniale e relativa agli schiavi.
In quest’ultimo campo tre leggi, la
Fufia Caninia, la
Aelia
Sentia, la
Iunia Norbana, pongono una nuova disciplina fondata
sulla limitazione del diritto del padrone di
manomettere
(liberare) lo schiavo rendendolo così cittadino.
L’economia dell’epoca Augustea è di tipo monetario,
basata sul commercio e non produttiva: si sarebbe dovuto alimentare il
circuito monetario attraverso una politica di conquiste cui Augusto era
però contrario; ciò porterà alla crisi economica
del III secolo.
Se la vera legislazione finisce con Augusto, con lui nascono fonti normative
diverse. In età repubblicana, il Senato non può emanare
leggi, ma ne può raccomandare una determinata interpretazione:
su questa base nascono in epoca augustea i
senatoconsulti normativi,
che integrano anche le antiche leggi comiziali.
L’
imperium proconsulare maius conferisce ad Augusto la
facoltà di emanare editti validi per tutte le province: uno degli
esempi più importanti è l’
Editto ai Cirenei
con il quale viene modificata la
lex Iulia de repetundis creando
un tipo di processo più rapido, per questa materia, da svolgersi
davanti al Senato. Gradualmente questa procedura si estende anche ad altre
materie: in particolare il Senato viene reso arbitro della giurisdizione
sui propri membri in campo criminale.
Viene estesa la nozione di reato maiestas alle lesioni dell’assetto
costituzionale; la
cognitio extra ordinem, che si estende al
di fuori dell’
ordo iudiciorum delle
quaestiones perpetue,
finisce per assorbire in gran parte le loro competenze. Mentre nelle
quaestiones
perpetue il rito è accusatorio, nella
cognitio extra ordinem
è inquisitorio: un delegato di Augusto, ricevuta una denuncia,
procede ad una inchiesta. Nei processi, Augusto si riserva il c.d. “
voto
di Minerva”, in caso di parità dei voti dei giudici,
e l’
appellatio, cioè l’intervento diretto
per tutta una serie di casi.
In campo civilistico, la
lex Iulia iudiciorum privatorum abolisce
le
legis actiones, già in disuso. Resta il processo formulare,
caratterizzato dalla tipica forma contrattuale della c.d.
litis
contestatio. Anche nell’ambito del diritto processuale
privato interviene la
cognitio extra ordinem, subentrando al
processo
formulare: con la
cognitio, la formula viene sostituita dalla
domanda scritta di una delle parti al funzionario imperiale davanti al
quale si svolgerà il processo. In questo periodo l’editto
pretorio giunge ad un tale grado di perfezionamento che le formule in
esso contenuto divengono fisse o quasi. Quanto alla giurisprudenza, c’è
ora un istituto nuovo: lo
ius
respondendi, il diritto di dare risposte a quesiti giuridici
completi suffragate dall’autorità dell’imperatore.
In epoca augustea si accentua anche il distacco dei giuristi dalla vita
pubblica: si formano due scuole di pensiero, quella
Proculiana,
più tradizionalista, e quella
Sabiniana, più
aperta alle innovazioni.